Con pazienza e fiducia
Non lo scopriamo certo oggi quanto Marco Materazzi stimi Ranocchia. Lo considera il suo erede, non solo per il numero che porta sulle spalle. Il buon Matrix, che non perde occasione per far sentire la sua voce da tifoso interista anche all'esterno, non usa come al solito mezze misure e per quanto possa sembrare antipatico a qualcuno (che forse gli invidia il palmares sia all'Inter sia in Nazionale) merita una stretta di mano per la sola trasparenza.
Serve, eccome, questa lancia spezzata da un grande ex difensore in favore di chi lo ha sostituito a Milano. Serve perché di Ranocchia ultimamente, nonostante un buon avvio di stagione, non si stava parlando benissimo. Forse sul giudizio degli ostruzionisti pesa la mancata convocazione in Nazionale da parte di Prandelli, tutt'ora inspiegabile. Ma non è un addio all'azzurro, semplicemente un rinvio che il centrale di Bastia Umbra ha accolto con serenità, forte di un equilibrio mentale finalmente ritrovato.
E speriamo che la questione legale che pende sulla sua testa si chiuda rapidamente con un'archiviazione. Sarebbe un dramma se si protraesse e non arrivasse a un punto esclamativo quanto prima. In positivo, ovviamente, per Andrea. L'ex Bari merita un plauso per l'autocritica. Ogni volta che i media lo hanno interpellato sulla scorsa, deludente stagione, ha ammesso le sue responsabilità. Non ha accampato scuse, troppo facile infilarsi nel caos di un'annata da schiaffi per tutti, condividendo le colpe.
Oggi è un altro Ranocchia e, nonostante ci sia qualcuno che continua a ritenerlo sopravvalutato, Stramaccioni gli ha affidato le chiavi della difesa. Alla faccia di concorrenti come Samuel, Chivu e Silvestre, validi candidati a un ruolo nell'Inter tipo. Strama ha precorso i tempi: è Ranocchia il futuro leader della difesa, sta studiando per diventarlo quanto prima e oggi più che mai gode della fiducia di tutto l'ambiente. La stessa mancatagli fino a pochi mesi fa, complice l'ingombrante e deleteria presenza di un Lucio che, pur essendo un difensore di livello globale, fa invecchiare precocemente qualsiasi collega di reparto. Il brasiliano non c'è più, ora Ranocchia può godere di maggiore tranquillità e sfoderare le proprie armi migliori: fisico, tecnica e senso della posizione.
Troppo facile puntargli il dito quando l'Inter prende gol. Dopo la sconfitta contro la Roma in tanti, troppi, lo hanno boicottato. Ma personalmente invito gli esteti del calcio ad apprezzare Ranocchia durante tutto l'arco del match. I suoi interventi dietro e le sue uscite testa alta sono da difensore navigato, di talento, alla faccia dei 24 anni sulla carta d'identità. Non voglio nascondermi: so bene che un difensore deve essere concentrato dal primo all'ultimo minuto. Gli errori si pagano e al numero 23 è capitato più di una volta di meritarsi il retro della lavagna. Ma sta studiando per diventare leader, ripeto. Ancora non lo è, ma le premesse sono più che incoraggianti.
Come l'Inter di Stramaccioni, anche lui ha bisogno di crescere per diventare grande. Con pazienza e fiducia. E allora diamogliele entrambe, perché abbiamo tra le mani un patrimonio del calcio italiano. Prandelli se ne renderà conto, Stramaccioni lo sa bene e Materazzi lo ha già incoronato. Serve altro? Sì, la conferma del campo. Ma questa spetta a lui.