Il giorno di dolore
“Quando tutte le parole, sai che non ti servon più...”. Così cantava anni fa Luciano Ligabue, uno dei cantautori italiani più apprezzati di sempre (giustamente). Ligabue è un artista della parola e della musica, ed è anche un grandissimo tifoso nerazzurro. Non si offenderà di certo se prendiamo in prestito come sfondo di questo maledetto inizio di stagione una delle sue fatiche discografiche.
“Il giorno di dolore che uno ha” si adatta alla perfezione al momentaccio interista, cui la sconfitta con la rivale Juventus ha dato forse la mazzata più dura da assorbire. Un ko amarissimo, che ricaccia l'Inter indietro di tantissimi punti dalla vetta, costringendola a vedere più in giù che in su. E dire che nemmeno due anni fa godevamo delle vittorie di cui nessuno, in Italia, ha mai potuto godere. Triplete, tripletta, tris, o come diavolo volete chiamarlo: questo è il passato, signori, facciamocene una ragione.
Il giorno di dolore, si diceva, è quello vissuto da chi ama questi colori. Il giorno di dolore “che nessuno te lo spiega, perché sia successo a te”: niente di più vero. Cambi di tecnico, buchi di mercato, addii dolorosissimi, errori per la lista Champions, infortuni a catena e sconfitte. Troppe sconfitte. E poi gli abbagli arbitrali, che hanno tolto al club almeno 7 o 8 punti. “Quando l'hai capito che... che la vita non è giusta come la vorresti te”.
E' proprio un giorno di dolore, che sembra non finire mai. Adesso c'è il Lille, poi il Genoa: Ranieri magari recupererà qualcuno, sperando che qualcun altro non si fermi ai box per un periodo imprecisato. In Champions, i nerazzurri sono riusciti a rimontare la partenza ad handicap solcata dalla sconfitta col Trabzonspor alla prima giornata. In Champions, finora, l'Inter pare più sgombra dai problemi che l'attanagliano in campionato. Mercoledì si proverà a venire fuori da questo tunnel, tutti insieme, perché “quando la ferita brucia, la tua pelle si farà”.
Il tutto in attesa di gennaio, e del mercato invernale. In questi giorni si parla di tesoretto e di investimenti per sanare un organico troppo deficitario, se non dal punto di vista qualitativo certamente da quello fisico. L'Inter è stata colpita, è caduta, ma guai a lasciarsi abbattere, guai a credere di non potersi rialzare. “Quando questa merda intorno sempre merda resterà, riconoscerai l'odore perché questa è la realtà. Quando la tua sveglia suona e tu ti chiederai: 'Che ora è?'. Che la vita è sempre forte, molto più che facile. Quando sposti appena il piede, il tuo tempo crescerà”. Sopra il giorno di dolore, che uno ha. Che l'Inter ha.