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Ma non esaltiamola troppo

di Redazione FcInterNews.it

Con il mare calmo ogni fesso è marinaio. È nel bel mezzo della tempesta che si vedono i talenti e i cuori veri. E l'Inter nella burrasca ci era finita in tutti i sensi. Ha saputo uscirne con onore, riconducendo in porto una nave a pezzi che da tempo continuava solo a imbarcare acqua. Non solo: fuor di metafora ha ricucito lo strappo con i tifosi perché la squadra nerazzurra di Milano è sopratutto questo: follia pura capace di farti arrabbiare e di nuovo innamorare nello spazio di poche ore, capace di farti imprecare ed emozionare da una partita all'altra. Ma le navi non si costruiscono perché se ne restino tranquille ancorate al porto. Sono fatte per affrontare il mare aperto, sono fatte per essere guidate da marinai esperti che il vento contrario lo sappiano affrontare sempre, tutti i giorni.

Attenzione quindi: il 3-0 alla Juventus non sia troppo celebrato. Innanzitutto perché si parla pur sempre di una partita che ha visto altri guadagnarsi la finale. Non può vivere di rimonte sfiorate o miracoli quasi riusciti una squadra che vuole essere vincente. La squadra di Allegri è scesa in campo con diverse seconde linee e con la testa, tra campionato e Champions, ovunque tranne che sotto la pioggia insistente di San Siro. Eppure alla fine ha vinto anche così, distrattamente, svogliatamente, non del tutto meritatamente: questo rende ancor più evidente la forza e la supremazia di una Juve che raggiunge gli obiettivi anche con il freno a mano tirato. 

E ancora: il cuore, il carattere, la grinta tanto celebrati dai ritrovati tifosi e sostenitori della Beneamata dovrebbero essere la norma. Li dovremmo vedere chiaramente sul prato ogni maledetta domenica. E non solo quando non hai più nulla da perdere, non dopo aver calpestato certezze e dignità in ogni modo e in ogni stadio come ha fatto il gruppo di Mancini negli ultimi due mesi. Certe maglie, e quella nerazzurra è fra quelle, pesano il triplo delle altre proprio perché richiedono come ordinario ciò che per altri è straordinario. 

Ne restano ancora 12, 12 partite nelle quali dimostrare se la "quasi rimonta" contro i bianconeri possa davvero essere servita, se davvero l'Inter c'è ed è come i suoi tifosi: redivivi. Pronti a sentir battere forte il cuore, all'improvviso, quando non ci contavi più, anche dopo che è stato fatto a pezzi. Ne restano 12 per vedere una squadra in cui i giocatori di talento siano in campo a faticare e non in panchina a difendersi dal freddo. 12 per mostrare ancora quel carattere e quella tenacia tirati fuori quasi per magia in Coppa Italia. Allora sì, anche una sconfitta ai rigori sarà stata una svolta. Ma fino ad allora non celebriamola troppo perché una sconfitta a testa alta resta pur sempre una sconfitta.

Giulia Bassi


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