Inter 'Regina' del campionato: con 'rotoloni' mezzo reo confessi...
A sfogliare il calendario degli ultimi giorni - bisogna ammetterlo - ormai non ci si stava più dietro. Venerdì era la Giornata Internazionale della Donna, sabato ricorrevano le 116 primavere della Beneamata (di cui molte ben portate: auguri!), mentre la domenica ha confermato una volta di più - dopo aver innalzato il distacco sulla più prossima inseguitrice da +16 (Milan) a +17 (Juve) - come l'Inter sia ormai destinata a diventare la "Regina" incontrastata di questo campionato. Giovandosi peraltro di "rotoloni" veri o presunti: meglio, reo confessi a metà... No, non vuole essere un messaggio pubblicitario occulto, solo l'attestazione di un bel Triplete di ricorrenze al femminile. A ben guardare, però, "Regina", l'Inter lo è già: è solo sprovvista dello scettro che i partenopei hanno appena perso per via aritmetica e che domenica prossima si cureranno di consegnare idealmente a San Siro nelle mani dei nerazzurri.
Ma su entrambe le sponde del Reno c'è invece da scommettere che appassionati e tifosi del Bologna siano stati reduci dalla presa visione di un altro tipo di calendario: quello delle designazioni arbitrali. E col senno di poi - magari quelli fra loro inclini alla misoginia, ma pur sempre dotati di senso dell'umorismo - ora se ne potrebbero uscire con una battuta del tipo: "Certi arbitri sono come le donne: un male necessario". No, perché è successo che per Bologna-Inter il designatore Rocchi avesse mandato lo stesso arbitro - Luca Pairetto di Nichelino, figlio di "cotanto" padre - che era stato direttore di gara anche nell'ultima sconfitta casalinga dei felsinei, giusto alla prima giornata contro i rossoneri. Poi, fino a questo sabato, solo vittorie (11) e pareggi (2) nel domicilio degli emiliani. Ma era noto che il "colpevole" torna sempre sul luogo del delitto. Pertanto Saputo (o ignaro che fosse...) - nel senso del presidente del Bologna - ora dovrà farsene una ragione una volta di più. In aggiunta, non si sottace il fatto che potesse essere nell'ordine delle cose che in questa stagione le 2 squadre milanesi fossero in grado di replicare lo stesso "sgarbo" riuscito l'anno scorso ad Atalanta e Monza in casa felsinea. Con tutta evidenza, anche il Bologna ha quindi le sue "bestie longobarde"... Ma a Pairetto - tornando del tutto seri - non si può muovere alcun particolare capo d'accusa per la direzione della partita clou del 28° turno. Ha fatto il suo ed anche il designatore Rocchi avrà forse tirato un sospiro di sollievo dopo il tanto clamore mediatico sollevato dalla sua categoria.
Venendo alle panchine - avendo letto sabato un articolo della Gazzetta a firma di Germano Bovolenta sull'epopea degli anni '60 - mi verrebbe da porre questa domanda: siamo forse passati da Fuffo Bernardini a "fuffa" Thiago Motta? Ebbene, Fulvio Bernardini - detto Fuffo - non era italo-brasiliano come Thiago. In comune con l'attuale tecnico dei felsinei poteva, però, vantare l'identico ruolo all'epoca di quello spareggio del 1964, vinto proprio contro i nerazzurri. Il quesito ha un tenore vagamente provocatorio, anche se più che altro risponde ad un mero gioco di parole. Dunque nessun intento di denigrare l'emergente tecnico bolognese. Ma sull'argomento occorre procedere con un minimo di ordine. Non fossero bastati il pensiero europeo già rivolto alla sfida madrilena del Metropolitano e l'occhio nostrano fissato invece sul prato del Dall'Ara, appassionati e tifosi nerazzurri - specie quelli più accorti a cui le palpebre calano solo ad ora inoltrata - avevano dovuto trascorrere una notte un po' insonne... Tutta "colpa" di una news pubblicata poco prima della mezzanotte tra venerdì e sabato - replicata anche altrove a distanza di parecchie ore, ma mai rettificata - che riportava fedelmente l'astruso virgolettato di alcune dichiarazioni su Bologna-Inter rilasciate dal doppio ex Gianluca Pagliuca. Ecco il passaggio a dir poco "naif": "E il Bologna è incredibile, se prende gol difficilmente si fa rimontare (come? nda), al contrario se prende gol (sì, vabbé! nda) riesce quasi sempre a rimontare nella ripresa. Loro e l'Inter sono le uniche due squadre che hanno questo vantaggio, è molto importante". Ora, a nessuno dei tifosi nerazzurri risulta che l'Inter abbia mai potuto fruire di un tale fantomatico vantaggio: ossia di farsi rimontare un gol senza prima averlo SEGNATO, non certo preso... Perciò, se c'è qualcuno che c'ha capito meno di Thiago Motta sul possibile andamento della partita del Dall'Ara, questo è stato - ahinoi - proprio l'ex portiere. Chiaro che si sia trattato di una sua imperdonabile gaffe dialettica. Rimane comunque il fatto che quel qualcosa di incredibile da associare ai bolognesi non potessero che risultare la scelta della formazione iniziale di Thiago Motta, i suoi cambi tardivi (Orsolini e Ndoye) e certe sue inspiegabili rinunce (tipo a Calafiori e Fabbian).
Per dare invece il più che meritato risalto al lavoro di Simone Inzaghi - sulla mentalità vincente dei nerazzurri e sullo sviluppo di innovative trame di gioco - occorre proprio sillabare l'aggettivo spendibile sul 1° tempo messo in scena dalla sua Inter al Dall'Ara: STRA-TO-SFE-RI-CO! E avrei detto tutto, facendo finta di dimenticare che Inzaghi è riuscito a vincere a Bologna con una formazione che, alla fine, schierava - contro la 2a squadra, dopo l'Inter, più in forma del momento - ben 7 cosiddette seconde linee. Dunque appena 4 titolari, di cui 3 in difesa (compreso Sommer), più l'eclettico Darmian, che dove lo metti sta: a dx o sx non fa differenza. Peccato solo per quell'errore di mira di Matteo, anche se l'occasione avuta non era cosi clamorosa come quella di Barella.
Cosicché da Bologna è già arrivato il primo bonifico, forsanche da molti inatteso. Mentre per transazioni bancarie di matrice iberica si tratterà di aspettare eventualmente fino a mercoledì... E se Bovolenta - il navigato giornalista della rosea citato sopra - è stato testimone oculare del gioco paradisiaco del Bologna negli anni '60, beh, il corposo seguito dei nerazzurri continuerà invece a godersi questa creatura terrena, ma celestiale di Simone Inzaghi senza doversi approssimare per forza alle porte custodite da San Pietro...
Orlando Pan