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La strategia della tensione

di Giuseppe Granieri

“Io non sono un pirla”, “A me non piace la prostituzione intellettuale”, “Una cosa che mi piace dell’Italia è il rumore dei nemici”. Ogni conferenza stampa di Josè Mourinho è ormai diventata un evento mediatico a cui il mondo della comunicazione guarda con rinnovato interesse. Lo ha detto anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito: “Mourinho è uno che ha rotto gli schemi precostituiti” riuscendo a dire ad alta voce, aggiungiamo noi, ciò che altri a stento pensano o che la maggior parte degli altri allenatori non ha il coraggio di dire.

E fin qui, questa capacità comunicativa è stata considerata come il pregio del portoghese. Poi, però, il raggio d’azione si è spostato. Andando a colpire alcuni colleghi: prima Ranieri, poi Ancelotti e Spalletti. Forse, alcune dichiarazioni potevano essere comprese, o giustificate, la scorsa annata, quando lo “Special One” non è fu accolto nel migliore dei modi. E si sa, la gelosia e l’invidia fanno parte di ogni piccolo mondo, e quello del calcio non fa eccezione. Ma tant’è.

Solo che – polemica con Lippi a parte – la domanda che sorge spontanea è: dove porterà quella che – ormai è chiaro a tutti – è una vera e propria strategia delle tensione, e non già una tattica esclusivamente comunicativa? È chiaro che dopo la “profezia” zero tituli qualcuno (ma maggior parte?) non vede l’ora di ricambiare. Ma forse sarebbe meglio smettere di guardare in casa d’altri e concentrarsi esclusivamente sulla propria squadra.

Perché poi le polemiche non lasciano scia: quello che tutti ricordano sono le vittorie e i trofei. Qualcuno obietterà: ma per Mourinho il “rumore dei nemici” è il propellente ideale per caricarsi in vista di una stagione piena di ostacoli. È vero, a quanto pare è così: si sfoghi, allora, lasciando perdere i nemici e pensando un po’ di più ai suoi amici, il popolo nerazzurro.
 


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