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Handanovic: "Io e l'Inter vorremmo continuare a collaborare. Onana? Non mi è piaciuto il suo comportamento nei primi due mesi"

di Stefano Bertocchi

"Innanzitutto, smetto di giocare: sono in pace e felice così, metto la famiglia davanti. Adesso inizia il secondo tempo della vita e per ora posso dire che sia io che il club vorremmo continuare a collaborare con un nuovo ruolo e ci sono i presupposti perché accada. Ma al di là di tutto, ho sempre ragionato con una visione più grande: il bene dell’Inter". Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Samir Handanovic annuncia e conferma il nuovo capitolo della carriera da scrivere con l'Inter, club di cui è stato capitano fino alla passata stagione. 

Cosa le ha insegnato l’Inter?
"La difficoltà e la gioia. Ho cambiato tre proprietà, sono arrivato nel momento peggiore, ma poi è stato un crescendo bellissimo. Il merito per i successi è anche di chi c’era quando le cose non andavano: io ho sempre scelto di restare, anche quando avevo offerte importanti. Ne sono fiero".

Quale il momento più duro e il più bello di questi anni?
"La stagione dei tre allenatori la più complicata. La cosa più bella la costruzione per arrivare al top, una crescita di cui mi sono sentito parte: l’Inter è cambiata con Spalletti, quando abbiamo raggiunto due qualificazioni Champions non scontate. Lui ha messo le fondamenta, poi con Conte è stata aggiunta mentalità vincente. Ora la macchina è collaudata: copia e incolla e si va in campo".

Onana, andandosene, l’ha ringraziata dicendo che per lei “non è stato facile”.
"Quelle parole mi sono piaciute, ma non mi è piaciuto il suo comportamento nei primi due mesi, quando non giocava. Poi ha detto la verità, e c’è da aggiungere che io sono stato sempre coerente con lui e l’ho anche aiutato... Nessuno, però, ha detto che nella scorsa stagione ho avuto infortuni che mi hanno penalizzato: polso, dito rotto e polpaccio stirato. Ma andavo sempre in panchina con la squadra anche da indisponibile. E mai sarei andato contro il club per appartenenza verso club e tifosi".

Pensa mai che poteva chiudere alzando la coppa a Istanbul?
"Meritavamo, ma non ci ho ripensato troppo perché abbiamo dato. Paradossalmente possiamo avere più rimpianti per la finale di Europa League del 2021 col Siviglia... Dopo Istanbul l’Inter è più consapevole, sa che adesso può davvero battere chiunque".

La fascia che aveva lei è nel braccio giusto?
"Lautaro ha tutte le qualità, ma deve essere aiutato da un gruppo di leader che tirano con lui il carro. Parlo della base italiana che conosce la A e il Dna del club: mi riferisco ai Barella, ai Bastoni, ai Darmian, ai Dimarco".

E la porta è in buone mani?
"Certo, Sommer è un buon portiere, molto dotato. E anche Audero è un talento, con la giusta ambizione dopo tanti anni di A. Fare il portiere dell’Inter, però, non è un mestiere facile: solo col tempo puoi essere giudicato".

Inter-Milan senza di lei dopo 11 anni: come sarà?
"Thuram e Frattesi sono ottimi talenti che possono inserirsi con facilità. Non so chi sia favorito, anche perché la variabile delle nazionali peserà, ma l’Inter forse ha più certezze. Come detto, abbiamo costruito fondamenta solide. Tutti insieme".

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