'Maledizione' Supercoppa: l'eredità (solo statistica?) della trasferta araba
Gli astronomi non possono che aver avuto pieno titolo e gioco facile per confutare, a suo tempo, le sballate teorie geocentriche di Aristotele e Tolomeo. Ossia di quei 2 pirla convinti che fosse il Sole a girare intorno alla Terra e non il contrario. Ma c'è da scommettere che gli studiosi contemporanei dell'universo - se interpellati - si sentirebbero in forte imbarazzo a sindacare su ciò che è ormai diventato forse più di un rilievo statistico. Nel senso che parrebbe fin troppo evidente quanto al Pianeta nerazzurro risulti talvolta difficile gravitare intorno al Sole della buona sorte... Scendendo, per esempio, nel dettaglio della sola Supercoppa - per quanto risulterebbe ormai pertinente anche la sua accezione romanesca di "sòla", con la "o" aperta, ossia di fregatura, giusto alla luce delle già 6 edizioni fallite su 14 partecipazioni nerazzurre - monterebbe financo un turpe sospetto. Nonostante l'albo d'oro di questa competizione annoveri finora appena 1 titolo nerazzurro in meno rispetto ai 9 finiti invece nel palmares dei battistrada torinesi.
Parafrasando Al Bano, la 'fantasia canaglia' di chi scrive si sarebbe allora fatta strada fino, appunto, a far 'sospettare' che possa (ancora) sussistere una sorta di patto 'insano' col diavolo. E con quale contraente da parte interista se non nei panni di José Mourinho che - all'epoca del suo contratto coi nerazzurri - avrebbe potuto magari sottoscrivere alcune clausole capestro a latere. Una stipula delle stesse sancita con un incipit testuale del diavolo: "Mi adopererò affinché voi e l'Inter riusciate a vincere il Triplete ma, almeno in Supercoppa, dovrete poi pagare dazio in più di un'occasione: con voi che farete da pioniere. A dispetto soprattutto dei Santi (sennò non sarei chi sono...), del regolamento del calcio e, non ultimo, dei reali meriti sul campo maturati dai nerazzurri" (stupisce, semmai, che nemmeno il demonio si azzarderebbe mai a rivolgersi al Vate di Setubal dandogli del tu...). Comunque si voglia fantasticare sulla faccenda, ora si faccia caso, ma seriamente, ai seguenti riscontri. A far data dalla stagione d'oro all'Inter del tecnico lusitano - quella seguente al suo avvento sulla panchina nerazzurra (luglio 2008) - non c'è stata finale di Supercoppa fra tutte quelle d'esportazione NON vinte (3 edizioni) - e, stante il nuovo format da club privè, con l'esito avverso allargatosi ora anche alla semifinale di quest'anno (dunque con 4 sconfitte in tutto) - per la quale i nerazzurri non potrebbero gridare vendetta. Anche a distanza di anni e sebbene con dinamiche, contenuti e retroscena di volta in volta diversi. Non foss'altro che per la troppa disparità tra i meriti e gli sforzi profusi in campo ed il nulla raccolto oltre il 90o in quelle circostanze che si vanno ora a raccontare in breve. Si prendano, per esempio, le 2 finali disputate nel cosiddetto "Nido di uccello" di Pechino nel 2009 e nel 2011. Partendo dalla prima, chi non ricorda l'andamento a dir poco stregato di quella finale di Supercoppa contro la Lazio. Successe che i biancocelesti - dopo una gara stradominata dai nerazzurri sotto ogni dettaglio statistico, specie nel 2° tempo - si erano ritrovati in vantaggio di ben 2 gol con azioni meramente fortunose. Salvo, i nerazzurri, riuscire a sfondare il muro di Muslera con Eto'o solo verso fine partita, senza però riuscire a completare poi la rimonta. Per non dire dell'atto finale di 2 anni dopo, meritevole di una doverosa premessa. Era l'estate dei veleni alla luce dell'emersione - dal processo penale di Napoli su Calciopoli - delle cosiddette "intercettazioni-bis" a carico pure dei nerazzurri. Il clima era stato reso irrespirabile anche dal Procuratore federale Palazzi che, 'cuor di leone', trovò il modo di concepire un'assurda requisitoria (salvo poi doverla mandare in prescrizione) sul conto dell'ex presidente nerazzurro Giacinto Facchetti che sarebbe venuto a mancare da lì a qualche mese. Per quanto quelle stesse conversazioni telefoniche 'a rischio' fossero già state considerate irrilevanti in occasione del primo processo su Calciopoli, nessuno riuscirà mai a togliere dalla testa del sottoscritto che l'arbitro di quella finale, il Sig. Rizzoli, ne sia stato pesantemente condizionato nella sua direzione. In particolare nella gestione disciplinare. Altrimenti, per dire - poco prima che i nerazzurri andassero in vantaggio grazie ad una magistrale punizione di Sneijder nel 1o tempo - non si sarebbe mai sognato di negare il 2° cartellino giallo a Gattuso per un fallaccio su Obi, a stretto giro della 1a sanzione comminatagli.
E con l'Inter eventualmente in superiorità numerica ed avanti di 1 gol, l'esito di quella finale sarebbe stato ben diverso per i nerazzurri, checché ne avesse raccontato alla fine il 1o Allegri milanista di allora. Per cui il bilancio della doppia avventura interista in quel di Pechino si rivelò davvero una roba da matti. A tal punto da far rievocare il titolo di una mitica pellicola molto in tema: "Qualcuno volò sul nido del cuculo" (nerazzurro): prima la Lazio, dopo il Milan...
Per saltare poi al gennaio di quest'anno - per quanto si trattasse dell'edizione della Supercoppa 2024 - che è ancora troppo viva e dibattuta per dover riargomentare degli assortiti misfatti arbitrali commessivi. Ed arrivare infine alla new entry della semifinale indigesta di soli 4 giorni fa, peraltro a conferma di quanto il Bologna si stia elevando a bestia nera emiliana dei nerazzurri: molto più del Sassuolo...
A prescindere dunque dalla sussistenza di fantomatiche clausole capestro, le fortune nerazzurre in questa competizione attendono nuovi e più profittevoli aggiornamenti. Idonei a correggere l'ago della bilancia degli esiti finali verso una percentuale migliore (appena un 57% positivo contro un 43% negativo). Sempreché non dovesse servire proprio escogitare qualche altro diabolico stratagemma per riuscire a rettificare - quel tanto che basta - financo l'asse gravitazionale del pianeta nerazzurro. Con buona pace di quei 2 pirla di Aristotele e Tolomeo...
Orlando Pan