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I difensori civici del calcio italiano

di Alberto Casavecchia

Conosciamo tutti, oramai, il profilo che la società Inter mantiene dal punto di vista mediatico. E’ nello stile del presidente Massimo Moratti non alzare mai i toni (se lo fa, quelle poche volte, torna indietro sui suoi passi, vedi il caso Rocchi) per non entrare in battaglie infuocate, spinte dal campanilismo e dal ‘Io sono meglio di te’. Però alcune volte bisogna anche intervenire in maniera dura, sporcarsi di fango (il campo ideale della lotta mediatica) per mettere le cose a posto, nel loro ordine preciso, altrimenti la falsità passerà come verità assoluta.

Oggi è sabato e come al solito sul sito Tuttomercatoweb c’è l’imperdibile editoriale del direttore di Milan Channel, Mauro Suma che apre in questa maniera: “La Juventus sta svolgendo un ruolo meritorio. Sta provando a ristabilire la giusta inclinazione della storia del calcio italiano. Una storia drogata, contaminata e stravolta. La scelta politica di non far filtrare le telefonate dell'Inter nell'estate 2006 ha evitato i processi alla squadra che ha vinto i 4 scudetti successivi. In base a quelle telefonate, l'Inter doveva essere deferita. Lo ha stabilito il procuratore federale Palazzi, quello, e nessun altro, che nel calcio italiano fa i deferimenti”.

Suma difende la scelta delle battaglie legali della Juventus, definita il ‘difensore civico del calcio italiano’ (opinione da rispettare, anche se tutti i tifosi nerazzurri non la condividono). Lui definisce la storia Calciopoli ‘Una storia drogata’ (attenzione a usare certi termini in relazione ai colori bianconeri), cercando di ristabilire ‘la storia del calcio italiano’ (storia chiara. C’era chi faceva le griglie con gli arbitri e c’è chi faceva le grigliate di carne ad Appiano). Le telefonate dell’Inter non sono state fatte filtrare per una scelta politica, evitando così all’Inter una serie di processi alla squadra che negli anni avvenire dominò. L’Inter, per Suma, doveva essere deferita. E Palazzi fa i deferimenti. Questo in breve il Suma pensiero.

Ma forse dimentica che i pm Narducci e Capuano all’epoca non ritennero materiale probatorio le telefonate di Facchetti con i vertici arbitrali (sì, proprio loro che in primo grado a Napoli sono stati condannati per associazione a delinquere), telefonate definite ‘irrilevanti’. L’Inter doveva essere deferita? Non possiamo dirlo. Non siamo esperti di diritto, come tanti giornalisti (parole non nostre, ma del presidente del Coni Petrucci) divenuti di colpo esperti di legislativa sportiva (abbiamo seri dubbi a riguardo). Perciò non possiamo affermare con certezza che tipo di sanzioni l’Inter avrebbe dovuto scontare. Ma il problema non si pone, visto che chi aveva portato avanti le indagini, non aveva paragonato le telefonate di Facchetti a quelle di altri dirigenti, tra cui anche quelli del Milan, Galliani e Meani, con quest’ultimo ‘condannato’ (sì, l’accusa del Procuratore federale nei confronti dei nerazzurri vale come una condanna) da Palazzi, nella famosa relazione di luglio. Una relazione che, anche i digiuni di diritto come noi (ci perdonino i giuristi  bianconeri sparsi per il web), non doveva aver motivo d’esistere, visto che si indagava su fatti caduti in prescrizione e visto che l’accusato è vento a mancare e ora è in un posto migliore.

“E, in quanto deferita, l'Inter non avrebbe potuto fare le spille, il mercato, la Champions. Non avrebbe potuto soffiare Ibra al Milan e non avrebbe avuto tempo e concentrazione per gli altri acquisti. Avrebbe dovuto, doveva in base alle 27 pagine del procuratore federale Palazzi, difendersi nei processi e subire magari la stessa penalizzazione del Milan: come minimo, visto che nelle sue telefonate i livelli coinvolti erano molto alti a livello dirigenziale, come per Fiorentina e Lazio. Invece le telefonate silenziate e drenate dell'estate 2006 hanno cambiato la storia, hanno massacrato la Juventus, penalizzato il Milan e mandato in paradiso l'Inter. Lo Scudetto del 2006 è il simbolo di uno sbilanciamento economico e sportivo devastante, pazzesco, tutto e solo a favore dell'Inter. Allora, anche se a qualche osservatore può apparire un po' focosa la portata di alcune delle azioni legali juventine, va dato atto e merito alla dirigenza bianconera con i suoi legali di aver dato vita ad una azione ad ampio respiro per ristabilire quei pesi e contrappesi dell'intero calcio italiano offesi e violentati dalla disparità telefonica dell'estate 2006”.

Le telefonate che hanno 'massacrato' la Juventus, quella stessa che patteggiò la B con la penalizzazione e patteggiare, vuol dire, in maniera seppur minima, ammettere il reato (ci perdonino sempre i giuristi bianconeri sparsi per il web se il nostro pensiero non è allineato al loro). L’Inter poi, non è stata mandata in paradiso e lo Scudetto non è il simbolo della disparità e un simbolo di diversità, di una società che non si è mai prostrata al sistema malato, di una società vessata negli anni bui, di una società, che sì avrà anche le sue colpe dal punto di vista gestionale, ma che quando aveva a disposizione una squadra competitiva (1998, 2002) veniva sempre spinta via dalla linea del traguardo da una mano oscura.

Se si vuole mettere alle spalle questa situazione, chiudere definitivamente questa storia, come tutti i vertici del nostro sport vogliono, (in Europa si fanno grasse risate per una storia tipicamente italiana), bisogna accettarla e non fare del ‘What if…’ inutile, come quello riportato sopra. E bisogna accettare anche i verdetti del tribunale, prima sportivo e poi penale, e non mettere in dubbio (cosa fatta dai giuristi bianconeri sparsi nel web) professionisti che hanno lavorato per (cercare di) far uscire il marcio dal calcio italiano.

Se le nostre idee, i nostri pensieri sono offuscati dalla fede cieca, dal campanilismo, non verremo mai a capo e la parola fine su questa stucchevole storia non verrà mai posta. Certamente, senza fede cieca o per un senso di campanilismo, possiamo ben dire di essere noi i difensori civici del calcio italiano.

 


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