Inter, un controsorpasso allegorico. Spalletti, scacco a Gattuso: la corsa è ricominciata
Se la Serie A fosse un girone dantesco, la vittoria dell’Inter nel derby sarebbe un trionfo allegorico: assieme ai gol, i marcatori nerazzurri si portano dietro un significato speciale, degno di un romanzo. C’è stata la rete spacca partita di Vecino, reduce di un centrocampo decimato e simbolo di una stagione altalenante, l’altra faccia della sconfitta contro l’Eintracht. Poi la rete di De Vrij, l’imputato di giovedì sera che si scuote dal torpore e sigilla una stagione importante, di una coppia di centrali che ha tenuto in piedi l’intera squadra nei momenti più bui. Infine, Lautaro: che cos’altro c’è da aggiungere? Un ragazzo di ventun’anni, catapultato da riserva di lusso a titolare inamovibile con il compito di trascinare una squadra in Champions League. Il Toro, all’esordio nel derby, ha assistito la rete di Vecino e poi ha preso la responsabilità di tirare il macigno del 1-3. Una rete che cambia un mondo, che riporta l’Inter al terzo posto e che rilancia un trend emotivo che pareva essersi smarrito. Ora, una sosta di lavoro per recuperare Nainggolan e - forse, finalmente - Mauro Icardi.
SCACCO - Vecino è stata la chiave della vittoria dell’Inter, la chiave di volta su cui Spalletti ha costruito la gabbia anti Milan: il tecnico l’ha indottrinato su di una partita di sacrificio, dietro a Lautaro Martinez. L’uruguagio ha svariato dietro la punta e in fase di possesso palla si è mosso fra le linee in maniera ottimale, per poi allargarsi sulla destra e togliere ogni tipo di riferimento alla difesa del Milan. Non è un caso che è proprio da quel lato che sia nato il gol e che - in generale - l’Inter sia riuscita a sfondare prevalentemente sulla fascia di Rodriguez. Masterclass tattica, con Gattuso che gioca in maniera speculativa e vara un adattato 4-4-1 senza successo. Poi, una girandola di cambi che non riesce a smuovere l’empasse: anche se il Milan segna due gol carambolati, l’Inter regge e ricomincia la corsa.
CONTROLLO - Inter e Milan hanno giocato a viso aperto, si sono mosse bene per il campo e si sono rispettate. Se il primo tempo è stato tattico, la seconda frazione è stata agonismo allo stato puro, quando Gattuso fa entrare Castillejo e Cutrone il campo si accorcia e l’Inter va sottacqua, lì dove spesso si inabissa. Ma alla rete di Bakayoko ricomincia a giocare e spreme il terzo gol nel momento in cui il Milan stava spingendo. Politano, alla sua miglior partita offensiva in nerazzurro, ha lucrato un calcio di rigore su un’ingenuità di Castillejo e ha regalato a Lautaro la possibilità di effettuare un definitivo statement sulla sua stagione. La rete del 2-3 di Musacchio è un’illusione, perché l’Inter sistema le linee e resiste, anche grazie alla spalla di Handanovic e alla provvidenza di Danilo D’Ambrosio, la cui spaccata sul tiro di Cutrone ha salvato il risultato, ringalluzzito la squadra e lanciato l’Inter al terzo posto.
I MERITI - Il vero vincitore del derby è Luciano Spalletti: la condizione con cui l’Inter si approcciava alla gara di ieri era disastrosa. Senza due dei giocatori più forti, con Brozovic e Perisic a mezzo servizio, il centrocampo contato e tutte le vicissitudini che hanno accompagnato i nerazzurri in questi mesi, non è solo l’aver schierato in quella maniera Vecino che stupisce, quanto l’aver compattato un gruppo. Vedere Gagliardini disputare la sua miglior partita della stagione in un momento così importante è emblematico: gli ingranaggi hanno ricominciato a muoversi, la sosta arriva al momento giusto. Recuperare i pezzi, poi la Lazio. C’è un terzo posto da difendere.
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