La Repubblica - Inchiesta ultras: parla Beretta. L'Inter smentisce l'episodio di Marotta e i prezzi di favore sui biglietti
L'edizione di Milano de La Repubblica riporta parte della confessione di Andrea Beretta, ex capo ultrà pentito dell’Inter in carcere nell'ambito dell'inchiesta 'Doppia Curva'. Si parte dai finanziamenti della curva: "Abbiamo tessere di nostra proprietà, intestate a persone della Curva, o magari io le ho intestate a mia zia, una anche a mio padre... Centosessanta. Venivano rivendute. Quando c’era una partita di cartello veniva aumentato il prezzo... Inter-Juve può costare anche 80 euro. E noi l’acquistiamo a 45,40". La società sapeva? "Sì". Il responsabile dei rapporti con i tifosi? "Lo sa", l'accusa dell'ex capo ultrà.
Poi Beretta racconta come nasce il suo rapporto con Antonio Bellocco. Dopo l’omicidio di Vittorio Boiocchi, "gli Hammer (frangia della tifoseria, ndr) tentano il colpo. Sono venuti a minacciarmi" e scoppiano quindi liti sulla gestione della cassa. E in quel momento che Bellocco viene chiamato "per pararci. Ci aveva visto lungo. Gli ho trovato casa, gli davamo 2 mila euro al mese".
Beretta sostiene poi che Giuseppe Marotta, attuale presidente del club, "mi ha anche salvato una volta". Il riferimento è a quanto c'è da organizzare una trasferta a Torino per Juve-Inter, con Beretta che protesta per i pochi biglietti ricevuti dalla società dopo che aveva saputo che al Milan, secondo la sua versione d’accordo con la Juve, erano stati concessi 2 mila biglietti in una ricevitoria. Massimiliano Silva, Slo del club nerazzurro, chiama Beretta: "Non me ne fotte un cazzo di voi, non passo i cazzi per voi". La replica di Beretta è senza mezzi termini: "Vieni qua che ti ammazzo di botte". Lo Slo vuole denunciare l’ultrà per minacce, la Digos si dice disposta ad accettare la denuncia se è su carta intestata della società. È a quel punto che Marotta, stando alla versione di Beretta ("Me l’ha detto Claudio Sala", manager responsabile della sicurezza), avrebbe bloccato tutto dicendo: "Guardi, se lei vuole fare denuncia la fa a nome suo, non della società". Interpellato da Repubblica, però, "il club spiega che il presidente Marotta smentisce l’episodio e nega di aver mai detto a un suo dirigente di agire da solo - si legge sul quotidiano -. Sul mercato dei biglietti, la società fa sapere che non sono mai stati fatti prezzi di favore agli ultrà. L’attività di vendita avveniva sotto stretto monitoraggio della Digos. Quello che poi succedeva dopo la vendita, non era più a conoscenza della società".
Beretta sostiene anche che il direttivo della Curva ha rapporti con giocatori e fa i nomi di "Çalhanoğlu, Barella, Dimarco... ah io anche Materazzi avevo, dottore. Bastoni? Un po’ più sulle sue, però anche lui". Ma di che rapporti si trattava? "Lo chiami e gli dici: mi fai un video messag- gio per questo bambino? Per questo amico qua?", poi le maglie firmate venivano vendute alla lotteria.
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