Due sposi diversamente promessi: Skriniar-PSG come De Vrij-Inter?
Nel timore che il ministro della cultura intervenga a riscrivere il passato con un'altra delle sue corbellerie, dopo quella secondo cui "Dante era di destra" - esilarante, comunque, la replica di Luigi Bersani a La7: "A sinistra ci accontentiamo di Boccaccio... ci si diverte di più" - è meglio quindi giocare d'anticipo... Non sia mai che il soggetto in questione si inventi una nuova "invasione di campo", stavolta su tematiche pallonare.
Ed allora vien quasi da sé un'immediata precisazione: quei 2 "bravi" manzoniani (con tutta evidenza non ancora iscritti alla Curva Nord Mediolanum... 1669) non ragionavano da interisti quando intimarono a don Abbondio che: "Questo matrimonio non s'ha da fare". L'allusione alla contemporanea vicenda Skriniar-PSG verrebbe da sé, ma è proprio il caso di lasciare subito questa sagra di anacronismi alla mercé, eventualmente, degli autori satirici di Maurizio Crozza... Piuttosto viene in mente, più realisticamente, quale potrebbe essere stata la pronuncia in merito di Massimo Catalano, il compianto filosofo prêt à porter di "Quelli della notte...".
Di sicuro, sulle vicende calcistiche, si sarebbe calato nel ruolo con più professionalità rispetto al "collega" milanista Massimo Cacciari... Magari con uno dei suoi aforismi: "È meglio uno strappo differito (quindi con più margini di sutura) piuttosto di uno subito, ma difficilmente riparabile". Opinione che lo scrivente - fugato il dubbio che si potesse fare riferimento al controverso "Strappo di Leao"... - avrebbe sottoscritto per intero, pur facendo notare (attribuendosi qualche velleità sartoriale) come nella 2a ipotesi si sarebbe, però, corso il rischio di sbottare con un: "El tàcon xe peso del buso".
Espressione ormai in uso non solo al Nordest che significa: la toppa è peggio del buco. Insomma, cedere Skriniar a gennaio - stasera che è finalmente terminata la sessione invernale del mercato - sarebbe stata la dabbenaggine più insulsa che la società nerazzurra avrebbe potuto commettere. Non foss'altro che per l'impossibilità temporale di sostituirlo adeguatamente, ma soprattutto per tutti i traguardi ancora potenzialmente in ballo e difficilmente raggiungibili con un neofita nerazzurro del ruolo.
Negli ultimi giorni era stato dunque tutto un fiorire mediatico di chiacchiericci e cicalecci per intestarsi la palma di analisi più lucida circa le rivelazioni del difensore slovacco. Registrando, via via, il parere della Gazzetta: "Skriniar calciatore serio ed affidabile, ma intaccato da una serenità che abiterebbe decisamente altrove"; l'opinione ancora più tranchant del Corsport: "Meglio le valigie subito che una difficile convivenza"; l'avviso ai naviganti di Tuttosport: "L"impegno dello slovacco sarebbe garantito, ma diventerebbe un facile bersaglio delle critiche anche per via delle intempestive(?, nda) esternazioni del suo agente"; ed infine la sentenza, ma "col senno di poi", del Corsera: "Controproducente mettere in campo Skriniar - vedi espulsione con l’Empoli - nel pieno di una trattativa".
Tutti gli operatori mediatici clamorosamente dimentichi del fatto che giusto i nerazzurri - per quanto in via indiretta - non scopriranno certo l'acqua calda con la "ragionata" decisione di tenere Skriniar in organico fino a giugno. Mi riferisco al felice precedente della gestione biancoceleste dell'ex laziale De Vrij, per il quale il passaggio all'Inter a parametro zero nell'estate del 2018 diventò di pubblico dominio sin dalla primavera dello stesso anno grazie al blitz milanese di Walter Sabatini, allora coordinatore dell'area tecnica di Suning.
Anche se l'accordo economico col giocatore era stato raggiunto parecchio tempo prima. All'epoca quella nuova evidenza contrattuale non aveva minato la professionalità del difensore olandese, né tanto meno pregiudicato la sua dedizione assoluta alla causa laziale. Il Simone Inzaghi di allora, dalla panchina biancoceleste, fu testimone ben consapevole del nuovo status dell'olandese, decidendo comunque di continuare ad inserirlo tra i titolari sia in campionato che negli ottavi di EL contro l'RB Salisburgo. Salvo poi De Vrij finire oggetto di mugugni e sospetti, a cura dei soliti dietrologi, "solo" per le dinamiche di quella sorta di spareggio per il 4° posto Champions tra Lazio ed Inter, calendarizzato proprio all'ultima giornata del campionato 2017/18. Allorquando il difensore olandese "macchiò" la sua prestazione causando un rigore che avrebbe poi avviato la rimonta vincente dei nerazzurri. Con tanto di lacrime a dirotto del giocatore in panchina, dopo la "necessaria" sostituzione, che a qualcuno avrà forse ricordato quelle di Ronaldo, il Fenomeno, di 16 anni prima.
Pertanto risultano del tutto condivisibili le parole di buon senso spese al riguardo dallo stesso Walter Sabatini che ha invitato i nerazzurri a non aggiungere la beffa al danno: "Se (Skriniar, nda) ha deciso di andare, se ne andrà. Tanto vale tenerlo e farlo giocare". Dopo tutto, resto convinto che l'ultima cosa che avrebbero voluto tanti interisti non smemorati - al di là della cocente delusione per la scelta di Skriniar di non rinnovare - è che la società nerazzurra avesse accettato per lui l'elemosina elargita da quel "taccagno" del presidente qatariota del PSG. Quel califfo - nemmeno lontanamente affine al nerazzurro Franco Califano - che solo ora, pare, si sia messo a farfugliare di fair play finanziario. Ma fa già noia così...
Orlando Pan