Do not burn
Ovvero, non bruciamoli. Nello specifico, non bruciamolo. Parliamo di Rodrigo Alborno, l'esterno mancino esaltato dal 4-2-3-1 di Andrea Stramaccioni nella Primavera dell'Inter e protagonista di un crescendo validissimo che sta portando l'ambiente nerazzurro a un'esaltatio giusta, ma da tenere a bada. Rorro è un elemento di sicuro spessore che è riuscito a far scattare il colpo di fulmine in Pierluigi Casiraghi, il capo degli osservatori dell'Inter. Era successo anche con Pandev, per dire un nome a caso. Il fiuto c'è e ci ha preso ancora, perché Alborno è un esterno di quelli seri. Adattabile a terzino - ma soffre un po' -, da esterno alto anche in potenziale 4-4-2 può essere sicuramente una freccia futuribile. Ma per l'attualità meglio andarci piano.
Rodrigo è un '93, è in crescita esponenziale ma sentir dire che sarebbe pronto subito per Ranieri rischia di essere non un elogio, ma un male per il ragazzo. Specialmente in un momento delicatissimo come questo. In tanti ci chiedono: "Perché non far giocare Alborno subito?", e lo stesso discorso anche per Daniel Bessa e qualche altro gioiellino della Primavera. Beh, la risposta è molto semplice.
Poniamo il caso che Ranieri decida di convocarlo e schierarlo a sorpresa contro il Bologna, venerdì prossimo: Rodrigo disputa una buona partita, da compitino, ma al 55' sullo 0-0 perde un pallone - errore comprensibilissimo all'esordio - e Di Vaio si catapulta, lo raccoglie e lo scaraventa alle spalle di Julio Cesar. Dalla voglia di vedere Alborno ai mugugni: "Ma chi è questo qui? Perché mettono questi sudamericani sconosciuti? Ci serve gente pronta", e siamo alle solite.
E invece potrebbe accadere l'opposto. Alborno esordisce e trova il sinistro della vita che vale il 2-0 al Bologna, un capolavoro. Tutti pazzi per Alborno. Titoloni, prime pagine, applausi, champagne. Ancor più dannoso, perché poi non si può più sbagliare. In quanti si sono bruciati così, in uno di questi due modi. Tantissimi, troppi. E Claudio Ranieri lo sa bene. E' per questo che non ha inserito Castaignos a Roma sullo 0-2 al 45esimo: l'Inter non esisteva, mettere Luc equivaleva a soffrire ancora dietro e avere un pulcino spaventato in avanti. Castaignos ha qualità eccellenti in prospettiva, ma farlo giocare poco e specialmente in partite difficili significa disintegrarlo. Meglio aspettare, senza farsi prendere dall'ansia.
E' per questo che dobbiamo goderci Alborno adesso con la Primavera e ringraziare l'ottimo lavoro di Stramaccioni, che lo sta plasmando abilmente per un percorso sempre più convincente. Ranieri osserva e sa, ma adesso è presto. Senza correre. Rodrigo si sta facendo, probabilmente si farà, ma mettergli pressione è controproducente. Vanno bene gli applausi, ma senza esagerare. Il ragazzo è forte, ha corazza spessa tipicamente sudamericana e un sinistro di quelli prelibati. Roba buona, ma ancora da stagionare un po'. Stramaccioni per questo è perfetto, così come Ranieri che attende con saggezza. I gioielli, è noto, vanno maneggiati con cura. L'Inter lo sta facendo. Non li stiamo bruciando, non incentiviamoli a bruciarli. Do not burn Alborno.