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Caro anno nuovo, ti scrivo: i desideri dell'Inter per il 2015 che verrà

di Christian Liotta

Non sarà certo questa partita a fare andare di traverso il cenone di fine anno. Certo, questo 2014 vissuto pericolosamente da parte dell’Inter va in archivio con una sconfitta, ma al termine comunque di un’innocente amichevole, più che altro una sgambata di rifinitura per tastare un po’ il polso ad alcuni giocatori in vista della riapertura delle ostilità. Anzi, al cospetto di un avversario comunque superiore per rosa e qualità (oltre che per mezzi economici, indubbiamente) come il Paris Saint-Germain di Laurent Blanc, che per tutta la durata dell’incontro ha mantenuto intatta parte dell’ossatura iniziale (novanta minuti per Zlatan Ibrahimovic, giusto per fare un esempio) mentre l’Inter ha cominciato a schierare seconde e anche terze linee dopo l’intervallo, Roberto Mancini ha comunque potuto raccogliere qualche spunto interessante nel primo tempo, quello giocato con l’Inter, tra virgolette, ‘migliore’. E se non fosse stato per l’eccessiva frenesia di Mauro Icardi forse staremmo anche parlando di un vantaggio di uno-due gol, ma comunque, a parte forse qualche pecca in fase difensiva, la squadra ha risposto in maniera incoraggiante.

NON SI PASSA – Il resto dell’incontro, invece, è stato più che altro una passerella per i rincalzi e le giovani speranze dell’Inter, col tasso tecnico del match che andava via via scemando, fino a sfociare in una partita francamente monotona sbloccata solo da un errore collettivo della retroguardia nerazzurra che ha concesso a Yohan Cabaye di infilarsi indisturbato in area dopo pallone innocuo mal gestito dal reparto arretrato e poi scivolata via a parte rari lampi. Lo stesso tecnico ha sottolineato come fosse inevitabile, del resto, che si verificasse una discrepanza di rendimento simile. E allora, bisogna tenersi per buone quelle che sono state le indicazioni fornite dal primo tempo. Il mister si è detto soddisfatto della prova di Hernanes, sicuramente il principale osservato speciale della serata; ok anche Mateo Kovacic che quando ha potuto ha illuminato il gioco, anche se, a brillare più di tutti, è stato ancora una volta Samir Handanovic. Capace di fermare in un paio di circostanze il sempre pericoloso Ibrahimovic, lo sloveno ha regalato l’ennesima grande prova di un 2014 in crescendo, dove ha ritrovato anche quella fama di pararigori che nei suoi primi anni nerazzurri sembrava essere svanita chissà dove. La prima, grande certezza con la quale affrontare l’anno nuovo sta in mezzo ai pali.

LA BONA NOVELLA – Tante volte se ne è parlato, tante volte è stato invocato, magari non come salvatore della patria ma almeno come giocatore degno di una chance coi grandi, lui che da quando ha iniziato a mettere gli scarpini da calcio ai piedi, ha avuto come prerogativa quella di bruciare le tappe. Ieri, forse, Federico Bonazzoli ha fatto capire che sì, il suo destino può essere quello di una grande carriera. Schierato dal primo minuto in un ruolo che tecnicamente non gli appartiene come quello di esterno d’attacco (quasi a voler sopperire al mancato arrivo di quell’Alessio Cerci al quale quella zona del campo era virtualmente assegnata prima della briscola del Milan) affronta a testa alta e petto in fuori la sfida, cercando lo squillo già nei primi minuti di gara e dimostrando che in quel ruolo lui ci può stare eccome. Dopo alcuni esperimenti rivelatisi azzardati, proprio al gong del 2014 Mancini ha scoperto che forse si rischiava di meno dando fiducia al ragazzino bresciano; ma non è tempo di piangere sul latte versato, anzi è il momento questo che Bona assimili il più possibile gli insegnamenti di quello che lui stesso ha definito un maestro, l’uomo che può fargli forse compiere il definitivo salto di qualità.

I BUONI PROPOSITI – E così, va in archivio anche questo 2014, un anno, come detto prima, vissuto pericolosamente dall’Inter. Arrivata ad una qualificazione meritata pur senza particolari acuti ai playoff di Europa League, partita per la nuova stagione con un’idea ben precisa, almeno nelle parole e nelle intenzioni, idea che poi è stata clamorosamente stravolta in una tiepida giornata di novembre quando si è deciso il cambio di rotta: via Walter Mazzarri, ecco Roberto Mancini; un ritorno dal grande fascino ma anche dalle grandi incognite, soprattutto legate ad una rosa che non fa assolutamente al caso del tecnico jesino e che già a gennaio reclama ritocchi importanti. Ecco, questo è il primo proposito del 2015 nerazzurro: quello di fare i cosiddetti ‘salti mortali’ (Fassone dixit) per accontentare Mancini in questa sessione di riparazione che però si preannuncia decisamente complicata per vari motivi. L’inizio non è stato di certo confortante con Alessio Cerci sedotto e poi strappato via dal Milan; adesso circolano altri nomi, da Lukas Podolski ad Ezequiel Lavezzi, ma nessuna strada appare in discesa. E i dubbi aumentano, quando invece nel mondo nerazzurro ci sarebbe disperato bisogno di chiarezza. Ecco, questo deve essere il secondo buon proposito interista: chiarire cosa si può fare, con quali uomini e con quali mezzi affrontarlo, e soprattutto con quali aspettative. E poi, requisito che sicuramente non dispiacerà al Mancio come a tutto l’ambiente, possa questo 2015 portare un po’ più di serenità. Non è stato un anno facile quello che sta per chiudersi, per tutte le componenti (squadra, società, coronarie della tifoseria), per questo motivo  forse questo deve essere l’anno di quel ‘keep calm’ che fa tanto social, perché il malcontento è giustificabile ma va anche circoscritto all’interno di un nuovo ‘stato nascente’ che sta attraversando da poco più di un anno tutto il mondo interista, all’interno del quale regna ancora comprensibilmente il caos.

 E ORA, CHAMPAGNE – Erick Thohir ha spiegato che per i risultati occorre tempo e che la situazione finanziaria non è certo florida, certo guardare costantemente l’erba del vicino non aiuta a ridare il buonumore ma è anche ingiusto non riconoscergli se non altro il coraggio per aver avuto la voglia di accettare una sfida che molti altri, forse, avranno rifiutato in partenza: quella di ricostruire un team e un brand vincente e di crederci fortemente. Certo, le prospettive non sembrano rosee ad oggi ma il tycoon è uno abituato a vincere le sue sfide, e la costruzione dello stadio dei DC United ne rappresenta l’esempio più lampante. Domani, comunque sarà un altro giorno, anzi, un altro anno, e si vedrà: intanto, l’augurio a tutti i tifosi di un buon 2015!


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