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Non c'è un'Inter che non sia importante

di Redazione FcInterNews.it

Essendo sotto Natale, chi scrive confida spassionatamente nella bontà dei titolari di Esselunga. Giusto per essersi permesso di appropriarsi del claim - adattandolo ad un'Inter sempre connessa, nonostante le defezioni - di un gradevolissimo spot pubblicitario dedicato alla spesa da fare presso la loro catena di supermercati e di superstores: quello della noce che si fa albero dei ricordi... . Ma, a proposito di SUPER, San Siro ha confermato di essere ancora un "punto vendita" di forti emozioni nerazzurre, a dispetto delle assortite scorribande basco-emiliane targate Sassuolo, Bologna (2 volte) e Real Sociedad. Anzi, ha offerto ad abbonati, paganti e telespettatori - e mica in promozione - una SUPER performance dell'Inter, nonostante il portiere avversario Falcone e seppur depauperata di Mastro Lautaro, sopraffino "artigiano" del gol tranne un po' meno per quelli da realizzare dal dischetto. Con gli eventuali "sfridi di lavorazione" che poi ricadrebbero nella sfera decisionale del capomastro Inzaghi... Ma tant'è. Per i nerazzurri affrontare il Lecce nell'imminenza delle feste natalizie appariva comunque cosa buona, giusta, ma soprattutto propizia. Di più: come aprire una strenna ricevuta dal solito parente, ma di quelli affidabili e non rompic*******: dunque nessuna sorpresa! Sì, perché con la legge dei grandi numeri non ci si scherza e pertanto era di conforto sapere di averle già pagato dazio nel lontano novembre 2000 con quell'unica vittoria salentina a San Siro a firma Vugrinec. Prima di ieri, nei restanti 16 precedenti incroci milanesi in campionato, erano infatti sortiti altrettanti successi nerazzurri con ben 49 reti all'attivo (più di 3 di media a partita) ed appena 5 subite. Col 2-0 "striminzito" di sabato, il totale dei gol è salito, però, a 51, cosicché - tolta quell'unica sconfitta - si possono ora depennare anche quei detestabili decimali per ricavarne una media esatta di 3 reti a gara. Sì, insomma: il Lecce, più che un avversario, si è confermato uno sparring partner. Alla luce quindi del sopraddetto motivo, a Natale è stato meglio affrontare i salentini che non, ad esempio, quelli del Verona, rimasti gli unici nell'attuale Serie A - a parte le cenerentole Frosinone e Salernitana - a non essere mai riusciti a sbancare il Meazza nerazzurro. Anche se per i nerazzurri quel grattacapo scaligero sarà solo differito di poco tempo: proprio al giorno dell'Epifania... 

Erano stati comunque due gli argomenti che avevano riempito l'immediata vigilia nerazzurra, anzi 3. Ma del probabile forfait di Lautaro per troppa dedizione alla causa se n'era già avuta quasi immediata contezza dopo l'infortunio in coppa Italia. Ora rimane solo l'augurio che l'assenza dell'argentino - a cui si è poi aggiunta anche quella di Dimarco - sia circoscritta a solo un paio di partite (Lecce e Genoa), per immaginarli poi entrambi pronti al rientro ai primi di gennaio: apposta per tenere a bada contro l'Hellas la precitata cabala e non trovare magari del carbone nella calza... Restavano dunque 2 focus nell'agenda degli sportivi nerazzurri: la vicenda Superlega e la 3a vita rossonera dello "spingitore" svedese (Corsport dixit). Ciò che dà nell'occhio della questione Superlega è che ad oggi - prescindendo pure dal favorevole pronunciamento incassato dalla Corte di Giustizia europea - i fondatori si paventino, nell'immaginario collettivo del breve e medio periodo, come una cerchia di baldi onanisti: e mica solo per una certa smaccata assonanza con il nome della loro creatura... Giusta la guerra ai consolidati monopoli di UEFA e FIFA sulle competizioni calcistiche internazionali, ma poi - almeno a dar retta al presidente UEFA Ceferin - come la mettiamo con il principio del merito sportivo (garantito solo all'apparenza), ma soprattutto con la promessa di trasmettere gratuitamente le partite su una piattaforma streaming chiamata Unify? In Italia, a parte Agnelli e De Laurentiis, solo in una cittadina dell'alta padovana pare abbiano tripudiato spudoratamente per il successo in tribunale della Superlega. Ma per una mera questione toponomastica, sapendo che quel nuovo progetto prevede, alla BASE, un torneo da 64 squadre divise in TRE LEGHE, con meccanismo di promozione e retrocessione tra le divisioni: da cui TREbaseLEGHE... Battute a parte, non può poi non stupire anche la particolare identificazione "autostradale" (A22) scelta dai fautori della Superlega, come se per "viaggiare" più spediti non ci fossero già in alternativa gli aerei o i treni... Fatto sta che quella sigla corrisponde esattamente alla nostrana autostrada del Brennero (la A22, appunto) che, però, non risulta essere l'unica via dall'Italia per accedere (e giocare...) in Europa. Poi è vero che anche le Autobahn tedesche e le autoroute francesi sono note con denominazioni analoghe. Solo che in Francia la A22 - assimilabile a poco più di un nostrano raccordo - si distingue per avere più uscite (18) che km di lunghezza (15,5): sarà la solita spocchiosa grandeur transalpina! Mentre invece in Germania la A22 è un'autostrada non in esercizio perché ancora in costruzione. Forse allora quella sigla alfanumerica vorrà omaggiare la stessa nazionalità tedesca di Bernd Reichart, CEO della parimenti costruenda ESL (European Super League)...

Venendo quindi ad Ibra, il sentimento (parola grossa!) che se ne ricava anche sulla sponda nerazzurra non può che essere di profonda delusione. Avendo letto a nove colonne che a Salerno avrebbe accompagnato i primi passi della creatura rossonera, opportunamente rattoppata, si immaginava che - grazie alla decisiva "mediazione" del suo ex compagno Pippo Inzaghi (di squadra, beninteso!) - lo svedese avesse chiesto di stravolgere il cerimoniale dell'ingresso in campo degli atleti. Imponendo dunque di sostituirsi ad ogni singolo pargolo locale per prendere - il bambinone scandinavo - letteralmente per mano, uno per uno, i giocatori rossoneri. Anche se avrebbe dovuto fare "avanti e indré" dagli spogliatoi per almeno 11 volte... Ecco forse perché, alla fine, questo continuo andirivieni l'avrà convinto a soprassedere: troppa fatica e conseguente esposizione mediatica! Ma i (non) risultati si sono poi visti sul campo: sconfitta rossonera evitata solo al 90° e Milan pronto a festeggiare la sua 3a stella: quella dei 30 infortuni. L'ha scritto - con incredibile e sconosciuta autoironia - proprio un editorialista rossonero attivando, solo qualche giorno fa, persino un count down prima dell'ultimo infortunio da cifra tonda di Tomori: "-1 alla 'terza stella".

Saranno pure trasversali, ma son sempre "soddisfazioni" che restano: ché Natale dura solo un giorno!

Orlando Pan


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