Il cerusico venuto dal freddo
Un granellino di polvere - che sporca il motore nerazzurro fino a limitarne i poderosi giri - può anche depositarsi una volta ogni 20 partite, anzi 21. Pur in una gara che era da vincere (quasi) a tutti i costi per i benefici che ne sarebbero derivati dal sorteggio degli ottavi di CL. Anche se poi resterebbe comunque da determinare se si sia trattato proprio di pulviscolo atmosferico o, piuttosto, dell'efficacia di mirate strategie basche. Almeno che non salti fuori qualche editorialista un po' invasato pronto subito a spergiurare che sia stata tutta colpa di quel "sabotatore" di Simone Inzaghi, magari su specifico mandato societario, come peraltro sembrerebbe nel day after... Oppure si appalesino altri commentatori - delusi quanto il sottoscritto - ma, in aggiunta, parimenti lesti a rimettere Inzaghi sulla graticola. Possibile che a nessuno sia venuto in mente che si sia forse voluto dare - pur con una corposa dose di azzardo - l'ultima probante chance a Sanchez ed Arnautovic di dimostrare di meritarsi l'lnter prima dell'inizio della sessione invernale del mercato? E mentre il cileno è parso frastornato dalle sirene arabe che si saranno, come pare, fatte risentire, il compare austriaco non ha fatto altro che confermare i già noti atteggiamenti indolenti da "Balotelli bianco"... Resto però convinto che quei 2 volponi di Ausilio e Marotta - in barba alle dichiarazioni di facciata - abbiano già qualcosa di concreto in mano, al di là dei soliti nomi di attaccanti di scorta che circolano sull'Inter: ieri Taremi, oggi Martial, domani chissà chi.
Ecco allora che, mentre ci si augura che già da domenica sera contro la Lazio l'Inter torni a viaggiare sicura in campionato inserendo il pilota automatico, avanzerebbe ancora una volta del tempo per commentare - col dovuto sarcasmo - gli ultimi aggiornamenti di certe vicissitudini altrui, ora forse destinate ad incancrenirsi. Dunque, dopo essere rimasti, chi più chi meno, nella spasmodica attesa che dalle brume varesine di Milanello ne spuntasse almeno la sagoma, ecco arrivata finalmente l'ufficialità della firma dell'apposito cerusico, fatto convenire al capezzale rossonero dalla fredda e lontana Scandinavia. Pare poi che i 3 mesi trascorsi con i rossoneri tenuti a bagnomaria siano solo da addebitare al fatto che quella comitiva nordica non riuscisse a mettersi d'accordo su come organizzare la sua calata in terra lombarda. Tutti presi in discussioni noiose fra lo stesso Zlatan, il suo nuovo agente - dopo la scomparsa di Mino Raiola - e la giornalista Jennifer Wegerup, abituale narratrice delle gesta padane di Ibra dalle colonne del quotidiano svedese Aftonbladet ed anche della Gazzetta: "Andiamo con la macchina mia, che facciamo prima", "Ma no, usiamo la sua che consuma di meno". "E se invece ne prendessimo una a noleggio?" Ed altre supercazzole di viaggio prima di trovare il sospirato accordo sulla divisione delle spese...
E pensare che taluni degli esegeti del "chirurgo" (plastico) svedese - ormai arcistufi dei continui rinvii di cotanto evento - si sarebbero accontentati che si palesasse anche solo una sua versione cartonata... Contenti loro! Dunque l'apposito camerlengo, Gerry Cardinale, ha rotto gli indugi per dare la lieta novella al volgo rossonero: "Nuntio vobis gaudium magnum: habemus Ibram". Con un comunicato a latere in cui poi si specificava che il ruolo dello scavezzacollo svedese sarebbe stato nientepopodimeno che senior advisor. Accipicchia: consigliere anziano! Ecco però, di seguito, le varie declinazioni con cui, di fatto, il nuovo incaricato andrebbe ad impattare all'interno delle singole componenti societarie. Nel mansionario - nonché nei desiderata del "porporato" a stelle e strisce - il sommo ruolo equivarrebbe a dover fare lo spione a Milanello per conto del titolare del fondo RedBird; nei timori invece del tecnico Pioli, lo svedese si configurerebbe, intanto, come un suo badante a tempo, per giunta maschio e pure non richiesto; ed infine, secondo la prosa giornalistica più verosimilmente neutra, costui opererebbe come un vero e proprio commissario governativo in quella sorta di unità di crisi che è ormai diventata la truppa rossonera. Manco fosse una enclave straniera in territorio peninsulare, vista la penuria di italiani in quella rosa: appena 7 su 28 (il 25%). L'Inter, per dire - un tempo vituperata perché troppo esterofila - arriva ora al 36% (9 italiani su 25 nerazzurri). Infatti, ci si augura spassionatamente che - volendo in tanti metterci bocca per trovarvi una qualche soluzione - non si scateni ora uno di quei conflitti di competenze tra ministeri, tipo fra il Viminale (Interni) e la Farnesina (Esteri)... Ché a Fusignano qualcuno - se almeno intellettualmente onesto - potrebbe anche dare di matto per questo (pressoché taciuto) ribaltamento di "esempio patrio". Per non dire dunque del conseguente impatto sulla nazionale...
Nessun stupore quindi se queste righe vorrebbero essere la sincera dimostrazione di quanto sia radicato il 'tifo contro' italico, visto che le sue più insospettabili origini si potrebbero ricondurre alla famosa locuzione "Mors tua vita mea", tanto cara ai nostri padri latini: con la quale si sottende da sempre una smaccata connotazione opportunistica. Non si fa allora peccato a baloccarsi già adesso delle disgrazie altrui presenti e di quelle che potrebbero presto aggiungersi. D'accordo che, come nerazzurri, in questa stagione non si è ancora vinto niente, ma intanto non si può nemmeno derubricare a semplici quisquilie quei 5 derby "total Inter" che finiranno nell'almanacco dell'anno solare, sia in versione domestica che d'esportazione. Per non dire poi dei ben diversi percorsi dei 2 club milanesi in Serie A e nella Champions fino a cucinare il brodino rossonero ricostituente di Newcastle. Vittoria di Pirro che, nella migliore delle ipotesi, non farà altro che prolungare l'agonia del tecnico Pioli fino alla disputa degli spareggi per l'ingresso nella cadetteria continentale (Europa League).
Porte aperte, dunque, al 'tifo contro', sempre che le manifestazioni di giubilo o di finta solidarietà non debordino dallo spartito dello sfottò buono e giusto, magari condito qua e là da una spolverata di sana ironia o di genuino sarcasmo. Come nerazzurri, bisognerebbe infatti reinventarsi alquanto "incolti" per riuscire ad eguagliare i picchi altrui di volgarità gratuita, tipo quella spudoratamente esibita ed issata fin sopra certi pullman scoperti...
Orlando Pan