Peppino, servirebbero le tue supposte
Ancora una sconfitta, a dire il vero non proprio meritata ma pur sempre una sconfitta, e per di più sul palcoscenico più importante, quello della Champions League, che avrebbe dovuto far germogliare, con la propria musichetta, il seme dell’orgoglio e del ricordo di trionfi passati, che tanto hanno reso grande non solo l’Inter, ma anche gli stessi giocatori scesi in campo al Velodrome.
Nulla di tutto ciò, mercoledì sera la musica della Coppa dei Campioni ha sortito l’effetto contrario, giocatori impauriti, squadra schiacciata nella propria trequarti che si è sgretolata, con il passare dei minuti, come la punta di una matita che si sbriciola lasciando una traccia sempre più leggera alle sue spalle.
Che cosa è successo nel giro di soli due mesi? Che cosa ha portato a questa apparentemente interminabile serie di sconfitte consecutive?
La differenza fra l’Inter di Dicembre 2011 e la nuova versione di Febbraio 2012 è la stessa che intercorre fra un diamante e un pezzo di carbone: la composizione chimica è totalmente identica a livello molecolare, ma è la struttura interna che li rende così differenti.
La struttura del diamante è formata da molecole coese in modo tale da formare una ragnatela imperforabile e solidissima, capace di resistere ad ogni tipo di urto. Proprio come il diamante, nel periodo che va dalla vittoria contro il Cagliari a quella contro la Lazio, i nerazzurri di Ranieri sembravano essere tornati quel diamante grezzo che aveva fatto la fortuna di Mourinho prima e di Leonardo (a larghi tratti) poi. Quella serie di vittorie consecutive aveva come minimo comune denominatore la certezza di un modulo preciso (il 4-4-2) interpretato al meglio dagli stessi undici giocatori.
Con il mercato di riparazione e la prima sconfitta rimediata contro il Lecce, tuttavia, la conformazione dell’undici di Ranieri si è modificata. Con il rientro di Sneijder e Forlan, gli stop forzati di Alvarez e Samuel e la partenza di Thiago Motta la struttura molecolare dell’Inter è cambiata perdendo, man mano, tutta la solidità conquistata. Come un pezzo di carbone, composto da sottili strati tenuti uniti da una debole forza di coesione, allo stesso modo l’Inter sembra aver perso la compattezza di squadra diventando, progressivamente, un intreccio di uomini coesi dalla sola necessità di scendere in campo di partita in partita.
Claudio Ranieri rappresenta la triste raffigurazione di questa confusione. Con le sue scelte tattiche, i cambi in corsa e le dichiarazioni in conferenza stampa, infatti, l’allenatore romano sembra essere sempre più distante non solo dal progetto che lui stesso sta faticosamente portando avanti, ma anche dalla totalità dell’ambiente nerazzurro. La partita di domenica sera, contro un Napoli in condizione super, sarà il crocevia fondamentale per il futuro dell’allenatore testaccino che, in caso di una pesante sconfitta, potrebbe lasciare il posto a due grandi ex nerazzurri.
“Ci vorrebbe qualche supposta di pepe di cayenna per rivitalizzare qualcuno dei nostri giocatori” disse il buon Peppino Prisco rappresentando al meglio gli umori dei tifosi nerazzurri. Per dare l’ennesimo scossone a questa squadra, Walter Zenga e Beppe Baresi potrebbero presto essere chiamati ad una nuova impresa titanica: da moderni Re Mida, trasformare un pezzo di carbone in un diamante da 11 carati.