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Inter = Torino + Atalanta + Lazio

di Fabrizio Longo

Il calcio non è una scienza esatta, il titolo di questo pezzo non è un assunto: è un'equazione tra il valore della rosa dell'Inter (337, 8 Mln) e quelle di Lazio (165,18 Mln), Atalanta (72,38 Mln) e Torino (101,25 Mln) secondo i dati transfermarkt. I nerazzurri valgono quanto loro, loro che, al momento, sono davanti all'Inter in classifica; loro, la cui somma dei punti di vantaggio sulla squadra di Pioli, è di 19. Sono numeri, e i numeri nel calcio lasciano il tempo che trovano quando c'è da scendere in campo. Se la cabala e gli investimenti fossero l'unico criterio da cui scaturiscono le classifiche, tutto sarebbe già scritto: Juventus campione d'Italia, Inter al secondo posto, Milan al quinto (valore della rosa, rispettivamente, 440 Mln, 337,8 Mln, 217,4 Mln), che per carità, non sarebbe proprio male. Ma non esisterebbero il Leicester di Ranieri campione d'Inghilterra e l'Alessandria di Gregucci in semifinale di Coppa Italia, i 90 minuti di una partita diventerebbero lo svolgimento di un'equazione dal risultato già scritto, senza alcuna incognita. 

E invece no, per fortuna. Le incognite ci sono e anche la Snai. I fattori che contano non risiedono semplicemente nel valore economico di un cartellino. Contano la profondità della rosa e il sistema di gioco, il pressing, alto o basso che sia, e la freddezza sotto porta, la voglia di mangiarsi il campo ed una diagonale difensiva. E tutte queste cose non possono essere racchiuse in un numero con più o meno zeri. Un motivo ci sarà, però, se l'Inter ha il terzo posto come obiettivo stagionale e l'Atalanta un piazzamento da medio alta-classifica, senza sogni oltreconfine: i nerazzurri di Milano sono una squadra costruita con calciatori di qualità dalla buona esperienza internazionale, pagati fior di quattrini. Per misurare le ambizioni e le aspettative di una squadra, a volte, è sufficiente guardarle la panchina, misurare la qualità dei ricambi. E un altro numero qui voglio fornirlo: contro la Fiorentina, l'Inter, ha portato in panchina calciatori che sono costati un totale di 116,75 milioni di euro:
-Gnoukouri, Miangue (Vivaio)
-Andreolli, Biabiany (0)
-Carrizo (0,25 mln)
-Felipe Melo (3,5 mln)
-Nagatomo (4 mln)
-Murillo (8 mln)
-Eder (13,5 mln)
-Jovetic (15 mln)
-Barbosa (27,5 mln)
-Joao Mario (45 mln)

Un numero, 116,75 milioni (senza contare gli 11 titolari e gli indisponibili), che lascia dietro di sé 13 squadre di Serie A, sempre secondo i dati di transfermarkt: 13 squadre, tra cui Atalanta e Torino. A San Siro, sulla testa dei calciatori dell'Inter, come una spada di Damocle piazzata lì da chi da loro si aspetta tanto, c'è la consapevolezza di vestire una maglia più pesante rispetto a molte altre, ma anche l'investimento fatto su di loro e le aspettative che derivano da quell'investimento. Maglia, investimento e aspettative: fattori che da un paio d'anni irrigidiscono corpo e mente di chi gioca a San Siro in maglia nerazzurra. Quest'irrigidimento, però, bisogna ammorbidirlo prima che sia troppo tardi, perchè inibisce la squadra e ne limita i risultati. Anche per questo squadre come Atalanta e Torino, libere da aspettative europee, giocano e vincono sulle ali dell'entusiasmo, nonostante transfermarkt non conceda loro molto credito. E allora, ecco un ultimo numero, che i numeri detti finora li smentisce tutti: in realtà Inter = Torino + Atalanta + Lazio non è un'equazione esatta. C'è un milioncino di differenza a vantaggio di quelle 3. Un milioncino, quanto vale Caldara, quanto vale Conti, quanto vale Barreca, poco più di quanto vale Gagliardini (700mila euro) secondo transfermarkt. Tutti calciatori dai numeri bassi e dai giri alti. 

Perché i numeri disegnano i contorni di una situazione, ma i fattori che colorano la storia delle partite e dei campionati sono altri. E allora l'Inter ritrovi questi, la fame, l'organizzazione, la concentrazione. Trasformi il peso della maglia in motivazioni per fare di più. E' ora di riportare l'Inter esattamente dove la colloca transfermarkt, forse anche più su.


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