Chissà se ci saranno abbastanza catene (e piccoli altari) per tutti...
È già da un po' che all'Inter vanno purtroppo di moda sostantivi come autofinanziamento e sostenibilità. Pare che solo al Presidente di una delle 2 Camere - il senatore La Russa, nonché seconda carica dello Stato - venga più facile identificare questo particolare modus operandi societario come "autarchia". E già: lui d'altronde è un tifoso nerazzurro nostalgico ed anzi, quasi ci si sorprende quando chiama INTER la sua Beneamata. È comunque significativo che al senatore non venga in mente la vecchia denominazione AMBROSIANA, ma, per carità, non gli si parli, invece, di INTERNAZIONALE, sennò... Si scherza, senatore! Ad ogni modo, in risposta ai suddetti nomi in voga, non mancano - per la controparte dell'opinione pubblica nerazzurra - certi verbi riflessivi tipo immolarsi ed incatenarsi: questi ultimi, solo idealmente! Per ora, s'intende... Ma si lasciano volentieri i primi (i sostantivi) alle somme - in tutti i sensi - valutazioni dell'Ad Corporate nerazzurro Antonello e dei suoi valenti collaboratori contabili per spostare piuttosto il focus sui secondi, di sicuro fonte di spunti più stimolanti. In principio era il caos (vabbé, questa non è nuova...), allorché - durante l'interregno quinquennale della proprietà indonesiana (2013-18) - a nessun appassionato o tifoso fregava nulla delle sorti di troppi carneadi presenti nella rosa nerazzurra. Si chiamassero Jonathan, Schelotto, Taïder, Kuzmanovic o Belfodil, ma chissà quanti altri ne dimentico. In quell'epoca di vacche magre, da una parte - per interposto procuratore Kia... - si dilapidavano decine di milioni di € per acquistare supposti crack come Joao Mario e Gabriel Barbosa (alias Gabigol), rivelatisi delle vere e proprie bufale, salvo poi costoro "resuscitare" altrove; e dall'altra, sugli spalti, ci si beava giusto con qualche sussulto procurato dai gesti tecnici estemporanei di Kovacic, Guarin o di Alvarez (nel senso di Ricky).
Da qualche anno, invece, nonostante il pesante lascito economico della crisi pandemica, il nuovo panorama societario a conduzione cinese - ma soprattutto la bacheca - è radicalmente cambiato grazie anche ai 5 trofei nazionali conquistati (e lo scotto di 2 finali europee perse...). Frutto delle prestazioni di una rosa nerazzurra che, pur avendo dovuto subire un grave depauperamento a seguito delle cessioni obbligate di Lukaku e Hakimi nell'estate del 2021 e poi con la rinuncia forzata pure di Eriksen, è stata mantenuta altamente competitiva grazie al lavoro oculato di Marotta, Ausilio e Baccin (con le uniche eccezioni dei "casi" Skriniar e Correa) ed alla conduzione tecnica prima di Conte e poi di Inzaghi. Un organico talmente solido, ben assortito e, di conseguenza, molto appetito altrove da moltiplicare - mai come nell'ultimo semestre - gli appelli di componenti nerazzurre variamente profilate affinché almeno i giocatori della cosiddetta spina dorsale della squadra non finissero (ma vale soprattutto per il presente) nelle grinfie di danarosi operatori del calciomercato: siano essi sauditi o inglesi. Vien quindi da sé immaginare, tra il serio ed il faceto, che certi negozi potrebbero essere letteralmente invasi da clienti nerazzurri con inopinate richieste. Tipo, ad esempio, quelli di ferramenta o di articoli religiosi, ove potrebbero andare letteralmente a ruba particolari "strumenti di protesta" come catene ed altari in miniatura... L'accaparramento virtuale della prima fattispecie di articolo servirebbe ad un mero atto dimostrativo, tipo incatenarsi ai cancelli di Appiano Gentile, onde evitare sconsiderate mosse societarie sul mercato; nella seconda tipologia, per scongiurare lo stesso rischio, ma con una modalità forse più "intima" - da consumare magari fra le pareti domestiche - immolandosi sull'altare della continuità sportiva nerazzurra.
