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Strama, perché ci hai riso sopra?

di Giorgio Ravaioli

Azerbaigian, fine partita. E partita finita bene, una bella Inter, innervata di risorse fresche e motivata, ha conquistato prima il campo poi il risultato mettendo in mostra solidità e gesti tecnici da stropicciarsi gli occhi. Ancora una chiosa sulla partita di Baku, direte voi, ancora la scia di compiacimento per un impianto che resiste all'iniezione di rincalzi, ma quanto è bravo questo giovane mister, bla,, bla, bla. No, niente di tutto questo. La nostra attenzione si è posata su qualcosa, forse un semplice dettaglio, ma rimarchevole, forse perché inusuale. Cosa c'è dietro l'atteggiamento di Stramaccioni che nella consueta intervista di circostanza indugia sul prossimo derby? No non ci ha colpito l'affermazione maniavantista "Il Milan è favorito dopo l'impresa di San Pietroburgo", ma la risatina che ha accompagnato l'affermazione. Di solito, il volto compreso in una concentrata disamina, le parole scandite con chiarezza al microfono e il lavoro dell'intervistatore e il dire dell'interessato terminano lì senza lasciare altro che un alone di consumata e furbesca scontatezza. Stavolta il fantomatico sorrisino lascia aperta una domanda ulteriore a cui cercheremo di dare risposta. Che cosa avrà voluto far trapelare con quella smorfia apparentemente ricercata, forse non fortuita? Poiché non è chiaro se si sia trattato di uno spunto ridanciano dal sen fuggito o meno. Agli esegeti della comunicazione non verbale il parere tecnico. Noi, che più modestamente siamo usi penetrare nella semplice disquisizione a cui si prestano le interviste, indotto della schietta manifestazione sportiva, ci sentiamo di formulare qualche ipotesi da sottoporre al lettore a cui spetterà prendere parte per l'una o per l'altra, secondo esperienza e sensibilità.

1) Risata di sollievo. La fronte ancora imperlata di sudore freddo per il pericolo scampato. Un'insperata vittoria al termine di una match messosi immediatamente bene durante il quale l'avversario ha dato sempre l'impressione di poter rientrare in partita, grazie a un attacco popolato di talentuosi sudamericani, per definizione mai domi, dotati di quella imprevedibilità in grado di colpire quando meno te lo aspetti.

2) Risata tronfia genere "de che stamo a parlà?". Messaggio a tutti i detrattori, riduttori, sobillatori del ridimensionamento che nel dopo triplete avevano preso a simbolo del riflusso Philippe Coutinho, macchiettizzandolo per le fattezze e sgominando il rischio che potesse essere preso sul serio con storpiature del nome tipo Toto Coutinho o Paulo Roberto Coutechinho. La prestazione nello sperduto sito caucasico del giovane brasiliano, trattato da costoro come un raccogliticcio surrogato di un Lucas economicamente fuori portata, assume per il tecnico il sapore di una rivincita sapida e definitiva. "Ah, ah, ah andetevelo a pià ecc,ecc,ecc.

3) Risata sorda tipo "so io con chi cell'ho". Ce l'ha con Fredy Guarin, troppo presto sentitosi intoccabile dopo che tanta buona stampa un po' frettolosamente gli aveva fatto sentire spirare un vento travolgente, costantemente diretto sulla poppa, tanto da indurlo a giocare in più occasioni in maniera autoreferenziale, sconnessa dalle esigenze della squadra. L'allenatore gli ha fatto conoscere prima la concorrenza e poi la panchina. Il colombiano ha finalmente capito, che ciò serviva a porgli di fronte, sulla prua, responsabilità e limiti. Niente più sparatorie di tiri anche da 40 metri ma palla al compagno smarcato, fine delle decisioni di gioco prese in autonomia e a dispetto del comune interesse, ovvero giocate azzardate e relative palle perse.

4) Risata consapevole, fiduciosa. La partita di coppa l'ha ulteriormente ringalluzzito, la condizione generale è ottima e il turn over è il suo balsamo. Ha fatto i conti in colonna sommando addendo su addendo le forze che sa di potere mettere in campo domani sera. Sottraendo le potenzialità del Milan di quest'anno, sui conteggi che gli restano in mano spicca un vistoso segno più davanti, cosa che gli fa pensare che, se non cade il mondo su San Siro, il derby.. e qui per scaramanzia ci fermiamo ma ci siamo capiti.

5) Risata grassa. È reduce da un colloquio telefonico con un tale che dall'Italia l'ha chiamato per complimentarsi così: "Stramaaa, bene, bene...bene, bene". Un Antonio Cassano in vena di imitazioni gli ha fatto il verso, richiamando il più volte citato incontro nell'androne del condominio in cui abita anche Wesley Sneijder. Sentirsi per una manciata di secondi pugliese gli ha generato un incontenibile moto di ilarità, e poi, in fondo, una simile citazione fa sempre piacere, vuol dire che aveva in origine "bucato lo schermo" neanche fosse Noschese.

6) Risata sarcastica. Gli hanno appena sottoposto da Youtube lo spot della richiesta di aiuto, un sos in piena regola, che il marketing rossonero ha confezionato per scongiurare la diserzione di massa del proprio popolo dalla chiamata alle armi per la principale battaglia stagionale. Ha ancora negli occhi i toni dimessi, le parole accorate dal luogo del disatro, Milanello, immagini a cui manca per pura incompletezza scenica uno sfondo fatto di macerie. "Stateci vicino", "un derby senza tifosi non ha senso" con Ambrosini versione Bob Geldof che se ne esce con un impareggiabile "ho comprato anch'io il biglietto. potessi buttarmi in area se non è vero". Si magari dai bagarini, causa tutto esaurito. Per favore...e poi uno non dovrebbe riderci sopra..? Ora se volete scrivetemi. Come avrebbe detto Mike, la 1, la 2, la 3,ecc. Ma da parte nostra un'idea ce l'abbiamo già…


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