Ossessione e sogno
Mi è tornato in mente. Subito. Vigilia di Barcellona-Inter. Parla Lui. “C’è differenza tra un’ossessione e un sogno. Per noi la Champions è un sogno, per loro è un’ossessione”. Aveva ragione. Superammo l’ostacolo più duro, nel modo che ognuno di noi ricorda perfettamente. E poi andammo a Madrid, a vivere il nostro sogno. E a vincere.
Mi è tornato alla memoria ascoltando Claudio Ranieri in conferenza stampa, alla vigilia di Inter-Napoli. Ha parlato di sogno, di nuovo. Lo ha detto forse senza pensarci, parlando del “sogno” di De Laurentiis (“sogno una finale di Champions Inter-Napoli”). Lo ha condiviso. E ha ricordato che se non si vola alto non si arriva da nessuna parte. Mi piace, ci sto. Mi ritrovo. Torno a sognare. Vado a San Siro con i pugni in tasca e con lo sguardo dritto verso i miei campioni. Faccio conto su di loro. Li conosco ormai da tempo. Valuto i loro volti, le sfumature, gli sguardi, durante il riscaldamento. Perfino da come entrano in campo, trottando di corsa verso la tribuna arancio, perché è qui, davanti a noi, che comincia ogni volta la storia, l’avventura di una sera. Se si avvicinano sorridendo, applaudendo, e incitandosi a vicenda, si capisce subito che cosa ci aspetta. Una nuova cavalcata epica, minuto dopo minuto, fra colpi geniali, errori madornali, accelerazioni e patemi, tutto quanto in novanta minuti con il cuore in gola.
E’ tornata l’Inter. Non so come sia stato possibile, ma è successo. Mi colpisce di Ranieri un ragionamento di fenomenale efficacia. Quando dice ai nostri ragazzi: “ogni volta che vi ho incontrati, da avversario, è stata durissima. Sapevo che fino all’ultimo minuto potevate cambiare il corso della partita, non eravate mai domi, sempre pericolosi, con carattere, grinta e qualità”. Ha giocato sull’orgoglio, ha scatenato gli ormoni, ha fatto leva sulle medaglie, ma senza trasformare la sua affabulazione in nostalgia. Ha rovesciato le maglie nerazzurre, è entrato nell’anima. Ha fatto ciò che ogni condottiero deve fare. “Il rumore dei nemici”. Già. Ci risiamo. E’ paradossale, perché oggi è Ranieri che fa rivivere Mourinho. I puristi e i nostalgici storceranno il naso, diranno che non è possibile, perché lui, il Vate, è irripetibile, e deve tornare, prima o poi. Ma la verità è questa: noi oggi siamo di nuovo in corsa per tutto, dal campionato alla Champions, solo perché un uomo capace di “aggiustare” squadre rottamate ha finalmente in mano un giocattolo meraviglioso, zeppo di campioni veri, e di uomini ancor più veri.
Non so se vinceremo, domani sera. Lo spero, lo ritengo ragionevole. Ci conto. Ma sono sicuro almeno di una cosa: non saremo imbelli, non affronteremo il Napoli con la paura nelle ginocchia e nel cuore. San Siro sarà di nuovo straboccante di tifo e di incitamento. Anche questo ci vuole. L’Inter ha bisogno di sentimenti forti, la sua storia è un “feuilleton”, un romanzo popolare dalle tinte esagerate, mai mediocri, mai banali. Inter-Napoli è la partita giusta. Andiamo a vivere il nostro “sogno”. Da campioni del mondo.