Rimonte e imprese storiche: parte del DNA Inter
Impresa. Non c’è altro da aggiungere. La vittoria dell’Allianz Arena da parte degli uomini di Leonardo ha il sapore di epico, un sapore provato dai tifosi nerazzurri nel corso degli anni, costellati da grandi imprese, alle quali si aggiunge senza ombra di dubbio quella di ieri. Non bisogna tornare tanto indietro nel tempo per rispolverare le mitiche vittorie europee, basta guardare a ritroso di 365 giorni: la prima mirabilia fu a Londra, contro il Chelsea. I campioni nerazzurri, arrivati ieri notte alla Malpensa, hanno paragonato la vittoria sul Bayern a quella conseguita a Stamford Bridge un anno fa. C’era il comandante Josè Mourinho in panchina e l’Inter, nonostante il buon 2-1 dell’andata, veniva ammonita dalla stessa stampa italiana, intenta a sottolineare come la squadra di Ancelotti fosse imbattibile in casa. L’Inter domina un mostro sacro del calcio europeo, passa con Eto’o nel secondo tempo, dopo aver fallito più volte il gol ed elimina i Blues, coloro che avrebbero dovuto fare dei nerazzurri un sol boccone.
IMPRESE DEL PASSATO RECENTE – Ma quella di Londra non fu l’ultima grande partita europea che l’Inter 'concesse' ai suoi tifosi lo scorso anno. I nerazzurri di Josè Mourinho ne regalarono altre due, presentate in un cofanetto dorato, il 20 e il 28 aprile, contro il grande Barcellona di Guardiola, campione di Spagna, d’Europa e del mondo in carica. I catalani non si fanno attendere e Pedro porta il Barça in vantaggio, dopo 17 minuti. Un gol che avrebbe potuto tagliare le gambe a chiunque, non all’Inter di Mourinho. Una reazione di rabbia, di fisicità, di tecnica, di tattica e di classe fa sì che i nerazzurri ribaltino come un guanto la partita: Sneijder, Maicon e Milito abbattono i marziani, i più forti del mondo, i quali si infrangono come un’onda su uno scoglio, colorato di nerazzurro. L’Inter non ha finito di stupire e, otto giorni dopo, si ripete. In inferiorità numerica (espulso Thiago Motta) la banda di Mourinho resiste per tutto il tempo, con il cuore e gli attributi, soffrendo il giusto e limitando Messi e compagni.
IMPRESE DEL PASSATO GLORIOSO – Tra le altre grandi partite nerazzurre del passato non è possibile non citare le vittorie degli anni 60 sul Real. Nella finale di Vienna del 1964, la doppietta di Mazzola e il gol di Milani valgono la prima Coppa dei Campioni. Oltre a questa, c’è anche un 2-0 sui Blancos a Madrid nel 1967, con i gol Cappelini e l’autogol di Zoco. Indimenticabile anche la vittoria della seconda Coppa Campioni, col Benfica a Milano. Il gol di Jair arrivò come una punizione divina, che bagnò di lacrime il volto del mitico campione portoghese Eusebio, il quale vide annegare nel diluvio meneghino l'occasione di aggiungere un trofeo alla sua mitica carriera.
RIMONTE DA PAURA – Le rimonte impossibili sono insite nel DNA di questa pazza squadra. Difficile non annoverare il 3-0 del 1965, a Milano, sul Liverpool, valevole per la semifinale di Coppa dei Campioni dello stesso anno. Ad Anfield, l’Inter di Herrera cade per 3-1, ma il Mago medita vendetta. A San Siro, una foglia morta di Mario Corso, l’astuzia di Peirò e la staffilata di Giacinto Facchetti affossano i Reds. L’Inter è in finale. Indimenticabili, poi, anche quelle rimonte 'minori' in Coppa Uefa, poi conquistata. Nel 1990/91 Klinsmann, Berti e Bianchi ribaltano la sconfitta (2-0) al Villa Park di Birmingham contro l'Aston Villa. Nella competizione del 1997/98 i ribaltoni sono addirittura due. A Lione, la squadra di Gigi Simoni mise sotto i francesi con un 3-1, grazie alla doppietta di Moriero e al gol di Cauet, reti che ribaltarono il 2-1 milanese per la squadra francese. Un’altra francese venne regolata negli Ottavi della stessa competizione. Ronaldo, Zanetti e Simeone fecero fuori lo Strasburgo, dopo il 2-0 subito in Francia.
Insomma non c’è da meravigliarsi se l’Inter va a cogliere queste rimonte incredibili sui campi più duri d’Europa. Nel DNA di questa amabile pazza c’è la bellissima abilità di saper tirare fuori al momento giusto tutto quello che serve per compiere l’impresa. Da Mazzola a Ronaldo, da Jair a Eto’o, questa squadra regala emozioni immense, grandissime, fa piangere e sussultare, ma domina e vince anche contro chi, a detta dei detrattori, avrebbe dovuto agevolmente ridimensionarne le ambizioni.
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