E ora, criticate anche questa?
Ore 22.53, minuto più, minuto meno. Dopo un'ora e mezza di grande battaglia e intensità, l'Inter Primavera supera la Lazio e conquista il suo settimo titolo di campione d'Italia. Una cavalcata imperiale, quella dei ragazzi di Daniele Bernazzani, un tecnico capace di prendere le redini di un gruppo che Andrea Stramaccioni era riuscito a traghettare verso la vittoria in Next Generation Series. Senza timori, anzi riuscendo ad adeguarsi alla perfezione ad un gruppo perfetto, superando in fretta l'incidente iniziale contro il Chievo e arrivando lì, ad alzare al cielo quel trofeo dedicato alla memoria del mito nerazzurro per eccellenza , Giacinto Facchetti. Secondo scudetto per i nostri giovani dopo la vittoria nel torneo Berretti.
La vittoria contro la Lazio arriva a coronamento di un lavoro collettivo straordinario, e soprattutto a premiare, ad uno ad uno, i protagonisti di una stagione a dir poco eccezionale. Un gruppo che partiva con caratteristiche diverse, forse con meno qualità, rispetto all'annata scorsa, quella dei vari Bardi, Natalino, Caldirola, Dell'Agnello, Biraghi, che ha saputo cementarsi e saper esaltare al massimo le proprie qualità individuali e mescolarle creando una miscela esplosiva. Un gruppo che abbiamo imparato a prenderci a cuore, ad incitare, a tifare. Siamo saltati in piedi per le giocate di Bessa, esultato per le parate di Di Gennaro, spinto M'Baye verso alcuni gol pesantissimi. Ci siamo arrabbiati per la squalifica assurda inflitta a Pecorini, abbiamo tremato per il brutto incidente occorso a DiGe, abbiamo gioito come pazzi ai gol di Samuele Longo. Lui, l'asso pigliatutto, il goleador, il miglior giocatore della Final Eight, l'eroe, il matador, chi più ne ha più ne metta.
Secondo trionfo stagionale, altrettanto bello ed emozionante, anche perché arrivato quando nessuno, forse, dava l'Inter come favorita assoluta: non lo eravamo certo nella Next Generation Series, specie dopo la brutta scoppola rimediata al debutto col Tottenham, e invece mattone su mattone i nostri ragazzi sono riusciti a costruire un vero capolavoro, sotto gli occhi di Massimo Moratti. Che questa sera purtroppo non era presente, ma siamo sicuri che anche a distanza avrà sofferto e poi sarà esploso in un urlo di gioia, come testimonia anche il messaggio a suo nome pubblicato dal club dopo la partita. Successo anche qui arrivato quando in tanti consideravano l'Inter un'underdog, cavallo di rincorsa alle spalle di avversarie forse più quotate come Roma, Juve e Milan: cadute piano piano mentre i nerazzurri si aprivano una nuova breccia verso la gloria.
E' l'ennesima vittoria di un progetto importante, che, come ha sottolineato giustamente il nostro presidente Massimo Moratti, porta l'Inter a fregiarsi del titolo di miglior cantera d'Europa. Il 2012 anno dei giovani leoni nerazzurri, e questo in barba anche a chi ha parlato troppo, a chi si è divertito a sminuire a sproposito, e sono tanti, quel successo nella Next Generation Series al quale sono stati affibbiati troppi appellativi spregevoli salvo poi scoprire che per partecipare all'edizione dell'anno prossimo c'era una fila che nemmeno davanti ad un centro commerciale durante i saldi. Adesso, però, da criticare e da denigrare c'è ben poco: siamo campioni d'Italia e questo è insindacabile, ci siamo laureati sul campo (visto che questo termine è tanto in voga, lo uso anche io) miglior vivaio nazionale ed europeo, e l'anno prossimo torneremo nella Champions dei giovani con tutti i crismi essendo campioni d'Italia. Con un progetto importante e ben costruito, senza magari fare spese folli su presunti campioncini ma privilegiando il talento e la crescita. Passano i giovani leoni nerazzurri, inchinatevi!