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Dagli amici mi guardi Iddio

di Fabio Costantino

Chi ha buona memoria sicuramente ricorda che nell'anno dello scudetto (2020/21) l'inizio dell'Inter di Antonio Conte non fu entusiasmante, a causa di squilibri tattici e tanti gol subiti. L'allenatore leccese provò infatti ad alzare il baricentro della squadra, posizionando Christian Eriksen sulla trequarti. Esperimento fallito che alla lunga comportò l'eliminazione dalla Champions League e costò molti punti in campionato. Poi, la svolta di Reggio Emilia con il ritorno al baricentro basso, alla compattezza e, nel tempo, all'utilizzo del doppio playmaker. 

Anche nella scorsa stagione Simone Inzaghi affrontò un problema analogo, causato soprattutto da condizioni fisiche precarie di molti dei big e da un atteggiamento, come.ammesso da alcuni protagonisti, troppo sufficiente che alla lunga lasciò campo aperto al Napoli per lo scudetto senza però minare il percorso in Champions della squadra.

In entrambi i casi, l'Inter pagò un atteggiamento troppo offensivo che aprì la strada ai contropiede degli avversari, praterie in cui chiunque si lanciava in corsa. Ma se in campo i contropiede sono parte dello sviluppo del gioco, nel mercato sarebbe meglio evitarli perché di mezzo non ci sono tre punti ma vagonate di milioni di euro. 

Dopo quello di Milan Skriniar, che mentre trattava il rinnovo con l'Inter già flirtava, come da lui stesso ammesso, con il PSG, è arrivato anche quello di Romelu Lukaku, altrettanto inatteso e doloroso. Lasciando perdere Gianluca Scamacca, che ha preferito la sana provincia al mettersi in gioco ad alto livello (ci mancherebbe, ognuno ha le sue priorità), ormai metabolizzato l'addio dello slovacco, l'Inter sta ancora pagando a caro prezzo il tradimento di Big Rom. Il secondo, per la precisione, anche se nel primo caso portò in dote 115 milioni. Inutile tornare sulla rottura tra le parti, prima o poi la verità emergerà e al di là di tutto c'è un tiro al piattello mediatico oltre i limiti del buongusto nei confronti del belga. 

Quello che più conta sono le macerie rimaste, da cui ricostruire un reparto offensivo credibile per Inzaghi. Perché mentre lavorava per ottenere il sì del Chelsea, la dirigenza nerazzurra non aveva preso in considerazione alcun Piano B. Sembra di rivivere l'estate 2021, quando alla cessione di Lukaku si rimediò in fretta e furia con Edin Dzeko e Joaquin Correa, il secondo arrivato più su scelta di pancia che ragionata. E ancora oggi se ne pagano le conseguenze. 

Chiunque verrà per completare l'attacco sarà una seconda scelta, forse terza se non addirittura quarta. Inutile girarci intorno. Anche perché Folarin Balogun, che sicuramente è un nome cerchiato in rosso, costa troppo per il budget a disposizione. E in tutta sincerità sarebbe comunque una scommessa rischiosa. Alvaro Morata piace a Inzaghi ma non è certo un bomber, Beto è tanto esplosivo fisicamente quanto limitato tecnicamente. E chissà se esiste un mister X di cui ancora non si è parlato. Persino un ritorno di Alexis Sanchez, viste le alternative, sarebbe un lusso ma non certo per l'undici titolare. 

Una situazione di stallo che sicuramente non mette in secondo piano quanto di buono fatto finora (centrocampo Deluxe, poco da aggiungere) ma conferma ancora una volta quanto delle strette di mano e dei buoni rapporti ci si possa fidare fino a un certo punto. E farsi fregare due volte nel giro di pochi mesi da chi ti giura fedeltà guardandoti negli occhi non depone a favore di nessuna delle parti in causa.

Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io.


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