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Icardi e altri rimedi: contro la Lazio una vittoria di Luciano Spalletti il prestigiatore

di Federico Rana

Serviva una risposta, non tanto per gli altri quanto per se stessi. Ed una risposta è arrivata, non nella misura in cui gli altri si potevano attendere. L’Inter vince 3-0 all’Olimpico contro la Lazio e si lascia alle spalle la pesante (per alcuni) sconfitta subita in terra spagnola contro il Barcellona. Doppio Icardi e Brozovic, vale a dire il capitano e trascinatore – almeno là davanti – e la migliore sorpresa/conferma della stagione nerazzurra. Uno dei più grandi meriti del prestigiatore da Certaldo, Luciano Spalletti.

LE CONFERME – Due gol, movimenti, leadership. Dire che Mauro Icardi sia il migliore antidoto per la miniinfluenza di sfiducia post sconfitta del Camp Nou è scontato quanto doveroso. Maurito ha avuto poche vere palle gol contro i Blaugrana e (va detto) non le ha sfruttate a pieno, più per sfortuna che per demerito. Ma gli è bastato tornare all’Olimpico (dove poco più di 5 mesi fa segnava un rigore fondamentale) per ritrovare la via della rete. D’altronde l’aria di Roma gli fa a dir poco bene: con quelli di ieri, sono 5 i centri nelle ultime 3 apparizioni nella città eterna. Di Marcelo Brozovic abbiamo già detto, la sua carica di regista in mezzo al campo sembra ormai una garanzia. Spalletti ha bisogno di un giocatore che verticalizzi lì in mezzo, l’Inter ha bisogno del suo Brozo per essere Epic. Matias Vecino poi, se si parla di Lazio-Inter, non può non saltare fuori nel discorso. La partita dell’uruguagio è stata intelligente, da modalità risparmio energetico, ottimizzando il rapporto movimenti-risultato.

LE SORPRESE Il primo colpo da mago Luciano Spalletti lo ha mostrato mostra al momento delle formazioni ufficiali. Perché posto che il 4-2-3-1 non si abbandona, e posto che Nainggolan non era disponibile, andava trovata un’alternativa nel ruolo di trequartista centrale. Di nomi ne son passati parecchi: da Borja Valero a Lautaro Martinez, passando da Keita. Alla fine, Spalletti ha estratto dal cilindro Joao Mario. Un coup de theatre a smuovere le carte in tavola, perché per Lucio “tutti devono essere pronti, sempre”. E JM, pur apparendo fuori forma, il suo lo ha fatto. Senza esagerare, ma lo ha fatto.  Ha colpito anche la costante crescita di Borja Valero, che con l’assist ad Icardi in occasione del contropiede del 3-0 ha fatto vedere come possa far male (agli avversari) anche a partita in corso. Sorprende di meno l’assenza di Stefan de Vrij, che per quanto insostituibile, è stato risparmiato dal generale Luciano, consapevole che l’olandese, in prima linea, avrebbe preso fischi su fischi dai suoi ex tifosi.

NUMERI – La sconfitta di mercoledì sera aveva un po’ ridimensionato il popolo nerazzurro, che si era fatto la bocca dolce a suon di vittorie. Se l’imbattibilità europea è volata via come una foglia in pieno autunno, in campionato l’Inter continua la sua marcia: sesta vittoria consecutiva, la quarta fuori casa. Un trend che, lontano da San Siro, non si registrava dal novembre 2012. Altri tempi, altri ricordi. Come sembra un’altra squadra quella che solo un mese e mezzo fa veniva sconfitta dal Parma a San Siro. Ne è passata di acqua (è proprio il caso di dirlo) sotto i ponti. E anche di giorni: sono 44 quelli trascorsi da quello 0-1 subito per mano di Dimarco e compagni. Esattamente il doppio dei punti in campionato, 22: pari col Napoli, a meno 6 dalla Juve capolista.

CONSAPEVOLEZZA – L’Inter esce dal campo dell’Olimpico con il petto gonfio. Un successo così, su una squadra così, non può che far morale. Non tanto per la vittoria in sé, ma quanto per il momento in cui è stata ottenuta. Procedere sulle ali dell’entusiasmo a volte è più facile che risollevarsi dopo uno scivolone atteso ma allo stesso tempo duro da digerire. Il salto in avanti c’è ed è evidente. Rispetto a mercoledì ma, soprattutto, rispetto alla stagione scorsa. Il 20 maggio servì una partita da antologia per battere la Lazio e centrare una rimonta storica. Ieri sera il 3-0 è arrivato in scioltezza, quasi con il pilota automatico. Come un trucco di magia, provato e riprovato. Spalletti il suo gioco di prestigio lo ha messo in atto ieri, e Simone Inzaghi non ha ben capito come ci sia riuscito. Lui come altri, ed è giusto così. Che numero sarebbe, se si svelasse il segreto?

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