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Gasperini come Babe Ruth, Kessie è The Boogeyman. Se ET ci ha messo il sentimento, con De Boer è tutto ok

di Fabio Costantino

Un tunnel senza fine, in cui non si riesce a intravedere la luce. Anche a Bergamo l'Inter fa di tutto per perdere quando invece avrebbe le carte in regola per portare a casa i 3 punti contro un avversario di certo in gran forma e più pronto, ma piuttosto lontano dal punto di vista tecnico. Invece la qualità è solo una parte di ciò che serve per vincere, a questa Inter manca tutto il resto. In primis la voglia, assente ingiustificata per tutto il primo tempo e gran parte del secondo. E senza carattere e forza di volontà non si va da nessuna parte. 

LA MALEDIZIONE - Neanche l'espulsiuone riesce a frenare l'ormai proverbiale vendetta di Gasperini, che può ormai essere legittimamente considerato una maledizione al pari di altre storiche come Babe Ruth per i Red Sox o le finali europee per il Benfica. Ogni volta che la squadra nerazzurra, dal 2012 in poi, ha giocato in trasferta contro Gasperson, è tornata a casa con le ossa rotte. Spesso perdendo nel finale, come ieri. No, non può essere un caso. Evidentemente l'allenatore piemontese ha la capacità di trasmettere empatia ai propri giocatori, che sposano la sua causa personale e in un modo o nell'altro gli rendono giustizia. Qualità misteriosa per De Boer.

MASOCHISMO - Nove su 12. Il 75%. Finora, l'Inter è andata sotto nel punteggio così tante volte. Contro Pescara e Juventus è riuscita a reagire e a vincere, in altre occasioni no. E per la terza volta consecutiva arriva l'amarezza della sconfitta, guarda caso sempre per 2-1 e con seconda rete rimediata nel finale. Numeri da paura, come la classifica attuale che iscrive i nerazzurri a metà della colonna di destra. Mai così male dal 2012/13, quando guarda caso la stagione era iniziata con Gasperini in panchina. In tutto ciò emerge una caratteristica evidente: la voglia, quasi gaudiosa, di farsi del male come da masochismo enciclopedico. Ultimo caso il fallo suicida di Santon su Kessie con la partita che stava scivolando via sull'ennesimo 1-1 di Bergamo. Prestazioni e statistiche sono traumatiche, non si sa dove andare a cercare lati positivi.

THE BOOGEYMAN - 'L'uomo nero', nella versione italiana, è un film horror del 2005 diretto da Stephen Kay che analizza il tema delle paure infantili che poi si trascinano nel corso della vita. Da ieri, per alcuni giocatori dell'Inter, questo personaggio ha un nome e cognome: Franck Yannick Kessie. Al di là del physique du role, il centrocampista ivoriano ha letteralmente terrorizzato tutti gli avversari di reparto o quelli che casualmente ne incrociavano il cammino. Brozovic, Santon, Medel, Joao Mario, Kondogbia e chi più ne ha più ne metta non dimenticheranno facilmente l'incubo vissuto al cospetto dell'esplosività e dell'aggressività dell'atalantino, autentico padrone della mediana per almeno 75 minuti. Prestazione che conferma quanto il campo possa resettare il valore di mercato stabilito a tavolino e quanto faccia bene l'Inter a seguire questo ragazzo da vicino.

NERI PER CASO - Dal cinema alla musica, per quanto di nicchia, il passaggio dall'uomo nero ai neri per caso è naturale considerando un brano che ha reso famoso questo gruppo nella seconda metà degli anni '90: 'Sentimento pentimento'. Canzone che recita così: "Quando c'è sentimento, non c'è mai pentimento". Chiaro che nello scegliere Frank de Boer il presidente (per quanto ancora?) dell'Inter, Erick Thohir, abbia ascoltato il proprio cuore. Da anni nutre una grande passione nei confronti del tecnico olandese, artefice di un grande lavoro sulla panchina dell'Ajax. Per questo, dopo aver deciso di chiudere con Mancini, ha insistito per nominare De Boer nuovo allenatore nerazzurro. E chissà se oggi non si sia pentito di questa mossa azzardata, accompagnata da molti dubbi sin dall'inizio. Però se l'indonesiano ci ha messo il sentimento...


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