Giulini: "Trattenere Nainggolan è durissima. Ripartire col campionato? Entro metà giugno oppure fischio finale"
Fonte: Gazzetta dello Sport
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Tommaso Giulini, presidente del Cagliari, ha parlato del momento del suo club e non solo nel mezzo dell'emergenza coronavirus. Non secondari, in questa fase, le strategie di mercato.
Il prestito di Nainggolan scadrà quest’anno. Quante possibilità ci sono che possa restare?
"Se lui volesse rimanere cercheremo di aprire una trattativa con l’Inter, ma è durissima. Oggettivamente nel mondo del calcio post coronavirus, il Cagliari non può permettersi neanche metà del suo stipendio".
Domanda delle 100 pistole: allenamenti e partite si riprende oppure no?
"Riponiamo le pistole nel fodero... Non faccio previsioni e farebbe bene un po’ tutti ad evitare proclami e immaginare date. Si è parlato troppo in un momento in cui sarebbe stato più rispettoso e responsabile tacere e attendere vista la situazione e i morti. Semplicemente: quando ci saranno le condizioni sanitarie per riprendere lo faremo. Oggi non ci sono. Piuttosto dovremo ragionare del futuro del calcio, che sinceramente mi preoccupa molto di più. Il mondo avrà per un certo periodo un’economia post bellica in cui cambieranno tutte le dinamiche, anche nel calcio: parlo di sponsor per i quali mi auguro ci saranno da parte del governo forti agevolazioni fiscali, altrimenti li perderemo. Cambierà il modo di vivere il pallone. Prima a porte chiuse e poi, quando si riapriranno, con abbonamenti a prezzi da rivedere. C’è la partita dei diritti tv da affrontare. I ricavi globalmente saranno inferiori e di questo bisognerà iniziare a parlare per trovare soluzioni non solo a livello italiano ma anche europeo. Servirebbe finalmente un meccanismo di salary cap per le principali leghe europee per evitare che la forbice tra grandi e piccoli club aumenti ancora e difenderci dalla tentazione astrusa di chi propone super leghe e Superchampions, che in questo momento decreterebbero la fine delle competizioni nazionali, che invece andranno sostenute dopo il virus".
C’è chi propone un campionato in stile sudamericano nell’anno solare pur di terminare questa stagione.
"Ripeto il concetto precedente: fiumi di parole. Se ci sarà la possibilità di riprendere serviranno regole chiare e prestabilite. Se riprendiamo e ci saranno ulteriori contagi, cosa si farà? Diventerà quella la classifica finale? Personalmente credo che se non si riesce a ripartire entro metà giugno e terminare entro fine luglio abbia poco senso riprendere. Ci sono abitudini del calcio italiano che non vanno cambiate drasticamente e non si può neanche stare mesi e mesi nell’attesa di ricominciare. Va messo un limite e avere il coraggio di fare un triplice fischio finale. Inoltre dobbiamo assolutamente capire cosa vogliono i tifosi, senza di loro il calcio non esiste e non credo che la gente vorrebbe un campionato come quello sudamericano".
Il presidente dell’Aia Nicchi ha detto che si potrebbe riprendere senza Var se non ci saranno le condizioni per tenere più persone ai video.
"Sarebbe bello se il progetto della mitica sala Var a Coverciano previsto per l’anno prossimo fosse pronto per la ripresa di questa stagione. Se avremo un mese per allenarci potrebbe bastare anche per organizzare quello in totale sicurezza per chi ci lavorerà".
Il ministro Spadafora è stato un protagonista di questi mesi caotici, e non ha mai mancato di stigmatizzare comportamenti di presidenti e mondo del calcio.
"Certe sue esternazioni non mi hanno fatto piacere e personalmente non mi ci ritrovo per niente. Il calcio è la terza industria del Paese e tutti noi imprenditori e presidenti meritiamo rispetto. Poi il ministro può avere le sue idee su l’uno o l’altro, ma il sistema calcio di A traina lo sport italiano. Spadafora avrà un ruolo determinante insieme al governo per dettare le regole non solo per questa stagione evitando eventuali code legali ma per la prossima: e torniamo agli aiuti agli sponsor, agli stadi, alla revisione della legge Melandri. Questa crisi da noi picchia su un soggetto, il calcio italiano, in molte componenti già malato essendo un mondo sistematicamente in perdita in tutte le categorie. Andrà rivista anche la formula dei campionati. Insomma non perdiamoci in polemiche ma studiamo insieme il futuro".