.

Come bambini al primo giorno di scuola

di Redazione FcInterNews

Addentrarsi nei vortici dei moduli tattici, degli uomini da schierare, delle difese a tre o a quattro, dei centrocampo più o meno muscolari, delle punte, delle mezzepunte e delle mezzecalzette, non è un esercizio appassionante, nè costruttivo. Molto più appassionante è, invece, l'Inter in sè, nelle sue mille sfaccettature, sconosciute ai più e conosciute solo a chi ci mette il cuore. Ecco, il cuore. Proprio questo ci saremmo aspettati. Il cuore, molto cuore, non tutto, ma almeno un terzo di quello che i tifosi ci mettono ogni santa o maledetta, come direbbero alcuni, domenica. Oggi, io non contesto il modulo o gli uomini, il mercato o i dirigenti, io contesto la mancanza di cuore, che, quando c'è, si traduce in rabbia e determinazione in campo e fuori. Allo stesso modo, oggi, io non contesto il mancato arrivo di Nainggolan o quello difficile di Lamela, io contesto la mancata rabbia di Alvarez nel contrasto a centrocampo che ha preceduto il gol o la mancata rabbia di Ranocchia nel chiudere la "minidiagonale" su Klose; e poi anche il mancato arrivo del buon Erick allo stadio, il suo ritardo nelle dichiarazioni, la freddezza delle parole e la lontananza fisica e morale.

Non sono sicuro di interpretare il pensiero della maggioranza, forse neppure il mio, ma certamente oggi la sensazione di molti è la stessa dei bambini al primo giorno di scuola, in braccio ad un maestro sconosciuto mentre guardano allontanarsi il papà o la mamma che, pur non volendolo, debbono andare. Il nostro papà non può che essere Moratti, il nostro maestro il buon Erick che ne saprà di azioni e di finanza, ma al quale, ad oggi, forse è mancato quell'attaccamento forte che ti fa urlare di rabbia se perdi e di gioia se vinci. Quel "non sarà una partita a farci cambiare idea" è in sè un concetto giusto, sacrosanto, inattaccabile. E' però la freddezza con cui è stato sussurrato che ci lascia perplessi. L'Inter non è freddo calcolo, l'Inter è urla, delusione, pianto e gioia, viaggio lunghissimo e volo infinito. Cuore, appunto.  

Giancarlo De Cata


Altre notizie