Eriksen: "Inter, insieme per creare una nuova storia. Guardo al campo, non ai numeri. I tifosi cambiano le partite"
Fonte: Matchday Programme
"Essere tornati in campo è bello, il protocollo impone regole che per forza di cose ti fanno vivere le partite in maniera differente rispetto a prima. Ci mancano i tifosi allo stadio". Queste le parole di Christian Eriksen nell'intervista pubblicata stamane nel Matchday Programme in vista di Inter-Brescia.
"Il mio allenatore è sempre stato mio papà – racconta il danese –. Mi ha insegnato tutto: l'essere ambidestro, ad esempio, quando mi diceva di giocare in giardino calciando un po' con il destro e un po' con il sinistro, o quando mi faceva fare 10 passaggi con il destro e 10 con il sinistro. Avevo talento, essere il figlio dell'allenatore mi faceva avere gli occhi addosso. Le aspettative sono sempre state alte attorno a me: avevo più responsabilità e pressione, ma mi piaceva essere coinvolto nelle partite, sono sempre stato felice di giocarmi qualcosa".
"Milano l'ho vista poco a causa del lockdown, ma per quel poco devo dire che è una bellissima città dove si respira in maniera chiara la passione dei tifosi per il calcio e in particolare il calore degli interisti, che sanno trasformare le partite quando sono allo stadio – sottolinea Eriksen –. So che negli ultimi anni il mio rendimento a livello statistico è stato importante, in Inghilterra. Ma io non guardo tanto ai numeri, quanto a quello che riesco a dare in campo. Prima di venire in Serie A ovviamente ho sempre legato l'Inter all'anno del Triplete: era il 2010, ho ammirato le loro imprese clamorose e poi me li sono ritrovati al Mondiale in Sud Africa, dove avevo solo 18 anni. Pazzesco. Pian piano mi sto immergendo nella tradizione di questo club. Adesso però è il momento di creare una nuova storia".
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