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Chivu: "In estate c'è stata qualche trattativa con l'Ajax. Allenare l'U-23 dell'Inter? Non potrei mai dire no"

di Mattia Zangari

Dopo la fine del ciclo da allenatore delle giovanili dell'Inter durato per sei stagioni, Cristian Chivu è stato contattato dall'Ajax la scorsa estate. Lo ha confermato il diretto interessato ai microfoni di Radio TV Serie A: "Come giocatore mi hanno preso, avevo 18 anni - la battuta del romeno -. Ho un bel rapporto con loro, qualche trattativa c'è stata col ds e dt, coi quali ho un bel rapporto. Ma l'Ajax ora ha un allenatore (Farioli, ndr)".

Sfumata l'ipotesi di tornare in uno dei club della sua carriera, Chivu non ha chiuso le porte a un'eventuale seconda esperienza sulla panchina nerazzurra: "Se allenerei l'Under 23 dell'Inter? Io i pensieri li faccio su tutto, non potrei mai dire no - l'ammissione di Chivu -. Il progetto U-23 è importante, è meglio tenere i giovani in casa, sotto osservazione. Poi c'è la possibilità che si allenino con la prima squadra, così non puoi che migliorare".

Parlando del suo passato da giocatore, Chivu ha raccontato così il suo impatto sulla Serie A: "Capii subito che era un campionato duro, ogni squadra aveva giocatori di qualità: penso al Brescia di Baggio. Sono migliorato a livello di attenzione, serviva sempre tenere le antenne dritte: ho imparato a restare focalizzato sulla partita. Un allenatore che avrei voluto? Devo pensarci... Guardiola? No, non lo so. Ho avuto allenatori bravi, loro hanno avuto la fortuna di avere me (ride, ndr). E' sempre stato uno scambio di informazioni che hanno aiutato la squadra".

Infine, Chivu ha ricordato gli anni alla Roma, due stagioni in particolare, vissute agli estremi Chivu-Samuel miglior coppia difensiva della Serie A? Quell'anno subimmo 15 gol prima dell'ultima giornata, che giocammo a scudetto acquisito facendo 3-3. Per farvi capire: rosicammo per un gol di Chevanton al 90', un 3-1 del Lecce, che interruppe una striscia di 8-9 partite senza gol. L'anno dopo lo scudetto ho avuto paura di retrocedere con la Roma. Sono sempre finito primo, secondo, massimo quarto in classifica. Quell'anno, pur avendo una squadra forte, diventò una stagione difficile. Non sapevamo lottare con le unghie e con i denti, non vincemmo per 11 partite. Lo 0-0 con la Lazio fu un 'volemose ben'e, dagli spalti gridarono 'vergogna'. Io volevo scendere in campo per vincere sempre, ma capimmo nel corso di quell'annata dove fare i punti utili alla salvezza. Alla fine ce la giocammo con l'Atalanta, vincendo 1-0 con gol di Cassano". 

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