Il tifoso bianconero, a biutiful maind
Si dice che il giorno dopo una grande gioia sia sempre più bello. Ma anche due giorni dopo l’esaltazione per la vittoria di Torino è sempre ai massimi livelli. Sarà perché non si è trattato solo di un normale successo in trasferta, uno dei tanti in questa stagione. Abbiamo battuto, e senza giri di parole, la capolista, l’invincibile armata bianconera, la rivale di sempre, quella con cui non si potrà mai andare d’amore e d’accordo. E l’abbiamo fatto in modo quasi romanzesco, superando con energia anche i tranelli che ci han fatto trovare sul percorso. Di trasparente, allo Stadium, c’è stato poco tranne la vittoria dell’Inter: pura, inequivocabile, quasi eroica e d’esempio per coloro che avevano perso le speranze in un torneo pulito. Un po’ ovunque leggo consensi nei confronti di Stramaccioni e della sua bella squadra, capace di sfatare un tabù che sembrava inviolabile nelle condizioni più sfavorevoli. Però leggo e sento anche perle di saggezza che mi fanno rabbrividire e che, inspiegabilmente, tendono sfacciatamente a difendere il sodalizio bianconero dopo il naufragio di sabato scorso. Qualche esempio:
1) L’Inter è stata avvantaggiata dal gol di Vidal dopo pochi secondi, perché ha scatenato la reazione che alla lunga ha portato alla vittoria.
2) Per la Juventus sarebbe stato meglio che Lichtsteiner fosse espulso, così in inferiorità numerica si sarebbe difesa con attenzione e avrebbe impedito ai nerazzurri di andare a segno tre volte.
3) Visto che non l’ha fatto Tagliavento è stato Conte a 'espellere' Lichtsteiner poco dopo l’episodio del mancato rosso.
4) Stramaccioni non ha avuto coraggio mettendo le tre punte perché ha chiesto a Palacio di difendere su Pirlo snaturandone le caratteristiche offensive.
5) Il rigore assegnato a Milito è frutto della compensazione di Tagliavento per gli errori del primo tempo di cui, evidentemente, è stato avvertito.
6) Non è stata l’Inter a vincere per prima a Torino nel nuovo stadio della Juventus, bensì il Milan in Tim Cup nel marzo scorso.
7) Stramaccioni sarebbe andato a Torino a giocarsela con tre punte perché tatticamente spensierato (video allegato).
Per ognuna di queste perle, provo a dare una mia personale risposta:
1) Quale squadra si sentirebbe avvantaggiata nel giocare in casa della capolista imbattuta da 49 partite e iniziare sotto di un gol irregolare dopo 18 secondi? Giorni di preparazione tecnico-tattica della partita che vanno a farsi benedire grazie a uno scempio arbitrale.
2) Certo, perché giocare con un uomo in meno alla lunga ti aiuta a mantenere il risultato di vantaggio, giusto? Una squadra, dopotutto, difende meglio in inferiorità numerica. Lo diceva il barone Nils Liedholm, quindi perché non firmare e controfirmare?
3) Quindi l’espulsione di Conte ha lo stesso peso di quella che avrebbe avuto Tagliavento? Strano, mi sembra che nel primo caso la Juve abbia continuato a giocare con 11 uomini (Caceres fa testo), eventualità improbabile nel secondo caso.
4) Significa che un attaccante deve fregarsene della fase difensiva? In quale realtà parallela il gioco del pallone funziona così oggigiorno? Qualunque allenatore pretende supporto anche ai suoi attaccanti ma solo i migliori lo ottengono. E non mi sembra di aver visto i vari Vucinic, Giovinco e Bendtner inseguire gli avversari per portare loro un pizzico di pressing.
5) Premessa: fosse stato per Tagliavento, non ci sarebbe stato quel calcio di rigore perché lui aveva già deciso che il gioco poteva proseguire. È stato infatti Orsato, più distante dall’azione dell’arbitro, a segnalare l’irregolarità. Che, tra l’altro, a norma di regolamento meritava il giallo. Fallo evidente, altro che compensazione.
6) A sostenerlo è un quotidiano di Torino, ma non farò nomi. Lo stesso che dopo la partita di Tim Cup aveva negato la sconfitta interna della Juventus, e che domenica mattina si è smentito pur di togliere questa soddisfazione ai nerazzurri. Tempo perso, la matematica non è un’opinione anche se da quelle parti ognuno la interpreta a modo proprio. Nella storia dello Stadium c’è il nome dell’Inter, che lo vogliano o no.
7) Ah, bella la spensieratezza. Qualunque allenatore lo sarebbe stato andando a giocare in casa di una Juventus imbattuta da 537 giorni. Non a caso, il modo in cui Stramaccioni ha vissuto Juve-Inter (e le immagini tv lo testimoniano) è tipicamente senza pensieri, colmo di serenità e tranquillità, quasi fosse seduto sul divano di casa propria con un joypad in mano (tanto se perdo riavvio). Di questi tempi, essere spensierati è un lusso, per fortuna Strama lo è. Che invidia!
Beh, potrei aggiungere molte altre case histories ma mi fermo qui. Credo di aver trasmesso bene il messaggio delle corbellerie che girano dopo la partita di sabato scorso. Dopotutto, non lo scopro certo io che il tifoso juventino, da anni, vive in un mondo tutto suo: 30 scudetti sul campo, vittima del sistema Pirelli-Moratti, accerchiato dai media, danneggiato dagli arbitri, perseguitato dalla giustizia sportiva, insidiato dai 'prescritti', vincente sempre e comunque sul campo. Un po’ come quel film diretto da Ron Howard, ‘A beautiful mind’, dove il protagonista Russell Crowe, nei panni del matematico John Nash, vede ciò che in realtà non esiste e che è solo frutto della propria mente disturbata. Beh, questa forma di schizofrenia adattata al calcio la può vantare solo il sostenitore bianconero (video allegato numero due), che continua a urlare le proprie ragioni anche di fronte all’evidenza, ampiamente oggettiva, dei fatti. Una mente creativa, si potrebbe dire, che per fortuna non appartiene a tutti i tifosi della Vecchia Signora ma solo a un nutrito gruppo di essi. Poi, nella storia vera come nel film, Nash ha vinto il premio Nobel e questo nessuno gliel’ha potuto negare. Beh, io non voglio mica negare l’ultimo scudetto della Juve così come i 49 risultati utili consecutivi. Però, pur non essendo un fenomeno in matematica, so ancora contare il numero di scudetti e l’albo d’oro ne assegna 28 alla Juventus. Così come so contare le tre sberle rimediate dal popolo bianconero allo Stadium sabato 3 novembre 2012. Non bisogna essere John Nash per riuscirvi.