Attenti a quei 2: ode alla ThuLa
Ci sarebbero state tante altre occasioni per celebrare prima questa coppia di nerazzurri campioni. E quindi ora non deve risultare affatto strano se l'ispirazione per una meritoria ode alla ThuLa sia partita proprio da fuori Milano. Magari sarebbe potuta arrivare da una città europea come la portoghese Lisbona: se non altro per associare, al percorso continentale, una doppia icona. Solo che allora ci si era messo in mezzo il saggio Simone Inzaghi che con i titolari aveva ivi pensato di farsi invece "du spaghi". E poi non può mica essere colpa dei nerazzurri se Ratisbona, l'alternativa tedesca, gioca solo la Coppa del vattelappesca...
L'unica recente opzione nostrana poteva rivelarsi allora la trasferta dell'Inter in terra campana. Giusto nello scontro diretto con i campioni in carica del Napoli: da classificare non proprio come una banale sfida fra ammogliati e scapoli. Peccato poi che al Maradona la rete l'abbia sfondata solo Thuram mentre invece Lautaro aveva sperperato sopra la traversa la sua polvere da sparo. Ecco allora che aver sfatato insieme così tanti tabù in casa Lazio consente di porre fine a tutto questo "logistico strazio". Cominciamo subito col dire che una delle 2 punte in questione fa proprio Martinez di cognome. Ma tutti lo chiamano quasi solo Lautaro: identità che a tanti tifosi navigati farà magari tornare in mente l'ex interista Carletto Muraro. Quest'ultimo era una seconda punta veloce come un razzo. Dunque casca a pennello che risulti nativo della località padovana di Gazzo. Che non è affatto una brutta parola, né una volgare offesa: solo uno dei tanti guanti di sfida di una territoriale contesa. Ne esiste infatti una versione anche nella provincia veronese, ma trattasi di un altro scherzo della toponomastica del Belpaese. E' uno di quei posti che, senza un centro ben definito, i cartografi chiamano, appunto, "comune sparso": per cui si fa davvero fatica a trovarlo sulla cartina, manco fosse un fiume sotterraneo nella zona del Carso. L'evocata sfida peninsulare fra i nostrani campanili trova sfogo financo nelle acque contese di certi fontanili. Non importa se queste sono di provenienza alpina o generate invece da locali risorgive: si sa solo che spesso han portato gli umani a digrignar li denti fino a mostrarsi l'un l'altro le gengive... Chiedo scusa: mi sto perdendo in una noiosa digressione "idrica", motivo sufficiente per tornare all'iniziale questione, tutt'altro che giuridica. Mica infatti intendo, sulla ThuLa, scimmiottare il sommo Dante: ed allora tiro subito innanzi per non apparir petulante. Risulta così velenoso, il nostro invidiato Lautaro, che tanti difensori lo credono più mortifero di una pozione di curaro. Lo usavano infatti per la caccia gli indigeni della foresta amazzonica come veleno da freccia. Mentre l'argentino si immedesima tale solo quando nelle difese avversarie deve fare breccia. Ne sanno qualcosa, fra gli ultimi, i malcapitati Marusic e poco prima il bianconero Gatti che hanno visto da vicino cosa riesca a fare un tal ispirato castigamatti. Ma senza per questo dover brandire alcun tipo di sfollagente: solo esibendo tutto il suo innato talento per deliziare gli occhi del pubblico presente. Fiancheggiarlo in attacco con un altro giocatore dalla cute nera sembrava a molti appassionati solo un'estiva chimera. Ed invece i dirigenti nerazzurri se ne son fatti una tal premura che ora Thuram si accompagna a Lautaro quasi meglio della pizza con una birra scura. E tenendo conto che il francese, figlio di Lilian, è nativo di Parma, allora han proprio ragione coloro che tiravano in ballo la legge del karma. Marcus, nel precampionato e nelle prime giornate, non centrava la porta manco per sbaglio, quasi a giustificare - da parte di molti detrattori - più di qualche loro raglio. Ma somaro è stato anche lo scrivente che non si capacitava, sotto rete, di cotanti suoi svarioni, arrivando quasi a paragonarlo all'ex dirimpettaio Egidio Calloni. Alla fin fine, il talento e la semina di Thuram stanno dando gli sperati frutti: ecco perché i suoi critici residui sarebbero da condannare al cerchio infernale dei "farabutti". Un mesto girone di sola andata che dovrebbe essere temuto da tutti, specie da quei naviganti che non sanno distinguere la banchina di un porto da un semplice frangiflutti. A metafora del quale non sia mai che si arrivi a scambiare Thuram con un De Rossi o un qualsiasi Gattuso: tutto ciò risulterebbe per il francese davvero un insopportabile sopruso.
E se, per il sorteggio degli ottavi, ai nerazzurri non gioverà la mancata vittoria sui baschi, c'è da giurare che non ne saranno scontenti solo gli interisti maschi. Ma, per carità: questa non vuol essere una stupida chiosa con una connotazione sessista, solo un banale pretesto per rimarcare la sicura latitanza, nell'urna principale, della squadra milanista...
Orlando Pan