E se quella sulla bandiera del Canada non fosse una foglia di acero, ma di fico?
Mica si devono sempre spandere liquami sull'autostrada o brandire minacciosi forconi per attirare le "attenzioni" delle forze dell'ordine... Per carità! Ad ogni tempo la sua protesta, ad ogni protesta il suo strumento. Sembrerebbe quasi si avesse sentore di un qualche focolaio di malcontento o si volesse tirare in ballo quel certo ardore dei fermenti carbonari "preparatori" delle nostrane guerre d'indipendenza. In realtà, niente di così temerario o bellicoso o libertario... Ci mancherebbe! Ad esempio, son passati 27 anni da quando i cosiddetti "Cobas del latte contestarono le multe comminate agli allevatori per produzione eccessiva (meglio, fittizia, nda) con sforamento della quota comunitaria assegnata" (cit.), attraverso iniziative plateali e presìdi permanenti tipo quello - il più mediatico di tutti - di Vancimuglio sulla A4, nel vicentino. Come non ricordare! Oggi, per fortuna, da quelle parti potrebbe succedere ben altro, ma di molto meno clamoroso. Per dire, in ambito pallonaro si scongiura che sulla bontà dell'affare Buchanan-Inter non si facciano eventualmente sentire - magari con qualche "più moderno" flash mob o addirittura promuovendo una raccolta firme su Change.org - certi "fantasiosi" detrattori nerazzurri del Nordest di cui lo scrivente NON fa parte, anche se si permette di provare ad interpretarne i cattivi pensieri... Soggetti ai quali l'identità anagrafica del candidato a diventare il nuovo prospetto della fascia dx nerazzurra - Dumfries permettendo - potrebbe suonare mica tanto propizia. Non foss'altro che per quella, anche se parziale, assonanza che il canadese TAJON BUCHANAN palesa con un detto proverbiale locale, per quanto ormai noto a livello peninsulare: "el TACÒN xe pèso del BUSO" (la toppa è peggio del buco).
Bisogna almeno ammettere che certi appassionati nordestini manifestano timori/fantasie così fervidi che - per rintracciarne di altrettanto "sbrigliati" - bisognerebbe frequentare qualche ormai raro galoppatoio...
Una volta esaurite le semiserie pillole storiografiche e volendo tornare total nerazzurri, si riscontra, però, con facilità che di "piromani" mediatici sull'argomento Buchanan se ne contino a iosa, volontari o meno. A timbrare il cartellino per primi, immancabilmente, i lesti compari di TS che, da un'intervista di mercoledì scorso a tal Gert Verheyen - ex bandiera del Bruges - hanno fatto tirar fuori quasi solo il peggio che si potesse argomentare nei confronti del giocatore canadese, dando quindi il minimo risalto agli aspetti positivi. Poi è arrivata un'altra intervista, stavolta quella domenicale della Gazzetta a Ian McIntyre, ex coach del canadese, dai contenuti diametralmente opposti, dunque entusiastici, sul conto del nordamericano (a cui ha poi fatto seguito anche quella di martedì 2 dell'ex CT della nazionale USA, Bruce Arena). Sarà per via del gioco (mediatico o tifoso?) di 2 testate teoricamente contrapposte, con la verità che, semmai, dovrebbe trovarsi nel mezzo. Senonché - sempre a San Silvestro, nella versione online della rosea - quasi a ridestare certe paure nordestine, s'era registrato l'involontario richiamo a quel precitato proverbio da parte di Filippo Conticello che, su BUCHanan, aveva argomentato in questi termini: "Il BUCO nerazzurro a destra, dovuto all'infortunio che ha quasi chiuso l'esperienza interista di Cuadrado, andava riempito in fretta (...)". Ecco allora che, in aggiunta a quanto sopra interpretato su quella sinistra - per quanto parziale - assonanza, la stessa frangia di appassionati potrebbe essere incline ad alimentare altri dubbi. Ad esempio, sospettando che, in ottica nerazzurra, quella foglia sulla bandiera del Canada - che Buchanan si porterebbe non solo idealmente appresso - potrebbe non essere proprio di acero, bensì di fico... E ciò farebbe tutta la differenza del mondo. Come a dire che l'ingaggio del giocatore sarebbe motivato "solo" per mascherare il clamoroso errore con l'ingaggio a rischio del già "usurato" Cuadrado (36 anni a maggio), ora out per almeno 3 mesi e peraltro, in precedenza, raramente convincente nelle sparute apparizioni. Senza scomodare i botanici nerazzurri che forse ci annoierebbero erudendoci sulla eterogenea conformazione delle foglie delle piante - tra aghiformi, seghettate, con 3 o 5 lobi, ecc. - già da un sommario esame visivo il dubbio avrebbe un qualche motivo di esistere. Ma mica ci si può fermare a queste quisquilie proverbiali o a supposte somiglianze vegetali per decidere circa l'ingaggio di un giocatore. Ed è di sicuro conforto la presunzione di ritenere che, in ogni caso, ognuno dei dirigenti nerazzurri deputati al mercato disponga sullo smartphone di quell'apposita app utile per riconoscere il nome delle piante o di ogni altra specie arborea inquadrandone, indifferentemente, la foglia, il frutto, il fiore o la scorza. Ci si vuole anzi augurare che la particolare applicazione scaricata negli smartphone aziendali funzioni - oltre che sulle foto - anche sui tessuti: tipo quello delle bandiere... Dunque idonea per rassicurare - a dispetto dei suddetti e "fantasiosi" detrattori nordestini - che proprio di foglia di acero si tratti...
Ora, a qualcuno potrebbe risultare forse eccessiva tutta questa "salvaguardia societaria", ma in casa nerazzurra, evidentemente, non si vuol lasciare proprio nulla al caso. La singolare "dotazione" dirigenziale potrebbe chiamarsi - con le dovute proporzioni e deferenza - "razza" Marotta o "stirpe" Ausilio. Giusto a ricordo e replica di un'altra - in ben diversi contesti storici ed operativi - "Razza Piave".
Orlando Pan