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Inchiesta Curve, il Riesame non transige: "Clima di terrore attorno al personale dell'Inter". Le ordinanze di Zaccagni e Nepi

di Egle Patanè

Dopo la prima sconfitta incassata in campo europeo, i riflettori della cronaca non sono puntati solo sul calcio giocato. Torna a far rumore la questione Curve, e dal Tribunale del Riesame di Milano viene fuori un nuovo capitolo dell'indagine che Calcio e Finanza rende noto. Gherardo Zaccagni, imprenditore che gestiva i parcheggi del Meazza, avrebbe - secondo quanto riportato - "beneficiato" della fondamentale "protezione criminale di Giuseppe Caminiti", persona strettamente legata "alle logiche della criminalità organizzata" e a sua volta protetto da Giuseppe Calabrò, colui "che si interfacciava con Antonio Bellocco".

Ciò è quanto si legge nelle motivazioni "dell’ordinanza con cui, il 21 ottobre, ha confermato i domiciliari per Zaccagni, arrestato nel maxi blitz di oltre due mesi fa sulle curve di San Siro e accusato di fabbricazione di documenti falsi e accesso abusivo a sistema informatico". Zaccagni è stato sì, 'vittima di estorsione', ma era anche perfettamente conscio del contesto 'criminale' nel quale stava operando, ben conoscendo anche i vantaggi economici che ne traeva. Non solo Zaccagni: anche in una seconda ordinanza, a carico di Mauro Nepi, noto ultras della Nord, i giudici parlano di clima di omertà e terrore creato attorno al personale della società FC Internazionale. 

In conclusione dunque, secondo il Riesame, "vertici e sodali degli ultras devono rimanere in carcere, dato che è ancora forte il rischio di minacce ai testimoni. E ciò anche se si considera che le indagini vanno avanti per 'approfondire il livello di infiltrazione della ‘ndrangheta nel mondo delle curve di Inter e Milan'".

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