Ed ecco allora, in rapida sequenza, la registrazione delle levate di scudi del direttore del TG de La 7, Enrico Mentana, che, tramite uno dei suoi account social, già lo scorso gennaio aveva speso ben 3 etichette contro l'eventuale decisione societaria di scambiare Brozovic con il blaugrana Kessié: "scelta autolesionista, da tifoso del Barça ed ingrata, dopo solo 1 anno dal rinnovo del croato". Per rincarare la dose in seguito prima a febbraio, sostenendo che fosse solo da compatire chi parlasse ancora di cessione di Brozovic, a dimostrazione che non si amasse né l'Inter né il calcio; poi nella giornata di ieri (lunedì) Mentana ha evocato persino il testo di un brano di De André per ricordare alla dirigenza nerazzurra che sarebbe pura dabbenaggine cedere un centrocampista non plus ultra come Brozovic. E mica gli si può dar torto. Più di recente ha fatto sentire la sua voce contro la messa sul mercato di André Onana un gruppo di tifosi nerazzurri VIP con una lettera aperta indirizzata alla società, invitata a cestinare qualsivoglia offerta per il portiere camerunese. Ma mica sono quelli di INTERSPAC di Messer Cottarelli & Co., evidentemente ancora affaccendati nella loro raccolta "carbonara" di fondi per supportare, in forma di azionariato popolare, la società nerazzurra. Certo, pensi a Steven Zhang e ti viene in mente, per forza, la "povera" Elly Schlein. Come diamine faranno quei 2 a tenere a bada tutte queste differenti voci correntizie, vuoi nerazzurre o solo piddine? Tornando seri e quindi alle prese di posizione nerazzurre, poteva poi mancare - come successo in effetti appena la settimana scorsa - il pronunciamento "minaccioso" della Curva Nord contro la cessione di Nicolò Barella, se non per valutazioni mirabolanti a 3 cifre? Certo che no! E dell'editoriale di ieri (lunedì) del Vs. Raffaele Caruso - speso per celebrare giustamente le gesta stagionali di Federico Dimarco - non si vuol proprio dir nulla? Paradossalmente, ha preoccupato di più l'uscita dialettica del vicepresidente Zanetti in quel di Madrid il quale, senza che nessuno gli avesse chiesto alcunché circa gli orizzonti nerazzurri del Toro Martinez, si è speso in una blindatura del suo connazionale. Evidentemente Javier sa delle cose che non sono ancora - se mai lo saranno - di pubblico dominio.
Speriamo bene con quel suo sibillino "Non c'è nulla". Infine, ma non ultimo, Big Rom si attiverà per Lukaku, ossia a difesa di sé medesimo. Infatti, una volta conclusi i suoi impegni con la nazionale, da domani (mercoledì) potrebbe essere premura stessa del giocatore belga imbarcarsi alla volta di Londra ove ridiscutere personalmente col Chelsea le condizioni di un suo secondo prestito annuale con i nerazzurri. Sembra davvero passato un secolo da quella gestione diversamente orientale (leggasi Thohir) che aveva tolto lustro al blasone societario. Ed è proprio giocando sulle parole che "si scopre" quanto sia solo una questione di LUSTRO: volete mettere il quinquennio degli Zhang (2018-23) col precedente di Thohir (2013-18)? E pazienza poi - anche se non può non dispiacere almeno un po' - se nessuno ha finora paventato atti ritorsivi o financo autolesionistici in caso di mancato rinnovo dei contratti in scadenza dei vari Handanovic, D'Ambrosio e pure di quello, già invece sicuro, di Gagliardini... Si sa che la gratitudine non è di questo mondo, come si è altrettanto edotti del fatto che presidenti, allenatori, staff e giocatori passino mentre è solo la maglia (NERAZZURRA) che resta. Come del resto capita ovunque...
P.S.: a leggere stamane i consueti estratti e altri stralci nerazzurri (non Premiun) recuperati direttamente nella sua versione online, monta forte il sospetto che quelli della Gazza siano reduci da un corso accelerato per indebolire, anziché perfezionare, "Il comune senso del pudore". Glissando su altre valutazioni di fondo di quel giornale circa la trattazione stagionale di tutta la materia interista, mi limito qui a stigmatizzare quanto il solo LESSICO da loro utilizzato nell'articolo odierno sul mercato nerazzurro sia rivelatore di poco rispetto ed altrettanta scarsa considerazione allorché si argomenti sulle vicende di casa Inter. Ma come si permettono questi signori - tali Filippo Conticello e Vincenzo D'Angelo (scrivono a 4 mani così forse da non saper poi a chi addossare la paternità di certe considerazioni...) - di scrivere, ad esempio, che: "(...) il numero 23 è un totem per le MASSE" (come se appassionati e tifosi dell'Inter fossero dei "grumi" di pubblico eterogeneo incline a popolare alla rinfusa - come, invece, nessuno compattamente e con quei numeri da primato - spalti domestici e non); oppure che: "per Robin Gosens (...), si spera di RACIMOLARE 15 milioni almeno" (come se gli operatori di mercato della società nerazzurra fossero dediti all'accattonaggio che manco in un film di Pier Paolo Pasolini...); od ancora che: "(...) occorre (nda) DISFARSI anche dello stipendio di Marcelo Brozovic" (come se verbi sinonimi meno disfattisti fossero preclusi o sconosciuti a quei linguisti de noantri...). È dunque il sottoscritto ad essere troppo suscettibile o si tratta, invece, di una percezione condivisa?
Orlando Pan