Berni: "Inter, nessun rimpianto. Presto i nerazzurri alzeranno trofei. I due rossi? Un record che in pochi potranno battere"
Fonte: gianlucadimarzio.com
"Il mancato rinnovo del contratto con l'Inter era nell’aria. Sapevamo che sarebbe tornato Radu e con il club ne avevo già parlato. Ho vissuto un sogno, mai da bambino lo avrei immaginato. Ho condiviso lo spogliatoio con grandi campioni e non smetterò mai di ringraziate Zhang, Marotta e Ausilio". Queste le parole di Tommaso Berni, intervistato dal blog di Gianluca Di Marzio. "So che non sarà facile trovare una squadra – ammette il portiere 37enne –, ma non ho la presunzione di diventare di colpo protagonista. So quale è stato il mio ruolo negli ultimi anni e credo che rimarrà quello. L’ego è una brutta bestia. C’è un obiettivo superiore, cioè che la squadra vinca. Poi c'è la passione, per il ruolo e nell’aiutare i compagni in difficoltà. Io arrivavo al campo con il sorriso. L’Inter per me era un sogno e cercavo di trasmettere questa gioia. La voglia di giocare ce l’ho sempre avuta. Ogni martedì arrivavo al campo con l’obiettivo di allenarmi al massimo per giocare la domenica. Anche a 10 anni ero l’ultimo ad andarmene per la disperazione di mia madre".
LE ESPULSIONI - "Forse è uscita un po’ troppo forte la mia indole ultrà. Un record "particolare" che in pochi potranno battere (quello dei due rossi senza mai scendere in campo in 6 anni, ndr). Quando giochi, resti concentrato e non noti nulla. Da fuori, invece, vedi tutto. Accumuli adrenalina che però non puoi scaricare e quando ti ritrovi l’arbitro lì… La prima volta sbagliai e chiesi scusa a tutta la terna. La seconda, però, fu eccessiva. Non feci niente di offensivo, ma con lo stadio vuoto si sentiva tutto. Dissi solo un porca t***".
NESSUN RIMPIANTO - "Iniziai a fare provini su provini e arrivò l’Inter. Che emozione, dopo gli allenamenti sfidavo il gelo e mi mettevo a guardare i vari Ronaldo, Vieri e Recoba da dietro i cartelloni pubblicitari. Rischiavo di tornare a casa con 40 di febbre, ma non mi importava. NeL 2014 ero al Torino, dove non mi avevano mai dato una possibilità. Chiesi al mio procuratore di poter andare a giocare altrove. Un giorno mi chiama e mi dice dell’Inter: 'Dai, non mi prendere in giro, trovami qualcosa. Va bene anche in B', gli rispondo. 'Ok', mi fa. Probabilmente non ci credeva nemmeno lui. Poi mi chiamò ancora e mi disse che mi volevano davvero. Se ho insegnato qualche trucchetto ad Handanovic? Non scherziamo, Samir para davvero. Io ho sempre fatto un po’ finta! Dispiace lasciare l'Inter, anche perché sono convinto che presto alzerà trofei importanti. Mi mancherà la panchina di San Siro. E io mancherò a lei. Non ci sarà più un matto che esulta ad ogni gol o che si faccia buttare fuori".