Sacrifici, equità e ripresa
Alla fine non ce ne siamo neppure resi conto. Ma l'arbitraggio pulito e tutto sommato privo di pecche dell'Applicatore di Regolamento (un Tagliavento magari favorito dall'inconsistenza, in parte imprevedibile, dei Viola) ci ha permesso di arrivare senza pañolada fino al termine di una vittoria classica, un due a zero "chepotevanoesserequattro". Muntari e Pazzini hanno pensato (?) che forse era meglio non esagerare, altrimenti poi il sor Claudio sarebbe tornato subito a parlare di scudetto, portando una sfiga cosmica, a soli tre giorni dal recupero di Genova (e come ci ricorda da vicino, questa situazione, quanto accadeva esattamente un anno fa, di queste settimane). Due a zero, di questi tempi, basta e avanza. Un gol di Mototopo in stile Paulo Roberto Cotechinho aggiunge alla vittoria il profumo di un primo, piccolo, risarcimento da parte della fortuna. Avesse segnato anche il Principe avrei rischiato un pericolosissimo quanto inevitabile balzo sul letto, compromettendo la lenta opera di saldatura delle mie due fratture... Meglio così. Già, perché il mio commento arriva ancora da casa, da un teleschermo, bloccato come sono dalla fine di ottobre... Quanto sia arduo soffrire lontano dalla tribuna arancio del Meazza lo lascio immaginare a chi legge. Cominciavo persino a pensare di portare sfortuna, con la mia prolungata quanto incolpevole assenza dallo stadio. Ora so che non c'entro, almeno direttamente. Posso mettere in armadio alcune scaramanzie rabberciate per la circostanza, e sperare, ragionevolmente che il 2012 ci porti sacrifici, equità e ripresa...
Il sacrificio è legato alla capacità dei nostri senatori di cominciare, mitridaticamente, a farsi un po' da parte, per consentire ad alcuni giovani di crescere e di continuare a dimostrare indubbie capacità (a proposito, magari adesso varrebbe la pena di ricordare chi ha voluto in nerazzurro Coutinho, Nagatomo, Faraoni...). Zanetti squalificato ha consigliato (permesso?) a Ranieri di schierare Faraoni appena davanti a un convalescente Maicon, ed è stata una delle mosse vincenti sabato sera. Il vuoto improvviso (?) di Sneijder ha costretto (favorito?) l'ingresso di Coutinho in funzione di assist man dietro ai due orfani del gol. E mentre tutti oggi lodano la prodezza del Pazzo, pochi notano la bellezza del taglio verticale del giovane brasiliano, che ha fatto impappinare la difesa fiorentina. E anche sul secondo gol è stato Coutinho a lanciare nello spazio Pazzini che ha intuito l'avanzata del furetto giapponese, servendogli un pallone alla disperata.
In generale ho visto finalmente più geometria, più coraggio, più voglia di giocare di prima e in verticale. Un sospiro di sollievo dopo tempi interi trascorsi a contare il numero dei passaggi in orizzontale e all'indietro, che spesso erano l'origine dei troppi gol presi su rimpalli, ripartenze, pasticci vari. Ecco perché ieri Julio Cesar ha dovuto fare solo due parate due, e pure facili. Ecco perché Lucio e Samuel, finalmente, hanno dato la sensazione di ricordarsi il glorioso 2010 (non esageriamo, per carità...).
Ora tocca a Ranieri, magari aiutato dal presidente Moratti, proseguire lungo il crinale stretto e impervio della ripresa e dell'equità (far giocare chi merita). Ho la sensazione che al momento la squadra gli dia retta. Illuminante Maicon, nel dopopartita di Inter Channel: "Ranieri ha ragione, non siamo più la squadra che ha vinto tutto". Già. Ma non siete neanche dei brocchi imbolsiti. E nel panorama generale di questo campionato da tartarughe possiamo chiedervi di fare uno sforzo di fantasia e di coraggio, di ridare prima di tutto a voi, campioni di ieri, e ai ragazzi di oggi, il gusto delle vittorie meritate sul campo, del gioco da Inter, fatto di concretezza, qualità, improvvise accelerazioni, conclusioni spietate.
Voglio tornare a San Siro con le gambe riparate e il cuore sereno, sapendo che l'Inter è uscita dal tunnel dei fantasmi. Ce lo meritiamo tutti, a partire dal pubblico, che si conferma un po' snob con i giovani, ma tutto sommato ancora capace di metterci il cuore, magari commuovendosi al ricordo di Peppino Prisco. Che stavolta, diciamolo pure, ci ha messo lo zampino.