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Guarin racconta il suo inferno: "All'Inter ho iniziato a bere, in Cina son peggiorato. Per tre volte ho tentato il suicidio"

di Stefano Bertocchi

Lunga e toccante intervista di Fredy Guarin al Corriere della Sera. L'ex centrocampista colombiano racconta un periodo buio della sua vita, condizionata dai problemi di alcolismo, dalla depressione e dai tentativi di suicidio: "Ho bussato alle porte del l'inferno. Ho dovuto toccarle per rinascere. Dico sempre che strade come quella dell'alcolismo hanno quattro destinazioni: l'abbandono, l'ospedale, il carcere, la morte".

"All'Inter ho iniziato a bere a causa della separazione da mia moglie e quando mi sono trasferito in Cina la mia situazione è peggiorata. Stavo perdendo la mia famiglia, i miei figli erano lontani e mi sentivo responsabile di quella situazione" ricorda l'ex centrocampista, che in un altro passaggio della chiacchierata torna anche sull'aggressione al padre: "Ho aggredito mio padre ma non ero in me, ero ubriaco, Ogni volta che posso lo abbraccio e mi scuso, lui da tempo mi ha perdonato. Ho pensato anche al suicidio e per tre volte ho provato a togliermi la vita. Dio mi ha salvato. Un giorno ero a casa da solo e avevo bevuto, iniziai a chiamare persone a me vicine ma nessuno rispondeva. Alla fine ho chiesto aiuto al mio agente e alla mia psicologa".

Adesso il Guaro sta provando a rinascere e a riprendersi la vita in mano: "Mi hanno portato in una fondazione e ho smesso di bere, seguivo un programma grazie a cui ho anche ricominciato ad allenarmi. Dopo sei mesi dall'inizio di questo percorso ho incontrato i miei figli, non li vedevo da quattro anni. Gli ho parlato delle mie fragilità e dei problemi con la loro mamma. Non mi hanno perdonato subito, ma con il tempo mi hanno compreso. Adesso lavoro nella fondazione con la mia psicologa, voglio mettere la mia esperienza a disposizione delle persone".


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