Inter a Bologna in versione minimal. Mancini s'infuria, Ranocchia redivivo, Epic-Brozo
E dire che quella contro il Bologna sembrava proprio la fotocopia di una delle ultime quattro partite dell’Inter. Squadra lenta, incapace di attaccare la profondità, arenata dai limiti tattici e tecnici che avevano già contraddistinto le precedenti uscite. Poi, la rete di Icardi. Che vale il ritorno in vetta e la sensazione d’essersi la svolta, l’uomo della provvidenza: Mauro Icardi è tornato a segnare su suggerimento di Ljajic, sbloccandosi e sbloccando l’Inter, reduce da un altro primo tempo impalpabile. Un tiro in porta in quarantacinque minuti, troppo poco per vincere. Ci pensa quindi l’illusionista Brozovic: un giocatore che sembra scomparire dalla partita e poi appare nel momento decisivo, con il passaggio alla stellina serba che poi imbecca Maurito. Brozo non è ancora ai livelli delle sue attività social, dove lo definiscono Epic, ma lavora per fare il tuttocampista. E la sua presenza si sente.
INTER IN VERSIONE MINIMAL - L'Inter ha segnato dieci gol in dieci partite, per il tredicesimo attacco. Ha subito solo 7 reti, la miglior difesa del campionato. La partenza diesel della squadra è un problema evidente, visto che i nerazzurri - insieme al Verona - sono stati gli unici a non aver ancora segnato nella prima mezz'ora. La squadra è lenta e va ancora troppo in cerca dell'episodio per sbloccare la strada. Ma si sa che la fortuna ha due sorelle, Aspetta e Spera. L'Inter l'ha notato nelle ultime quattro partite, quando il calcio attendista è stato premiato da tre pareggi e una sconfitta. Ora però si ricomincia a macinare punti e questo è l'importante. Una notte in vetta, in attesa della Roma. E di trovare una migliore velocità offensiva.
LA RABBIA DEL MANCIO - La partita è stata svoltata, nel bene e nel male, dall’espulsione di Felipe Melo. Come contro il Palermo, l’Inter è riuscita ad incanalare nel giusto modo lo shock dell’essere rimasta in 10 uomini, arrembando il Bologna poco dopo essersi ritrovata in inferiorità numerica. Una grossa spinta l’ha data Roberto Mancini: il tecnico, totalmente insoddisfatto dei primi quarantacinque minuti, ha spronato i suoi e - dalla panchina - ha perso il suo aplomb per una guida tecnica più cattiva, prendendosela prima con i giocatori e poi con l’arbitro. Un Mancio a tutto campo che ha finito con l’essere espulso, mandando però un segnale alla squadra. Questo non basta. Se è vero che nel suo calcio non valgono i moduli ma l’atteggiamento, in ogni caso qualcosa va rivisto. E Mancini manda segnali.
L’UOMO DELLA PROVVIDENZA - Chi ha sfruttato al meglio la sua occasione è stato Adem Ljajic. Il maghetto nerazzurro ha ben figurato fin quando è rimasto in campo, anche se nel primo tempo ha balbettato, così come tutta la squadra. Nella ripresa l’ex giallorosso ha preso per mano la squadra e ha dato prova del suo repertorio: scambi nello stretto, tagli in profondità, movimenti alle spalle dell’avversario e - soprattutto - l’abilità di saper anche agire partendo da una posizione allargata, riuscendo ad interpretare meglio di Guarin e Brozovic il ruolo dell’esterno. Insieme a Perisic è stato il nerazzurro che ha dribblato di più, ma soprattutto si è fatto trovare pronto al momento giusto. Tornare da Bologna senza i tre punti sarebbe potuto essere catastrofico, ma fortunatamente per Mancini questo quesito può anche non avere risposta. Ma Ljajic ora reclama un posto nell’undici titolare contro la Roma. Che possa essere varato il 4-2-3-1 con il serbo e Perisic ai lati di Jovetic ed Icardi?
IL REDIVIVO RANOCCHIA - Debutto in campionato per Andrea Ranocchia. La sua prestazione, insieme a quella di Joao Miranda, è stata pressoché semplificata dall’inesistenza dell’attacco del Bologna. Ma - nonostante questo - i pericoli sono arrivati lo stesso. Al di là del dominio sulle palle aeree, Ranocchia si è fatto saltare come un birillo da Ferrari, venendo poi salvato dalla diagonale difensiva di Davide Santon. Poi, l’episodio finale di Destro: un brivido che poteva trasformarsi in livido, qualora l’ex nerazzurro fosse stato più lucido e Handanovic meno attento. Ma sembra che Samir Handanovic abbia finalmente abbandonato i panni d’Aureliano Buendia per tornare a vestire quelli di Batman. E ai tifosi nerazzurri va benissimo così.