Cambiasso: "Scudetto in un derby in trasferta con 5 giornate d'anticipo, Inter straordinaria. Tutti meritano 10 in pagella"
Il 20esimo scudetto messo in bacheca dall'Inter trova la felicità anche di Esteban Cambiasso, intervenuto in collegamento con Sky Sport per analizzare l'impresa dei nerazzurri dopo il successo nel derby e la conquista della seconda stella: "Bisogna dare risalto a quello che hanno fatto, una stagione fantastica e spettacolare. Il discorso della somma degli scudetti e della seconda stella, avendone vinto 5, posso sentirmi orgoglioso di esserne parte per un 50%. Quest'anno si stava cadendo un po' nella trappola di pensare che se l'Inter non avesse vinto lo scudetto ieri avrebbe avuto un sapore diverso, ma è un qualcosa di straordinario vincerelo in un derby fuori casa. Non solo per il calcio italiano, ma anche a livello internazionale: per un tifoso è un qualcosa in più".
C'è qualcosa che hai invidiato a qualcuno?
"No, li ho ammirati perché hanno fatto un anno magnifico. Non mi piace usare la parola invidia: ho avuto più di quanto avrei sognato nella mia carriera, quindi li ho ammirati perché hanno fatto una stagione fantastica che probabilmente è figlia anche di quella precedente dove si è sognato anche con la finale di Champions".
Cosa avresti barattato della tua carriera per vincere uno scudetto nel derby?
"Niente. Le cose che son riuscito a fare erano le più importanti alle quali potevo ambire e ora sono contento per i ragazzi. Non hanno solo vinto uno scudetto, ma l'hanno veinto in un derby e con 5 giornate d'anticipo. Ed è molto. L'hanno strameritato".
Sei d'accordo sul 9,5 che abbiamo dato a Lautaro?
"Nì. Quando uno arriva a questo risultato è da 10 per tutti, è ingiustizia dare più o meno merito a uno o all'altra. C'è alchimia ed energia quindi 10 punti li merita il terzo portiere che ha giocato poco o nulla ma anche chi è stato determinante come Lautaro e Calhanoglu. Per fare una stagione così è difficile dare meno di 10 punti. Capisco il lavoro giornalistico, ma non sono amante delle pagelle e per me questo è un campionato di perfezione".
L'anima argentina nell'Inter c'è sempre.
"La storia con l'Argentina c'è da molto tempo fa, da Herrera e Ramon Diaz, a Pupi (Zanetti, ndr) , Walter (Samuel, ndr), Veron e tutti quelli con cui ho giocato fino ad avere oggi un altro capitano che rappresenta tanto. Si parla spesso del senso di appartenenza ma a volte questo c'entra ben poco col posto in cui sei nato. Puoi essere completamente interista nascendo a Bahia Blanca come Lautaro o nel cuore italiano come Dimarco che è stato fondamentale e che è un grande cuore nerazzurro".
Chi è stato determinante?
"Non potrei non dire tutti dopo il discorso che ho fatto. Per me il lavoro di Inzaghi perché ha saputo gestire le forze. È stato fondamanetale Barella come sempre ma anche Frattesi con i suoi gol importanti, ma anche Calha e Asllani e Mkhitaryan che ha dato tanta qualità. È il centrocampo più forte in Italia, ma qui c'entra anche il lavoro che fa la difesa e l'attacco. I ragazzi sono stati anche agevolati perché la qualità non è mai mancata".
Quanto sarà importante trasmettere il DNA interista di uno come Dimarco?
"Molto, è fondamantale. Non è mai facile vincere e ancor di più anche come hanno fatto quest'anno: essere arrivati in finale di Champions l'anno scorso doveva contnuare con questa vittoria del campionato. Ci sono giocatori che sentono la maglia e Dimarco è uno di questi. La sensazione più bella di un giocatore è rappresentare il tifoso sul campo, è un orgoglio enorme che vale più di qualsiasi medaglia. Poi a livello qualitativo gioca solo con un solo piede e questo vuol dire che quel piede è molo molto buono".
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