Adani: "Inter migliore della Juve, ma le manca cattiveria. Lautaro ha deluso, Inzaghi fermo: ecco qual è il vero problema"
Direttamente dalla BoboTV arriva l'analisi di Lele Adani per quanto riguarda il Derby d'Italia che ha visto la Juventus vincere per 2-0 contro l'Inter. "Cosa ci ha detto la partita di Torino? L'anno scorso l'Inter ha vinto con merito contro la Juve due finali e l'aveva battuta a Torino invece senza meritare, più un pari a San Siro. Bisogna rimarcare un fatto: il merito non sempre è direttamente proporzionale all'ottenuto - ha spiegato Adani -. Penso sia palese a tutti che domenica la Juve non abbia meritato di vincere, ma ha sfruttato la cattiveria che invece l'Inter non ha avuto. I nerazzurri potevano segnare 4 gol nel primo tempo, mentre il secondo tempo poteva portare a un 2-2: questa è la verità. E qui vengono fuori i difetti della squadra di Inzaghi: non raccoglie quanto produce e, al contrario, subisce tutto quello che concede. L'Inter è stata migliore della Juve da un punto di vista calcistico, ma non è stata cattiva. E alla Juve tanto è bastato per vincere".
"Non riesco a capire perché l'Inter sia così in ritardo, perché stia perdendo così tanti scontri diretti - ha continuato Adani -. C'è qualcosa che va al di là dello spartito tattico. Ho visto un Inzaghi fermo, senza reazione, quasi come sentendo che la partita sarebbe andata com'è poi andata. Ribadisco: il vero problema dell'Inter è il non concretizzare quanto prodotto. E chiaramente l'assenza di Lukaku pesa in tal senso, con lui parti quasi sempre da 1-0. Lautaro a Torino è stato deludente, l'attaccante vive per quei gol lì... Napoli e Milan davanti sono spietate, l'Inter non raccoglie per quanto produce. E questo viene fuori sempre negli scontri diretti: a parte il duello col Barcellona, li ha persi tutti. Poi sottolineo un dettaglio su Inzaghi: secondo me ha una comunicazione che non scuote e passa per disinteressato, cosa che non può essere per un allenatore di quel livello. Magari ci sta lavorando, oggi la comunicazione sposta molto, influisce. D'altronde è l'unico mezzo che permette alla gente di sentire il battito della squadra, altrimenti si va per deduzione. E questo compito spetta all'allenatore. Simone ha una comunicazione che oggi non regge più, alla gente non basta più: non puoi ridurre, devi entrare nell'analisi e spiegare".