.

L'intoccabile: vietato sbagliare

di Fabrizio Romano

Dal sorriso alla tristezza. Particolari, i brasiliani. Basta decisamente poco per passare dall'euforia alla malinconia, specie se le coste di casa sono dall'altra parte del mondo. In pochi riescono a essere forti mentalmente, a reggere le pressioni e tenere duro in qualsiasi circostanza. Stringe i denti come un uomo adulto, Philippe Coutinho. Quel ragazzino classe 1992 che l'Inter ha visto prima di tutti. Un talento che già da quando aveva sedici anni ha fatto innamorare tutti. Piccolino, il ragazzetto. Ma la qualità di quel barattolino da un metro e settanta tutto riccioli e dribbling non può non rapire chi il calcio lo mastica come pane quotidiano.

Classe 1992, dicevamo. Che qualcuno se lo ricordi, ogni tanto. Philippe poteva essere la star della Primavera con i suoi pari età in questi anni, far vincere trofei a mani basse ancor più di quanto già non faccia lo straordinario vivaio nerazzurro. Ma l'Inter ha deciso dal primo momento di puntare su di lui, di tenerlo in prima squadra. E allora tanto lavoro, la crescita fisica e tecnica, un Coutinho diverso. Il bivio del gennaio scorso ha premiato la società, che ha scelto la strada più giusta. Il prestito all'Espanyol ha globalizzato le qualità di un ragazzo che merita una vetrina importante. In Catalogna urlavano al fenomeno, si andava al Cornellà Prat per ammirare quel brasiliano che vale il prezzo del biglietto. Per tenerlo a Barcellona, il direttore Ramon Planes sarebbe stato disposto anche a passare un'intera giornata sulle Ramblas in equilibrio su una gamba.

L'Inter lo ha riportato a casa, mossa sacrosanta. Un precampionato da protagonista, segnali di assoluta fiducia dall'allenatore e da tutto l'ambiente. Adesso, però, la situazione di Coutinho arriva a un punto cruciale. Con il nuovo assetto tattico, gli spazi per il brasiliano si riducono e non di poco. Una croce sull'estate da protagonista di Philippe, pronto a prendersi finalmente l'Inter. La sensazione, adesso, è di essere punto e a capo. Un'altra volta, nel regno della discontinuità nonostante una fiducia totale nel talento di questo ragazzo che Stramaccioni per primo sostiene. Lo straordinario merito dell'Inter di averlo scovato e coccolato fino a oggi non deve svanire in un processo pericoloso.

Perché se Coutinho dovesse giocare sempre meno, con poche opportunità in cui è difficile fare sempre bene e strappare applausi, il suo sorriso rischierebbe di appannarsi. Per un ragazzo così giovane c'è ancora tutto il tempo del mondo, questo è evidente e chiaro. Ma da subito, Philippe ha bisogno di spazio con più costanza. Il modulo attuale lo penalizza, le sue qualità parlano da sole. E meritano di più. Dalla sua parte, c'è un allenatore che in lui ha una fiducia cieca: Stramaccioni ci crede, ma molto spesso il risultato attuale viene prima della prospettiva futura. Strama però sa cosa vuol dire coltivare un talento, lavorare con giovani di prospettiva, lanciare un ragazzo dalle qualità indiscutibili come Coutinho.

Quello che conta, adesso, è dargli spazio e farlo sentire sempre importante. Perché in Philippe all'Inter credono tutti, dalla società ai compagni. Il ragazzo è forte mentalmente quanto tecnicamente, non ha paura di niente. Ha semplicemente bisogno di ancor più fiducia, tradotta in termini di utilizzo in campo. Stramaccioni saprà trovare la formula giusta, incastrare tutte le pedine non è semplice. Di certo, è lui l'uomo ideale per gestire questa situazione. Ma una cosa è certa: Philippe Coutinho è un intoccabile per il futuro, naturalmente all'Inter. Dimenticarselo, ora più che mai, sarebbe un errore troppo grave. Pensarci oggi, per non mangiarsi le mani domani.


Altre notizie