Quella strana sensazione di aver svenduto un campione
Né l’Inter né l’Anzhi hanno comunicato ufficialmente le cifre dell’accordo per il trasferimento di Samuel Eto’o in Russia, ma i ben informati sostengono che le parti abbiano trovato un’intesa sui 22 milioni di euro più altri 5 di bonus, formula ormai ampiamente in uso per trattative di una certa levatura. In molti però, davanti a certe cifre e consapevoli del valore di un giocatore come il camerunese, avranno storto il naso. Bassa, infatti, questa somma al cospetto di un giocatore che nell’ultima stagione ha segnato 37 reti ed è ad oggi uno dei fenomeni del calcio mondiale, con un palmares che in pochi possono vantare e ancora almeno 4 anni di grande calcio davanti. Se poi si pensa che gente come Aguero, Pastore e Falcao, non certo pari al Re Leone, si sono spostati rispettivamente per 45, 43 e 40 milioni, e che un giovane come Nasri ha cambiato maglia per una trentina abbondante di milioni, le perplessità aumentano. Si ha la sensazione, infatti, che il club nerazzurro abbia in parte svenduto il suo fuoriclasse, che solo pochi mesi prima Moratti aveva definito incedibile anche a fronte di un’offerta di 50 milioni di euro.
Al di là della tristezza di veder partire un beniamino secondo me inimitabile in quanto a tecnica e personalità, un vincente che ha reso l’Inter tale nelle ultime due stagioni, vorrei spezzare una lancia in favore della società di Corso Vittorio Emanuele. Il discorso della cessione di Eto’o all’Anzhi, dal punto di vista economico, va valutato ad ampio raggio. È vero che l’Inter ha incassato ‘solo’ 27 milioni di euro, ma è altresì reale il fatto che complessivamente, al lordo, si libera a bilancio di altri tre ingaggi da circa 20 milioni di euro (contratto in scadenza nel giugno 2014), motivo principale di rinuncia del camerunese. La vera sfortuna di Moratti è stata la proposta generosissima dell’Anzhi al giocatore: 20 milioni netti a stagione, stipendio talmente elevato che sarebbe stato improponibile trattenerlo a Milano con un rilancio. Alla fine, infatti, considerato l’esborso per l’ingaggio, i russi hanno dovuto tirare la cinghia sul costo del cartellino, con ovvia perdita per le casse dell’Inter. Si spiega così il basso profilo di Tkachenko e co. Nella lunga e complessa trattativa con i nerazzurri prima dell’annuncio ufficiale del trasferimento. Chi si aspettava un’offerta altrettanto faraonica al club milanese, dunque, è rimasto deluso ma il tesoretto a disposizione dell’Inter resta comunque elevato, considerando il risparmio sul monte ingaggi in cui Eto’o era leader incontrastato nella rosa interista.
Metabolizzato l’addio del bomber, dunque, ora l’obiettivo della società è effettuare altri investimenti intelligenti, onde evitare di trovarsi nuovamente sul groppone stipendi che si avvicinano a quello corrisposto al camerunese. Si spiega così la scelta di acquistare Forlan, un big forse attempato ma eccellente dal punto di vista qualità-prezzo. Non a caso, tutt’ora è in corso la trattativa con l’agente per strappare un ingaggio meno alto rispetto a quello chiesto dall’uruguayano. Si spiega così anche la ferrea volontà di Branca e soci di ottenere un altro campione solo in prestito, con diritto di riscatto tra un anno. Soluzioni previste sia per Zarate sia per Tevez, i cui cartellini oggi sono fuori portata del club di Corso Vittorio Emanuele. Alla fine, però, ai tifosi questi discorsi interessano poco: quel che conta è che al posto di Eto’o arrivi gente che metta la palla in rete. La questione dei soldi, infatti, compete ai ragionieri, non a chi va allo stadio per divertirsi e vedere una squadra bella e vincente.