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Cannavaro: "Con la Juve due titoli vinti sul campo, poi il casino di Calciopoli. Inter? Ecco cosa mi disse Moratti dopo l'esordio"

di Mattia Zangari

Dall'addio all'Inter a Calciopoli, passando per la Nazionale: Fabio Cannavaro racconta tutto in diretta sulla pagina Instagram di Damiano ‘Er Faina. Si parte proprio dai due scudetti revocati alla Juve per lo scandalo che travolse la Serie A nel 2006: "Il rammarico è che è successo tutto quel casino dopo due anni in cui ho fatto delle prestazioni paurose - spiega il Pallone d'Oro 2006 -. Il rammarico è quello, di non essermi potuto godere due scudetti sudati sul campo. Abbiamo dato il massimo, sul campo abbiamo sofferto e gioito. Era una squadra talmente forte che dopo, quando venne fuori tutto il casino, nessuno ci voleva credere, me per primo. Dicevo: 'Non è possibile'. E invece poi venne fuori tutto il casino".

Un'altra pagina non indimenticabile della carriera di Cannavaro è quella scritta a caratteri nerazzurri: "All’Inter il rammarico è che sono andato via sul più bello - ammette il tecnico del Guangzhou Evergrande -. Ho sofferto tanto, pensavo di smettere di giocare a calcio perché sono stato quasi un anno e mezzo con una frattura nella tibia. Più che problema psicologico, era il fatto che non potessi allenarmi. Avevo come un coltello nella tibia: non posso mai dimenticare che è stato un errore, dovevo fermarmi subito. Però ero appena arrivato… non posso mai dimenticare quando sono entrato a San Siro la prima volta, non giocai titolare, Cuper mi fece entrare dopo. Quando entrai ci fu un boato pazzesco. Alla fine della partita Moratti venne da me e mi disse: 'Fabio, un boato così l’ho sentito solo per Ronaldo'. Questo per farti capire le aspettative che c’erano. Per me dopo sette anni di Parma e titolare della Nazionale, arrivare lì e fallire mi dava fastidio. A Mancini dissi che sarei tornato quando ero pronto e iniziai un programma di allenamento. Dopo tanta sofferenza, mi chiamarono per dirmi che mi avrebbero venduto alla Juve. A quel punto dissi: 'adesso che sto bene, mi vendete?'". 


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