Il discorso del ministro: Bolingbroke, altro simbolo della nuova era Inter
Tutti ad aspettare le prime parole della seconda era di Roberto Mancini all’Inter: indubbiamente, il fulcro della giornata di ieri era rappresentato dalle prime dichiarazioni del tecnico jesino, dieci anni e qualche mese dopo la sua prima conferenza da allenatore dell’Inter, ruolo che è tornato a ricoprire al termine di un venerdì da fuochi d’artificio. Tutti ad aspettare il primo atto del Mancini-bis, grande protagonista della piovosa giornata di ieri alla Pinetina; ma per un protagonista al quale giustamente è toccato il palco, ieri c’è stato anche un attore non protagonista che, pur intervenendo sulla scena per qualche minuto scarso, ha saputo colpire nel segno, per diversi motivi.
Michael Bolingbroke rappresenta indubbiamente uno dei cardini della rivoluzione societaria apportata in Corso Vittorio Emanuele da Erick Thohir, che lo ha cercato fortemente per la sua Inter in virtù della sua comprovata esperienza in un club di primissima categoria come il Manchester United, dove ha ricoperto, con eccellenti risultati, i ruoli più diversi. Come recita il comunicato dell’Inter della scorsa estate, Bolingbroke è infatti stato: responsabile della biglietteria e dei ricavi da stadio, dell'hospitality, del management e dei servizi corporate inclusi quelli finanziari, delle risorse umane, dell'ufficio legale e dello sviluppo tecnologico del club; membro del consiglio d'amministrazione di MUTV, la televisione del Manchester United, e del fondo pensionistico del club; parte integrante del consiglio che ha gestito la partnership tra Manchester United Limited's e il colosso dello sportswear Nike. Tanti anni di onorato servizio per poi ritrovarsi un po’ emarginato dal duopolio sul fronte commerciale di Ed Woodward e Richard Arnold; fiutata l’occasione, Thohir non ci ha pensato due volte e lo ha portato a Milano dandogli l’incarico di Chief Executive Officer, in altre parole avrà in mano i progetti e le risorse atti a risollevare e rilanciare le finanze e il brand nerazzurro in Italia e nel mondo.
Il personaggio Bolingbroke, uomo che vanta esperienze in più nazioni e un background nel mondo dello spettacolo essendo stato Senior Vice President del Cirque du Soleil, che anche grazie al suo lavoro ha vissuto in quegli anni il momento della definitiva esplosione, in questi primi mesi ha fatto notizia per delle situazioni forse un po’ equivoche: in primo luogo, quella legata all’impatto col pianeta Serie A, un mondo decisamente lontano anni luce da quello dorato della Premier League dal quale proviene e rispetto al quale ha notato anche con un bel po’ di amarezza le differenze sostanziali (prova empirica, il discorso dell’assenza del museo del club). Ma soprattutto, a causa delle parole di Bolingbroke sarebbe caduta la goccia che ha fatto traboccare il vaso di Massimo Moratti: quell’analisi forse un po’ cruda ma veritiera dei conti disastrati trovati al momento del suo arrivo non sarebbe andata giù all’ex presidente, e da lì sarebbe partito il vortice con conseguente annuncio dell’abbandono della carica di presidente onorario. Anche se in quel momento, Bolingbroke non ha fatto altro che constatare l’esistenza di una realtà insindacabile.
Ieri, alla Pinetina, Michael Bolingbroke si è lanciato in un altro discorso, ma questa volta nulla di drammatico, anzi: il nuovo ‘ministro degli interni’ interista ha voluto introdurre in prima persona il nuovo allenatore dell’Inter. Poche parole, dette in inglese, soprattutto concise. Una pratica che inizialmente anche Marco Fassone, fresco di arrivo alla dirigenza nerazzurra, aveva intrapreso per poi accantonare; vedremo se Bolingbroke prenderà quest’abitudine, di certo è significativo il fatto che proprio lui abbia deciso di metterci la faccia parlando a nome della dirigenza. Spiegando, dopo i ringraziamenti a Walter Mazzarri, che l’arrivo di Mancini è dettato in primo luogo dall’esigenza di riportare l’Inter ai vertici del calcio mondiale, sottolineando come il Mancio abbia portato al titolo una squadra che navigava a metà classifica fino a nemmeno poco tempo prima.
Ma significativo è soprattutto il fatto che a prendere la parola sia stato uno dei nuovi dirigenti dell’Inter, quasi un segnale forte, come a voler dire che il rinnovamento, dopo tanti mesi di travaglio, può dirsi iniziato ed è arrivata l’ora di farlo sapere. E come Roberto Mancini simboleggia questa voglia di aprire una fase storica sul campo, Bolingbroke comincia vestendo i panni dell’alfiere del fronte manageriale. E poi, l’uso della lingua inglese, il dettaglio che forse ha stuzzicato di più la fantasia dei tifosi. Perché interpretato come l’impulso della voglia dell’Inter di aprire definitivamente le proprie porte all’internazionalità de facto, oltre che di nome: qualcuno di fronte a questa prospettiva ha storto e probabilmente continuerà a storcere il naso, ma è il segno dei tempi ed è un bene averlo colto. Sabato 15 novembre 2014: il discorso di Mancini e il discorso del ministro Bolingbroke potrebbero essere le prime pagine di un nuovo, magari entusiasmante, capitolo della storia nerazzurra…