Mourinho e gli arbitri: chi ha ragione?
La classe arbitrale in questo periodo non sta attraversando un periodo, per usare un eufemismo, troppo felice. Josè Mourinho, negli ultimi giorni, con la sua beffarda linea ironica ha criticato certe situazioni arbitrali (ricevendo a sua volta parole al veleno da molti addetti ai lavori), e sicuramente non l’ha fatto casualmente. Non c'è quindi, da parte di Mou, un atteggiamento di totale disprezzo nei confronti di un Paese che non lo ama o che, per lo meno, non ha ancora imparato ad amarlo, e che lo considera ancora il cattivo della situazione. Le considerazioni fatte in questa settimana dallo Special One non sono state casuali e prontamente si sono ripresentate anche questa domenica. La domenica di campionato ha fatto così emergere una classe arbitrale insicura, paurosa e incapace di decidere con la giusta calma e la tranquillità necessaria che serve per agire col pugno di ferro.
Quella stessa tranquillità che è mancata al sig. Gianluca Rocchi settimana scorsa nel derby; il fischietto fiorentino, forse troppo sotto pressione a causa della grandezza dell’impegno, dagli strascichi polemici dei giorni passati, non ha avuto la fermezza che in questi casi serve ad un direttore di gara, quella capacità di giudizio, quel coraggio che riesce a mettere la partita sui binari giusti; tutto a cominciare dalle prime battute di gara. Rocchi, non ammonendo Ronaldinho al primo minuto, ha incattivito la partita e forse per rimediare agli errori ha espulso Sneijder che, senz’altro, avrà esagerato, anche se l’arbitro toscano poteva anche chiudere un occhio, magari fronteggiando a muso duro il fantasista nerazzurro.
Lo stesso è accaduto domenica sera al signor Saccani in Juventus-Lazio; il rigore assegnato ai bianconeri ha del prodigioso. Quell’episodio è la cartina tornasole del momento no della classe arbitrale che soffre di mancanza di carattere e tranquillità. Ed ecco quindi che le parole di Mourinho passano in una sorta di revisionismo storico. Non sono quindi del tutto sbagliate, devono essere interpretate come critiche costruttive di un uomo dell’ambiente calcio, conoscitore di tutte le situazioni del mondo del pallone. Bisogna quindi stemperare i toni duri e aggressivi di questo periodo; gli arbitri sono pur sempre uomini e di certo la pressione non fa bene a questi ultimi. Magari, se si usasse l’ironia mourinhana la situazione migliorerebbe, in un Paese che fa poca ironia (meno ancora auto ironia), sempre dedito all’attacco veemente nei confronti di coloro che cercano di portare l’innovazione a dispetto di uno stile imbronciato e burbero, teso sempre alla distruzione e alla critica.