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Cannavaro: "Quest'Inter come la prima Juve di Conte. Icardi? Cecchino. In A troppi stranieri"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Corriere della Sera

"È il momento che qualcuno ci metta la faccia e decida di fare nuove regole. La svolta può partire solo da questo". Lo dice Fabio Cannavaro intervistato dal Corriere della Sera.

Dire Italia nel calcio cosa significa nel mondo?
"Abbiamo vinto 4 Mondiali: siamo rispettati. A volte diamo poca importanza a noi stessi e guardiamo sempre gli altri. Ma noi per anni siamo stati un punto di riferimento".

C’è troppa esterofilia?
"Sì, in campo e fuori".

Dal 2006 a oggi c’è stata troppa presunzione?
"Vincere ci ha fatto più male che bene. Perché si è smesso di curare i vivai. L’unico vero modello da cui imparare è quello tedesco".

L’errore da correggere?
"Vanno insegnati i fondamentali della tecnica, della coordinazione, dell’uno contro uno. Invece sento parlare di linea a 4 o di fuorigioco: gli allenatori non devono sfogare la loro repressione sui più giovani. Nella semifinale del Mondiale ho fatto un anticipo da cui è partita un’azione da gol grazie all’insegnamento di uno dei miei primi allenatori. Oggi vedo difensori che fanno rimbalzare la palla o non sanno saltare con un piede...".

Gli italiani vanno protetti?
"Sì, con le quote. In questo momento bisogna essere egoisti e tutelare lo sviluppo dei nostri giocatori. Ben vengano gli stranieri che fanno la differenza, ma a pari qualità preferiamo l’italiano. Non è razzismo, ma a livello giovanile i nostri ragazzi crescono più tardi di altri".

Venerdì c’è Napoli-Juve: occasione unica per Sarri?
"Sì, perché avere la Juve a 7 punti sarebbe un bel vantaggio. Ma non è solo una corsa a due. L’Inter zitta zitta si sta inserendo: non giocare le coppe la aiuta. Come fu per la prima Juve di Conte".

Da collega cosa prenderebbe da Spalletti?
"Mi piace come trasmette il suo concetto ai giocatori, lo porta avanti negli allenamenti e lo fa in partita".

Con un Icardi in più.
"Con una palla, fa due gol. È un attaccante di quelli che avevamo noi italiani una volta".


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