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Fassone: "WM-Mancini, giusto cambiare. Su Cerci e i rinnovi la verità è..."

di Redazione FcInterNews.it
Fonte: Corriere dello Sport

Presente ieri nella redazione del Corriere dello Sport, il direttore generale dell'Inter Marco Fassone ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni dello stesso quotidiano, analizzando non solo il difficile momento della formazione nerazzurra ma anche le possibili prospettive future: “Abbiamo preso la decisione di cambiare allenatore perché ci era sembrato che Mazzarri non trasferisse più il suo pensiero ai ragazzi con la stessa intensità. Era il momento giusto per prendere un allenatore top come Mancini. La nostra aspettativa è che Roberto sappia trasferire allo spogliatoio i concetti chiave del suo calcio. Ci vorrà il giusto tempo, ma noi speriamo che non sia troppo. Operazione importante dal punto di vista dell’immagine? È stata una scelta ponderata. Non volevamo cambiare tanto per cambiare perché siamo l’Inter e perché Mazzarri rimane uno dei migliori allenatori d’Italia. Roberto ha esperienza internazionale, conoscenza profonda dell’ambiente, disponibilità a comprendere un progetto diverso da quello del 2004 e la voglia di rimettersi in gioco in Serie A”.

Sulla situazione economica dell’Inter: “La società viene da 15 anni di perdite e per fronteggiarle è andata incontro a un progressivo indebitamento. Nel novembre 2013 quando il club è stato ceduto, il nuovo azionista di maggioranza ha assorbito il vecchio debito e per questo è stato preso a giugno un finanziamento di 230 milioni, per coprire tutto il debito e garantire un po’ di liquidità per la cassa. L’Inter sta ancora perdendo e anche nel 2014-15 chiuderà il bilancio in passivo, ma si è messa su un percorso virtuoso che le consentirà in futuro di non perdere più. Cosa mi fa essere ottimista? Nonostante non partecipiamo alla Champions League e nonostante la crescita degli introiti non sia stata ancora quella auspicata da Thohir, da quest’anno l’Ebitda (la differenza tra i ricavi e costi, il cosiddetto margine lordo ndr) sarà positivo. E’ un primo segnale che la società è in salute. Gli istituti di rating e le banche lo hanno già “certificato” dando il loro via libera al rifinanziamento. Il club continuerà questo processo virtuoso e il debito nel corso del tempo sarà ripagato. Per tornare nella top ten del calcio mondiale però la partecipazione alla Champions è imprescindibile: a livello economico la differenza tra partecipare e non partecipare è troppo ampia”.

Il dg nerazzurro spiega poi da dove arrivano i ricavi dell’Inter: “I diritti tv sono la fetta più importante, diciamo il 50%, e per fortuna nel triennio 2015-18 aumenteranno di un ulteriore 20%. Poi in ordine di importanza ci sono i ricavi commerciali, una delle aree su cui il presidente vuole lavorare di più. Sponsor dall’Indonesia grazie a Thohir? Si intravedono delle possibilità di sviluppo sia nel sud est asiatico e sia negli Stati Uniti, ma il frutto di tutto questo lavoro si vedrà nel 2015-16. Il gap che abbiamo rispetto alle prime 2 formazioni italiane (Juve e Milan, ndr) è nell’ordine delle decine di milioni e se lavoriamo bene, possiamo colmarlo. Qualche anno fa quando Juve, Inter e Milan giocavano sempre la Champions, avevano un fatturato di 250 milioni. Adesso la Juventus ha superato i 300 milioni, ha dimostrato di saper lavorare bene anche grazie a un nuovo stadio e partecipa alla Champions, ma nonostante ciò fattura poco più della metà rispetto al Real. Il nostro obiettivo è arrivare a quota 300 milioni, con un incremento non facile da realizzare di oltre il 50% rispetto ad adesso”.

Sull’ammontare del debito nerazzurro e la possibilità che il club possa tornare sul mercato a gennaio: Ci sono i 230 milioni di indebitamento verso Goldman Sachs che ha estinto tutto il debito bancario preesistente e ci sono i debiti correnti verso i fornitori, ma il totale non è così esagerato anche se è una volta e mezzo il fatturato (circa 300 milioni, ndr). Quasi tutti i club ricorrono a denaro di terzi per gestire il loro business e la nostra gestione ordinaria è serena. Oggi, rispetto al passato, non può più esserci un azionista che decide di investire sul mercato e poi di coprire le perdite; quel tipo di calcio non esiste più e anche se Thohir lo volesse mettere in pratica, la Uefa ce lo impedirebbe perché ci sono parametri da rispettare: questo non vuol dire avere le mani legate, ma agire con oculatezza come nello scorso mercato estivo”.

La Roma ha ceduto Marquinhos e Lamela per diventare grande. A Fassone viene chiesto se è possibile che l’Inter faccia lo stesso percorso, cedendo dunque Icardi e Kovacic: “Ho imparato che il termine incedibile non va usato perché c’è il rischio di essere smentiti dopo poco tempo. Trattenere Kovacic e Icardi è possibile anche se altri club hanno più appeal di noi. L’Inter può compensare con le motivazioni che diamo ai nostri giocatori, con l’opportunità di crescita che garantiamo loro. Sono fiducioso che Icardi, Kovacic e Dodò abbiano voglia di rimanere per un po’. Se poi arriverà una grande società che li vuole, a un certo punto potrebbe essere giusto accontentarli. I rinnovi di Kovacic, Icardi e Handanovic? Ausilio ha iniziato ad incontrarsi con i loro agenti e ci sono le premesse per arrivare celermente a dei prolungamenti con tutti e tre. Mi fa essere ottimista la voglia di questi ragazzi di rimanere”.

Sugli acquisti chiesti da Mancini per gennaio: “Mancini vuole giocare le prossime 3-4 partite e, avuta una visione completa della rosa, aggiornarci sulle sue esigenze. A gennaio le operazioni di mercato sono di breve respiro e si rivelano poco efficaci. Il nostro obiettivo è preparare bene la finestra di giugno quando ci muoveremo in maniera significativa dal punto di vista economico e tecnico. Ora opereremo solo se gli interventi saranno a lungo respiro. Non dobbiamo tamponare falle perché abbiamo una rosa di buon livello. Se si presenterà una buona opportunità la sfrutteremo, altrimenti aspetteremo”.

Su Alessio Cerci, possibile colpo invernale per i nerazzurri: “Una società come la nostra deve stare attenta a soluzioni in scadenza o a giocatori che non trovano spazio nelle rispettive formazioni. Il profilo di Cerci risponde alle nostre caratteristiche: è italiano, conosce la serie A ed è bravo, ma è difficile che possa rientrare nei nostri parametri. Con l’Atletico non abbiamo affrontato l’argomento”.


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