Dopo il turnover 'selvaggio' di Lecce, una vittoria altrettanto disumana...
Cos'altro restava da sdoganare a Simone Inzaghi dopo il turnover "selvaggio" praticato con successo in quel di Lecce? Solo una vittoria roboante ottenuta in condizioni di emergenza, giusto per via di un'Inter priva della sua spina dorsale titolare. Era facile ipotizzare che, in vista del recupero della 21.esima giornata, i pesanti e rinnovati forfait di 3 "prime scelte" nerazzurre potessero rischiare di togliere la concentrazione a tutto lo staff tecnico interista anche durante il sonno. Almeno secondo gli ammonimenti mutuati dal verbo inzaghiano più recente. Sì, perché se risultavano ancora indisponibili dei titolari come lo stopper (Acerbi), il mediano di spinta (Calhanoglu) ed il centravanti (Thuram) - passatemi le vecchie denominazioni del ruoli - e, in aggiunta, pure Sommer figurava reduce da un attacco influenzale (che, con i tempi telematici che corrono, è comunque sempre meglio di uno hacker...), insomma, se mancavano più di 3/4 della cosiddetta colonna vertebrale della squadra, magari altrove si sarebbero fasciati la testa con congruo anticipo... A maggior motivo sapendo di dover affrontare una squadra tosta come l'Atalanta, in serie positiva dallo scorso Natale con ben 8 vittorie e 2 pareggi in 10 gare, Coppa Italia compresa. Invece non è successo quasi niente di quanto paventato da Simone Inzaghi al suo gruppo di collaboratori e di baldi scudieri. Con questi ultimi che - a parte i primi 15 minuti di "studio" - si sono calati nella parte approcciando alla gara contro i bergamaschi col sangue agli occhi, manco si trattasse della finale di Champions League a Wembley. Anche se, in quel caso, per arrivare a Londra bisognerà prima "prendere il Metropolitano", mica l'Eurotunnel... Ed invece, contro gli orobici si trattava "solo" di un pur dibattuto match point scudetto che sarebbe servito - a prova di discussione - per raggiungere almeno una serie di obiettivi solo in apparenza secondari:
1) Rendere quanto prima illeggibile ai sempre più trafelati inseguitori il numero di targa della capolista, smaniosa di dedicarsi convintamente a spartiti più europei. Con lo sperato effetto collaterale di tacitare, forse definitivamente, gli sproloqui senili dell'umarell di Fusignano. Mi piace infatti immaginare che in Gazzetta abbiano fatta propria l'intenzione di sospendere/chiudere il collegamento con il (sedicente) guru ravennate, dando magari maggior vetrina ai giudizi del più equilibrato Capello. Forsanche per evitare all'ex ct azzurro di rendersi ulteriormente censurabile (eufemismo!) con quelle tardive riconversioni ad U sul conto dei nerazzurri e pure per via del suo lessico romagnolo a dir poco sofistico che disconosce il termine tattico come sinonimo di stratega... Ma sulle eventuali scelte misericordiose della rosea verso l'ex allenatore sarà meglio non coltivare facili illusioni.
2) Depennare dalla classifica generale quell'asterisco che ormai dava più noia che sentir parlare in TV l'ex fischietto Bonfrisco (perdonate la rima volontariamente antiarbitrale...). Un orpello talmente "dilatato" che sarebbe potuto arrivare - per dirla con Camilleri - a scassare i cabassìsi financo agli interisti di Lampedusa...
3) Aumentare i dissapori di matrice nerazzurra al tecnico Gasperini che viene ricordato all'Inter per essere stato il portatore della prima difesa a 3, subito abortita, più di 10 anni fa. Solitamente pervaso da un malcelato rancore verso i nerazzurri, quei toni quasi suadenti sfoderati invece nella conferenza stampa della vigilia si sono presto rivelati un fuoco di paglia. Sono bastati infatti appena un paio di episodi arbitrali in partita dalla lettura distorta - supportato "a dovere" dal suo presidente Percassi - per ripristinare lo status quo di livore latente generatosi dopo l'esonero di Gasperini dall'Inter. Stavolta, almeno, con un suo ingrediente in più: un po' di sana ironia...
4) Se è vero che da una parte l'adattamento interista del PNRR - ossia lo specifico Piano Nerazzurro di Resilienza della Retroguardia, appositamente elaborato dal "demone" piacentino - sta sfornando clean sheet a nastro (ben 23 totali in 36 gare tra Sommer ed Audero) - dall'altra, sembra che Inzaghi si sia messo in testa un'idea meravigliosa. Quella di dare una sistemata anche alla classifica di chi può vantare la cooperativa del gol più diversificata del campionato. No, perché pare brutto vedere i nerazzurri - che primeggiano in quasi tutte le altre graduatorie - relegati in così poco consone posizioni di retrovia. Almeno fino all'altro ieri. Ecco allora che le recenti marcature di De Vrij e Darmian hanno contribuito a risalire in classifica fino al 3° posto - a pari della Roma con 16/14 marcatori diversi (stagionali/in Serie A) - ma ancora dietro a Fiorentina (17/16) ed Atalanta (19/15).
Con Cuadrado e Sensi tuttora declassati alla voce "fuori quota infortuni" (o viceversa...), si navigherà con la piena consapevolezza che all'appello del gol stagionale mancano solo Asllani, Buchanan, Klaassen e Pavard, peraltro con Carlos Augusto e Sanchez che hanno timbrato il cartellino, rispettivamente, solo in Coppa Italia ed in Champions League. Ma col celestiale, pardon, nerazzurro gioco corale messo in campo dal tecnico piacentino si confida che non mancherà molto prima di raggiungere la vetta anche in questa speciale graduatoria.
Orlando Pan