Candreva: "Il gol contro il Lecce una liberazione dopo un anno 'in cantina'. Conte numero uno, vi spiego perché"
Nono appuntamento con le video-interviste in compagnia dei calciatori nerazzurri, pronti a rispondere alle domande inviate sui social dai tifosi con la mediazione di Inter Tv. Oggi è il turno di Antonio Candreva, che esordisce parlando della sua vita quotidiana in queste settimane di quarantena: "Entrate pure in casa mia. Sto bene, grazie. E' un momento delicato, particolare, perché quello che è successo al mondo è un qualcosa di brutto. Tutti ci auguriamo che finisca al più presto, continuiamo a rispettare le regole".
Quanto è importante trascorrere il tempo con la famiglia?
"E' un momento bellissimo, noi calciatori facciamo un lavoro particolare, il più bello del mondo e non ci lamentiamo. Restare 24 ore su 24 capita un mese all'anno d'estate, vivere questa quotidianità mi fa piacere. Vedere crescere mio figlio giorno dopo giorno è bellissimo. Mio papà? Non ho mai voluto far sapere molto della mia vita privata. Però mio papà è malato da un anno, sta combattendo contro un brutto male: lo abbraccio, gli sono vicino".
Cosa cambierà nel mondo?
"Ne usciremo più forti di prima perché ci sembrerà una novità anche andare a passeggiare al parco. Questo periodo può servirci da lezione, le cose che ci pesavano prima diventano fondamentali".
Ti alleni con Allegra, la tua compagna.
"Noi ringraziamo che siamo così dalla mattina alla sera, iper-attivi. Non da divano o da film, Allegra è supersportiva e si allena col sorriso. Averla come spalla è piacevole".
Come passi la giornata?
"Allenamenti, poi facciamo giocare Raul. Le giornate sono lunghe, poi Amazon ci sta aiutando parecchio: gli compriamo tanti giocattoli nuovi".
Domanda di Biraghi: ti tagli i capelli a fine quarantena?
"A ogni riunione quando arrivo pettinato, il mister mi massacra, sono un po' preso di mira (ride ndr). Prendo in considerazione questa idea di tagliarmeli".
Il gol più bello mai fatto?
"Mi viene in mente su du piedi il mio primo gol con l'Inter, tre anni e mezzo fa nel derby, nel novembre 2016. Un gol sotto la mia Curva, dispiace che poi la partita finì in pareggio. Lo ricordo con amore e piacere".
La tua prima partita.
"L'esordio lo feci minorenne con la Ternana a Empoli, giocavo all'epoca negli Allievi Nazionali. Il mister allenò per un periodo la prima squadra e mi fece esordire al Castellani in Serie B: me lo ricordo come fosse ieri".
Quanto ti manca il calcio?
"Mi manca tantissimo, la quotidianità con i compagni e la domenica. Anche i tifosi e la partita".
Calciatore preferito?
"Non ho mai avuto l'idolo, mi è sempre piaciuto quello col 10 sulle spalle ma non ne dico uno in particolare. Comprai il cofanetto di Maradona, per citarne uno".
Perché hai deciso di tagliarti la barba?
"Partì tutto la scorsa estate, feci una prova al mare. Con il consenso di Allegra, mi sono piaciuto senza barba e poi è andata avanti così, anche con i tifosi".
Hai riparato il lampadario (rotto da Allegra ndr)?
"Sapevo che sarebbe successo. Quando torneremo alla normalità, ordinerò una goccia di quel lampadario".
La più grande emozione all'Inter.
"Ne ho avute tante, spero di averne altre: voglio essere decisivo e alzare un trofeo in questo anno e mezzo. L'emozione di giocare in un San Siro pieno è grandissima. Se ti dicessi tutte quello che ho provato, staremmo qui fino a stasera".
Hai dei riti?
"Non sono superstizioso, magari ho un rito: allaccio la scarpa sinistra prima di quella destra prima di entrare in campo".
Il gol col Lecce nella prima di campionato.
"Quando fai un gol così, davanti al tuo pubblico, dopo un anno in cantina, è come una liberazione. Un'emozione unica, ho liberato un anno di sofferenza".
Cosa ti piace di più in campo?
"Vincere, tornare a casa con i tre punti. Convincere e giocare bene, tornare dalla trasferta cantando".
Perché indossi la numero 87?
"E' il mio anno di nascita, ho sempre avuto questo numero dalla Lazio".
Cosa ti aspetti dalla tua carriera?
"Mi sento bene, entusiasta. Voglio mettermi ancora in discussione, finché avrò questo entusiasmo mi aspetto tanto. Sono pieno di energie".
Canzone preferita.
"'Ragazzo fortunato' di Jovanotti, ma non la canto perché faccio figuracce".
Cosa ti ha detto Conte quando vi siete ritrovati?
"Il mister è uno di poche parole, ma ti entra subito dentro. Non mi ha detto tanto, mi conosce e ha saputo comunicare con i fatti e gli occhi. Conosce solo una parola: il lavoro, il sacrificio. Per me è stato il mister più importante mai avuto, sin dai tempi della Nazionale: è il numero uno, posso solo parlare bene di lui".
Il tuo piatto preferito.
"L'amatriciana. Ma ora mi sto comportando bene con il cibo, abbiamo il 'pranzo libero' di domenica: mangio la pizza integrale. Se sbagli, succede un casino (ride ndr)".
Il tuo periodo migliore.
"Per continuità dico la Lazio, dove ho fatto un percorso importante. Mi ha dato la possibilità di approdare in una top come l'Inter, devo tanto alla Lazio".
Il compagno più simpatico.
"Tanti. Brozo dice la sua, è un simpaticone. Siamo tutti pronti allo scherzo, siamo un bel gruppo. In spogliatoio ci ammazziamo dal ridere".
Brozo è tornato biondo.
"Sta bene, gli ho fatto i complimenti: è bellissimo".
Ruolo preferito.
"Sono nato trequartista, mi piace la libertà di ruolo. Crescendo capisci che ci sono cose da rispettare in una squadra; l'esterno mi ha dato la possibilità di avere continuità. Il 3-5-2 mi piace tantissimo, attacchi e difendi nella stessa maniera".
Cosa vuol dire indossare la maglia dell'Inter.
"E' una cosa bellissima. Far parte di questa grandissima famiglia, rappresentare questo club mi riempie di orgoglio: sono onorato di rispettarla ogni giornata".
Come ti sei sentito dopo il gol col Dortmund?
"Bella emozione, lo stadio era caldo e pieno come sempre. Chiudere la gara così è stato bello, c'è il rammarico di essere stati eliminati (dalla Champions ndr)".
Vorresti allenare a fine carriera?
"Mi piacerebbe fare l'allenatore, ma non saprei dirti se sono pronto. Quando sarà il momento, sarà tutto nuovo. E' il lavoro più difficile, stai a contatto con 25 persone e devi capirle tutte: devi essere papà e psicologo".
In coda alla chiacchierata arriva il messaggio di Candreva ai tifosi: "Dovete avere pazienza, sperando che si sistemi tutto. Speriamo di tornare ad abbracciarci, non solo dopo un gol".