Agli 'spingitori' di Morata in nerazzurro piace vincere facile
Nella valutazione del sito OptaPaolo, Alvaro Morata si sarà anche meritato l'appellativo finale in pagella di "Mirìno", a mo' di un altro Paolo. Ma mica Rossi o Maldini - come quelli a cui quella filiale italiana del sito rende omaggio - bensì lo Ziliani di un Pressing che fu. Giusto perché Morata eccellerebbe fra i giocatori spagnoli nella statistica delle partecipazioni ai gol negli oltre 2 lustri di Champions League decorrenti, senza interruzioni per lui, dalla stagione 2012-13. Che, secondo Opta, sarebbero ben 30, tra 23 reti e 7 assist. Ma è sufficiente consultare un'altra fonte, Transfermarkt, per ritrovarsene addirittura 34, sempre per effetto dei 23 gol, ma con 11 assist anziché 7. In realtà - a prescindere dalle discrepanze tra fonti - basterebbe spostare l'accento tonico sulla prima sillaba della suddetta recensione pagellare ("mirìno") per sospettare a cosa probabilmente "mìrino" tali statistiche di complemento: indorare la pillola Morata per agevolarne lo sbarco in nerazzurro? Bah! Ci si impiega, infatti, un nanosecondo per dubitare della valenza di una tale graduatoria. Con una semplice domanda: di grazia, Messer webmaster di OptaPaolo, quali altri giocatori ispanici di pari ruolo (punta centrale) sarebbero stati presi in considerazione per questo specifico database? E quanti di questi possono vantare - come peraltro Morata - questa assidua presenza nei tabellini delle ultime 11 edizioni della Champions? In pratica, nessuno!
Da questa clamorosa evidenza si deduce che Morata non avrebbe avuto alcun "serio" sfidante connazionale con cui competere: avrebbe concorso, in pratica, da solo! Roba che farebbe tornare in mente lo spot pubblicitario del nostrano "Gratta e vinci" di quasi 20 anni fa. Quello in cui dovevano fronteggiarsi 2 squadre di calcio dalle forze impari: una composta da 11 giocatori e quell'altra da un'orda di pedatori... Gli unici 2 centravanti che si avvicinano (si fa per dire!) allo score di Alvaro sono Fernando Torres (6 edizioni di CL contro le 11 di Alvaro, con 12 partecipazioni ai gol tra 9 reti e 3 assist) e Fernando Llorente (presente anche lui in 6 edizioni, con 14 partecipazioni tra 8 gol e 6 assist). Ma entrambi pagano a Morata, rispettivamente, 8 e 7 in più sulla carta d'identità: infatti Torres si è ritirato già 4 anni fa, Llorente solo a maggio scorso, ma risultando svincolato alla fine di 2 stagioni. Pertanto la controstatistica proposta da Opta su Morata non è formalmente scorretta, ma è stata ottenuta con parametri insufficienti (poche prime punte spagnole prolifiche nel periodo considerato) o disomogenei (concorrenti con disparità anagrafiche o per blasone di squadre di militanza). Per chiudere, si precisa che l'unico giocatore offensivo spagnolo che pareggia le 11 presenze consecutive in altrettante edizioni di CL (dal 2012-13) di Morata è il trequartista Isco, ora svincolato, con 22 partecipazioni ai gol tra 10 reti e 12 assist.
Per tutto quanto emerso, calza allora a pennello la sintesi che ne ha fatto giovedì 'la Repubblica': "Adesso siamo nella fase Morata. Tutti in fila, come non ci fosse un altro attaccante al mondo e come se non si sapesse che Morata è sì un bravissimo ragazzo, una punta eclettica e non mugugna se sta in panchina, ma anche UN CENTRAVANTI NON TROPPO PROLIFICO e dal carattere un po’ tenero". Lo score, per una punta, è una brutta bestia e risulta vitale quasi come l'ossigeno che si respira. Cosicché i numeri delle segnature non sono comparabili a delle caramelle che si possono sputare quando si "scopre" che non sono di proprio gusto. Ed è infatti sulla stroncatura evidenziata in maiuscolo che ci si vuole ulteriormente concentrare. D'altronde anche FcInternews sembra propensa ad avvalorare la nomea di Alvaro Morata di non essere un bomber di razza, ma più un attaccante di manovra; salvo, giustamente, dare riscontro anche della suddetta controstatistica sulle "partecipazioni" ai gol.
Ma questa sorta di score shaming nei confronti di Morata è tutt'altro che una diceria. Basterebbe anche solo mettere a confronto il suo bottino stagionale di segnature in campionato nell'Atletico Madrid con quello, ad esempio, di un certo Nzola dello Spezia - chissà perché da subito battezzato (con Beto e Scamacca) come piano B nerazzurro - per notarne l'identicità: 13 reti ciascuno. E nessuno c'aveva detto niente! Anche perché è (abbastanza...) notorio che una punta dovrebbe andare più facilmente in gol giocando in una squadra d'alto bordo come i colchoneros anziché in una di bassa classifica come lo Spezia che ha lottato invano - fino allo spareggio salvezza contro il Verona - per non retrocedere in cadetteria. Ma le sorprese o, meglio, le conferme sul conto di Morata non finiscono certo qui. Di fatto, la media realizzativa del delantero spagnolo si attesta a circa 1 gol ogni 3 partite di campionato. Riscontro a dir poco modesto.
Glissando sul più "confortante" rapporto tra reti e minutaggio anziché presenze, la sfavorevole statistica trova perfetto riscontro nei 3 tornei nazionali nei quali Morata ha finora militato: 1 rete ogni 2,6 gare nella Liga spagnola (tra Real ed Atletico), ogni 2,9 in Premier League (col Chelsea) e 3,7 in Serie A (alla Juve). Solo nelle coppe domestiche (Coppa Italia, del Re e Supercoppa italiana) ed in Europa League la media generale di Alvaro si alza ad 1 gol ogni 2 partite (15 reti in 30 gare complessive). Infine, a "peggiorare" la comparazione col giocatore di cui dovrebbe prendere il posto all'Inter (ossia Lukaku, per quanto la società nerazzurra non abbia perso tempo ad assegnare il 9 di Dzeko a Thuram), arrivano anche un paio di dati personali che fanno sempre brodo: Morata risulta di 7 mesi più "vecchio" rispetto a Romelu (essendo dell'ottobre 1992 anziché del maggio 1993) e financo più "basso" di 2 cm (189 contro i 191 del belga)... Ma se poi José Mourinho si improvvisa pure artigiano gelatiere - facendosi immortalare mentre degusta un ghiacciolo al gusto di "mora" per convincere del tutto Alvaro a vestire il giallorosso - che ci possono fare tifosi ed appassionati nerazzurri? Solo rassegnarsi al suo probabile destino capitolino. Ben consapevoli, cinefili e non, che in un certo anfiteatro romano "l'ispanico" potrebbe anche fare una brutta fine. E per capire a chi alludo, penso proprio non serva scomodare il regista Ridley Scott.
Orlando Pan