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David Suazo, una vita in contropiede

di Giuseppe Granieri

Suazo, una vita in contropiede”. Potrebbe essere questo il titolo di una biografia sull’attaccante honduregno (Sacchi, quasi sicuramente, sostituirebbe “contropiede” con “ripartenza”, ma è un dettaglio…) , uno dei pochi a innalzare una caratteristica tecnica, ma anche fisica, a ragione di vita e di carriera. Strana storia quella di David, poco lineare, partita dalla retrovie ovunque sia andato, senza aver quasi mai fatto mancare ciò che si chiede ad un attaccante: il gol.

L’arrivo in Italia, al Cagliari, nel 1999, come punta di scorta, ma capace poi di timbrare il cartellino 94 volte su 244 presenze. Ed è qui che Suazo trova il suo ambiente, nell’isola. Si riconosce nel progetto, si trova bene nello spogliatoio fino a chiudere il cerchio nel legame sentimentale con Elisa, di Cagliari, che diventerà moglie e madre.

Dopo otto stagioni con i sardi, arriva l’estate del 2007, quella della “passione”: un po’ Inter, in cima alla lista della spesa di Mancini, visite mediche superate; un po’ Milan, blitz di Galliani che chiude con Cellino e ufficializza il tutto con tanto di comunicato sul sito ufficiale. Ci penserà il manager Giovanni Branchini, a distanza di qualche giorno, a rimettere a posto tutti i pezzi del puzzle, a corredo di cifre niente male. 13 milioni al Cagliari e 3,5 all’anno a David per cinque anni.

Ma Suazo all’Inter non decolla: non male la prima stagione (27 presenze e 8 gol), ma parte spesso dalla panchina ed è chiamato ad agire quando le ragioni di risultato (da capovolgere) lo richiedono.

Poi, è tutto un peregrinare, un vivere da precario: prestito al Benfica nel 2008, di nuovo all’Inter nella prima stagione di Mourinho, ma lo “Special One” a gennaio lo dirotta al Genoa dove colleziona 15 gettoni e tre reti.

Non è più il Suazo di una volta, quello capace di raccogliere palla nella propria area, dopo aver intercettato un calcio d’angolo avversario, e ripartire a mille all’ora cancellando in un colpo solo anche la fase di transizione. Non è più il Suazo di una volta anche perché i muscoli non lo seguono e sorreggono più: vittima di qualche fastidio muscolare, strappo o stiramento che sia, non riesce a recuperare al meglio e viene meno anche la fiducia dell’allenatore di turno.

Mourinho, ad esempio, non lo ha mai visto: di Suazo il portoghese diceva che non poteva giocare nella sua squadra perché era un corpo estraneo alla manovra, non partecipava all’azione. Insomma, aspettava la palla e stop.

Suazo è un classe ’79 che a giugno 2011 si svincola dall’Inter: quale futuro per lui? La Premier? Il ritorno in patria? Branchini ha più volte specificato che le offerte per l’honduregno non mancano, e forse dalla prossima estate sarà un po’ più semplice trovare un club, non dovendo far fronte a quei 3,5 milioni che hanno spesso rappresentato – in sede di mercato – un ostacolo, un muro invalicabile. Perché, oltre al contropiede, ci vuole dell’altro…
 


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